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 Stefano Saglia
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BRESCIA
- Amministrazione e lavoro d’ufficio è stato il «segmento» con
più corsi organizzati (44 su 206), seguito dall’edilizia con
26, dall’industria e dall’artigianato, rispettivamente con 26
e 22, dal segmento elettricità ed elettronica con 25, il
tessile con 17, il commercio con 15, l’acconciatura ed
estetica con 10. È questo l’identikit della prima tornata dei
corsi per gli apprendisti organizzati dall’Amministrazione
provinciale, così come escono dall’analisi dell’Ufficio
statistica. Un quadro, quello fornito, che rappresenta un
discreto indice anche della domanda occupazionale e quindi
delle dinamiche dei vari comparti dell’economia bresciana.
Interessante anche il dato relativo alla mortalità, ossia
all’abbandono formativo da parte degli apprendisti. Ebbene la
«mortalità formativa» complessiva misurata in termini di
differenza tra gli iscritti all’inizio e alla fine dei corsi è
stata di 591 unità, pari a -18,2%. Nel corso dell’anno
formativo 2000/2001, la Provincia di Brescia ha finanziato 206
corsi per la formazione esterna alle aziende di apprendisti
per complessivi 3.252 allievi. Sono stati interessati ben 26
Enti gestori, ai quali è stato affidato un numero di corsi
variabile da un minimo di uno, come nel caso dell’Enaip di
Botticino e del Cfp Hotel Excelsior, ad un massimo di 25, come
nel caso della Scuola edile bresciana. Il numero di iscritti
per ogni corso è variato da un minimo di 9 ad un massimo di
24. Gli apprendisti formati sono stati 3.252, quelli che
potrebbero essere interessati all’anno in corso sono 16mila. I
dati, forniti dal vicepresidente della Provincia, Stefano
Saglia, mettono in evidenza l’impegnativa nuova frontiera
sulla quale è impegnato l’Ente locale. La normativa che
prevede l’obbligo formativo, infatti, è recente e lo scorso
anno ha messo in moto un marchingegno complesso, che ha
impegnato per mesi gli uffici a censire gli apprendisti. Dal
quadro d’insieme è stato poi messo in atto il secondo stadio
dell’operazione, ossia l’indentificazione dei soggetti atti a
formare, con la preoccupazione di tenere i corsi in condizioni
logistiche che non andassero a gravare sulle imprese e sui
lavoratori. La Provincia ha identificato ben 30 figure
professionali ed ha attivato, come s’è detto, 206 corsi,
distribuiti in 26 enti. Per ridurre i disagi, è nel frattempo
intervenuto un accordo, che entra in piena operatività con il
prossimo ciclo formativo, che prevede l’attivazione di stage
aziendali accanto alle ore di formazione in aula. Le ore
formative, in totale, come è previsto dalla legge, sono 120,
ma una parte di queste è stato possibile dirottarle in
formazione sul posto di lavoro. La novità, che alleggerisce
l’impegno per le aziende e per gli apprendisti, è il frutto di
una concertazione con sindacati e associazioni datoriali,
avvenuto al «tavolo» provinciale del «patto per il lavoro» e
tiene conto delle diversità riguardanti le varie figure
professionali e i singoli contratti collettivi nazionali di
lavoro. Riguardo all’impegno finanziario, la Provincia ha
messo in cantiere 4 miliardi ai quali si è aggiunta la cifra
di un miliardo e 200 milioni relativa all’implementazione
della formazione per quelle categorie di apprendisti che al
primo ciclo di 120 ore devono aggiungerne un secondo di pari
impegno orario. Per il secondo anno di formazione quanto è in
arrivo sul piano finanziario, per quanto si possa ipotizzare,
pare essere comunque inadeguato, fatte le debite proporzioni,
con la marea di ben 16mila apprendisti che si sta presentando
all’appello. Silvano Danesi
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