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L’innalzamento
dell’obbligo scolastico aveva portato in classe, gli scorsi
anni, qualche migliaio di alunni riluttanti. L’annunciato
avvio della sperimentazione che consente di assolvere l’obbligo
imparando un mestiere ha già prodotto una richiesta di
iscrizioni superiore alla disponibilità dei posti e il
telefono suona con una certa insistenza nei sei centri di
formazione professionale scelti per questo esperimento che
parte con il vento a favore. Sono poco più di cento le
iscrizioni previste per chi aspira a conquistare nel giro di
tre anni una qualifica di operatore meccanico (alla Scuola
Vantini di Rezzato), di operatore edile (alla Scuola Edile di
Brescia), di operatore elettrico-elettronico (presso l’Istituto
Artigianelli), di addetto alla cura estetica (nel centro
regionale di via Gamba o a Roè Volciano a cura della
Cooperativa San Giuseppe), di operatore alberghiero e dell’alimentazione,
nel Cfp di Ponte di Legno. I posti sono pochi, se si considera
l’indice di gradimento. Molti, in rapporto all’avvio della
sperimentazione che prevede in tutta la Regione 35 corsi e ne
affida ben 6 alla nostra provincia. Questo occhio di riguardo
era doveroso, considerando che proprio a Brescia era nato, ben
sette anni fa con l’apporto determinante del pedagogista
Giuseppe Bertagna, un progetto innovativo per dare
riconoscimento all’istruzione professionale dentro la
prevista riforma dell’istruzione superiore. Da noi
concretamente erano poi state avviate sperimentazioni per
avvicinare la scuola al mondo del lavoro. Ha «fatto scuola»,
al riguardo, l’iniziativa dell’Itg Tartaglia che, in
sinergia con la Scuola Edile, da quattro anni prepara muratori
specializzati curando anche le competenze matematiche,
linguistiche e scientifiche. Per tre giorni gli allievi di
questo corso biennale sperimentale sono in aula
in via Oberdan e per altre tre giornate ogni settimana
travasano nella pratica negli ambienti della Scuola Edile le
nozioni teoriche apprese tra i banchi. I loro professori del
«Tartaglia» li seguono anche nelle attività di cantiere:
così ad esempio diventa più facile avvicinarsi alla chimica,
se la spiegazione del professore avviene in simultanea con la
preparazione del calcestruzzo. «I nostri ragazzi capiscono in
questo modo che andare a scuola non è poi così male»,
commenta il professor Aberto Recaldini che nel corso di questi
anni ha visto diversi aspiranti muratori cambiare idea alla
fine del biennio e iscriversi alla terza, con l’intenzione
di arrivare al diploma di geometra. L’esperimento funziona,
dimostrando che la motivazione allo studio può nascere da
attività pratiche. Al «Tartaglia» la nascita di un corso
sperimentale (triennale) per la formazione di operatori dell’edilizia
ha creato una duplice reazione: la soddisfazione per aver
visto giusto già quattro anni fa e insieme il timore che
possa venir meno in futuro il rapporto di collaborazione che
ha consentito finora di operare con la Scuola Edile sul
binario dell’istruzione e della formazione. Questo nuovo
anno vedrà due diverse sperimentazioni in campo: quella ormai
consolidata del corso biennale e la nuova proposta che nasce
come anticipazione della riforma, sulla base di un protocollo
d’intesa siglato a giugno dal ministro Letizia Moratti e dal
presidente della Regione, Roberto Formigoni. Questo corso non
prevede la presenza di insegnanti dello Stato ma si spera di
poter superare in futuro la «dicotomia»; nel frattempo
si sta già pensando ad ulteriori collaborazioni, per portare
a lla Scuola Edile anche i futuri geometri delle classi terze.
Secondo il progetto di riforma, i ragazzi potranno dopo la
terza media assolvere l’obbligo anche nel sistema della
formazione professionale. In via sperimentale, questo percorso
viene intrapreso in cinque regioni, per un numero limitato di
allievi. Alla fine dei tre anni di formazione si ottiene una
qualifica valida anche in ambito europeo); chi intende
approfondire le sue competenze avrà a disposizione un quarto
anno formativo, con la possibilità di passare in seguito al
quinto anno degli istituti superiori, oppure alla formazione
superiore. Chi sceglie a 14 anni il percorso di carattere
pratico potrà ugualmente arrivare all’Università e al
lalaurea, secondo questa impostazione. «Il percorso - spiega
il direttore del Centro di formazione degli Artigianelli,
padre Francesco Ferrari - prevede lo sviluppo nei tre anni di
una parte di carattere culturale e un’attenzione al
soggetto, perchè maturi la conoscenza di sè e la capacità
di interrelazione. Prevede attività di recupero e di supporto
e forme di codocenza: al sapere si abbina il saper fare,
cercando di rispondere a quel disagio che i dati statistici
relativi alla dispersione scolastica stanno ad indicare».
Elisabetta
Nicoli
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