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Gianfranco Bertoli
Per
capire la valenza politica delle lettere inviate ieri a Roma
dalle organizzazioni degli imprenditori bresciani basta farsi
soccorrere dalla memoria. Basta ricordare che, per imbattersi
in un’iniziativa analoga, ovvero un documento comune della
quasi totalità delle associazioni imprenditoriali - se si
escludono gli indirizzi, tutto sommato rituali, esposti ai
partiti alla vigilia delle elezioni - occorre andare al 1994,
quando ci si mosse per sbloccare i rimborsi Iva che rimanevano
incagliati per anni. Qualche tempo dopo le associazioni
presero nuovamente posizione sulle vicende fieristiche. Siamo
dunque di fronte ad un pronunciamento più o meno una volta a
lustro. Ma ancor più significativo è il fatto che questo è
solo l’inizio. Per unanime, condivisa dichiarazione, le 11
associazioni rappresentate da presidenti e segretari (Aib,
Costruttori, Confcommecio, Confesercenti, Unione coop., le tre
associazioni artigiane, Confagricoltura e Confederazione
agricoltori e Fai), con il supporto delle due assenti
giustificate (Coldiretti e Lega Coop.) e la sola eccezione
dell’Api, intendono marcare la loro presenza anche in futuro
con una serie di interventi. Proprio per queste ragioni, senza
forzare il significato d’una conferenza stampa e d’un
incontro con i vertici della Provincia, ma semplicemente dando
il giusto peso alle parole di tutti, c’è la sensazione che
ieri mattina in Aib non sia certo nato un nuovo soggetto
politico, ma almeno un originale, cospicuo interlocutore per
partiti ed istituzioni, una voce che intende concordemente dir
la sua non solo sulle questioni infrastrutturali direttamente
collegate agli interessi delle imprese, e che frenano lo
marcia della locomotiva bresciana, bensì su molti degli
argomenti che toccano la vita di tutti. Commentatori politici
avvertiti non mancherebbero di sottolineare che, in fondo, l’unità
d’intenti, la condivisione degli obiettivi più importanti
non sono una novità per le associazioni imprenditoriali
bresciane. Ma certo non può passare inosservato che quanti
rappresentano la ’Brescia che produce e dà servizi’
intendano d’ora in avanti farsi sentire non solo attraverso
l’ambito istituzionale riconosciuto della Camera di
commercio, ma pure con la voce d’un coordinamento, magari
episodico eppur frequente. Per la verità, qualche partito o
qualche onorevole o amministratore locale non avrebbe forse
torto a sentirsi sminuito, persino contestato da iniziative
che potrebbero anche suonare come una denuncia dei limiti
attuali della politica. Ma il presidente dell’Aib, Aldo
Bonomi, a nome di tutti, ha precisato ripetutamente la
volontà di volersi solo porre ancor più chiaramente al
fianco delle istituzioni, in questo caso della Provincia, per
il raggiungimento di un obiettivo ritenuto di fondamentale
importanza per la stessa sopravvivenza del sistema economico
della Valle Trompia, nonchè per la qualità della vita dei
trumplini e dei bresciani. Peraltro, anche il presidente
Cavalli ha detto di non poter essere che «grato» del
sostegno, riconoscendo la bontà dell’iniziativa ed il buon
diritto degli imprenditori di «sollecitare un’opera
richiesta da cinquant’anni». Più esplicita è stata però
la chiosa finale del direttore dell’Aib, Salvatore d’Erasmo,
che ha spiegato questa presa di posizione degli imprenditori,
lasciando intendere che altre ce ne potranno essere, anche
come correttivo della «continua operazione di
disinformazione» di Comitati e gruppuscoli. Con questo primo
documento le associazioni hanno infatti «voluto sottolineare
che Brescia nella sua globalità vuole l’autostrada di
Valtrompia, e vuole dirlo chiaramente, con una voce autorevole
e corale, anche per rispondere alle prese di posizione di
sparuti gruppi di persone che certo non rappresentano la
totalità dei bresciani».
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