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BRESCIA
«Se ci sei batti un colpo». Così si evocano gli
spiriti in ogni stereotipato film del genere. E, stavolta,
nella infinita telenovela dell’autostrada di Valtrompia un
colpo preciso, forte, assordante l’hanno battuto gli
imprenditori. I presidenti della quasi totalità delle
associazioni imprenditoriali bresciane hanno infatti
concordemente firmato tre lettere per sollecitare la rapida
conclusione dell’iter burocratico in corso e la «cantierizzazione»
entro il 2003 dell’agognato raccordo autostradale. La prima
lettera è stata indirizzata al ministro dei Beni culturali,
Urbani, che deve controfirmare il decreto di «Via» già
predisposto e firmato dal suo collega dell’Ambiente Matteoli;
la seconda al ministro delle Infrastrutture, Lunardi, che
dovrà convocare la Conferenza dei servizi e sovrintendere all’ultimo
passaggio burocratico al Cipe. La terza ai parlamentari
bresciani di tutti gli schieramenti, perché prendano ancora
una volta a cuore la vicenda. Il testo delle missive, che
varia di poche righe a seconda del destinatario, si può
leggere qui sotto e contiene - insieme ad una pressante
sollecitazione all’intervento risolutivo ed alla elencazione
dei disagi e delle penalizzazioni che imprese e cittadini
debbono sopportare da anni - la richiesta di un incontro in
tempi brevi a Roma, a conferma della volontà delle
associazioni di non demordere. D’altra parte, il presidente
di Aib, Aldo Bonomi, a nome di tutte le categorie, presentando
ieri l’iniziativa nella sede di via Cefalonia - durante una
conferenza stampa alla quale erano presenti tutti i firmatari,
oltre al presidente della Provincia Cavalli ed all’assessore
Parolini - ha espresso la preoccupazione «d’una comunità
che, senza autostrada, vede la sua valle morire». Bonomi ha
ricordato che sempre gli imprenditori sono stati vicini alle
istituzioni locali che hanno cercato di portare a soluzione il
nodo viabilistico triumplino. Ancora di più intendono esserlo
oggi. «Nei giorni scorsi c’è stato il fatto nuovo della
firma del ministro dell’Ambiente, Matteoli, al decreto di
VIA. Ma ciò non basta a cancellare i nostri incubi: serve
ancora la Conferenza dei servizi ed il parere definitivo del
Cipe. Inoltre c’è il nodo della Ue, a proposito del quale
noi riteniamo non si debba ricorrere ad alcuna gara. Per
queste ragioni abbiamo ritenuto di dover dare un sostegno
ancor più esplicito ad un’opera che non ha un
padre-padrone, politico o d’altro tipo, ma interessa tutti
ed ha bisogno del contributo di tutti». Ha quindi brevemente
preso la parola il presidente della Provincia Cavalli che ha
ripercorso le ragioni note e più volte espresse che portano a
ritenere legittimo e corretto, al di là dei pareri che la Ue
sta raccogliendo, il comportamento fin qui tenuto dalle
istituzioni locali e nazionali. Altrettanto telegraficamente
si sono poi esposti in prima persona i presidenti o i
dirigenti firmatari delle lettere, portando argomenti via via
più specifici a sostegno della necessità ineludibile dell’autostrada
e della positività d’una iniziativa comune delle
associazioni imprenditoriali non solo su questo tema, ma su
tutte le grandi questioni che Brescia ha di fronte. Hanno
così parlato Enrico Mattinzoli dell’Associazione artigiani,
Paolo Rossi dell’Ascom, Alberto Giacomelli del Collegio
costruttori edili, Andrea Rossetti della Cna, Aldo Donato
Cipriano della Confederazione italiana agricoltori,
Piergiorgio Piccioli della Confesercenti, Antonio Petrogalli
della Federazione autotrasportatori italiani, Giovanni
Trerotola dell’Unione provinciale agricoltori, Gian Maria
Rizzi dell’Unione provinciale artigianato e Marco Menni
della Unione provinciale delle cooperative. Il presidente del’Aib,
Aldo Bonomi, ha inoltre letto il telegramma di adesione della
Lega delle cooperative, i cui dirigenti erano impegnati in un
congresso, mentre la Coldiretti ha motivato la sua assenza con
«problemi logistici» annunciando per i prossimi giorni una
presa di posizione. Solo l’Api, pur considerando
«validissima nelle intenzioni» l’iniziativa, ha
comunicato, con una lettera del presidente Flavio Pasotti, la
sua contrarietà alla forma scelta, preferendo che di questo
tema si tratti, certo con la convergenza massima delle
categorie, ma in una sede istituzionale. g.f.b.
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