RESPONSABILITA’
AMMINISTRATIVA DELLE IMPRESE D.L.VO
231/01
Da circa un anno è stata introdotta nel nostro paese la
responsabilità delle persone giuridiche per reati commessi nel loro interesse o
a loro vantaggio (d. lgs. n. 231 del 2001).
Non appare rilevante discutere se si tratti di responsabilità «amministrativa»
o «penale»: il provvedimento la qualifica nel primo senso, ma la discussione è
aperta.
E’ invece importante rilevare che d’ora in poi, le persone
giuridiche – e in primo luogo le società, di qualsiasi tipo – potranno essere
raggiunte da una sanzione “punitiva” quale conseguenza diretta della
commissione di un reato.
La responsabilità non si estende a tutti i reati esistenti nel
nostro ordinamento, bensì ad una serie limitata, di grande rilievo: sono in
particolare da ricordare corruzione, concussione, truffa aggravata, truffa
nelle sovvenzioni, frode informatica, falsificazione di monete; ed ora (d. lgs.
n 61 del 2002 ) i nuovi reati societari, dal falso in bilancio all’aggiotaggio.
I criteri di imputazione e la disciplina della nuova responsabilità
sono abbastanza complessi: per eventuali chiarimenti la nostra associazione si
mette a disposizione di tutti gli associati .
Preme ora concentrare l’attenzione sul fatto che vi è solo un modo
per non subire le sanzioni, pecuniarie e interdittive, previste dalla nuova
legge: quello di adottare efficienti modelli di organizzazione e gestione
«idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi», affidando il
compito di vigilare sull’adeguatezza dei modelli e sul loro funzionamento a un
«organismo di vigilanza» (che nelle imprese di piccole dimensioni può
coincidere con l’organo dirigente).
I modelli di organizzazione devono essere basati su un’attenta
ricognizione – ed eventualmente revisione – della ripartizione effettiva dei
poteri all’interno della società; hanno come premessa l’adozione di un codice
etico, volto a regolare i comportamenti dei soggetti che operano nella e con la
società; si articolano nella determinazione di procedure di formazione delle
decisioni e di controllo sull’esecuzione delle stesse, in specie per quanto
riguarda le risorse finanziarie; si completano con la previsione di un sistema
disciplinare per sanzionare le inottemperanze alle regole che la società si è
data.
Riteniamo opportuno sottolineare l’importanza dell’innovazione
legislativa per le imprese per almeno due ordini di ragioni.
In primo luogo in tutti gli ordinamenti dei paesi industrializzati,
e in specie nei Paesi della Unione Europea, da tempo stanno attuandosi
iniziative, di diversa natura, univocamente volte a dare nuove regole alle
società, puntando soprattutto alla trasparenza ed alla prevenzione degli abusi.
Le aziende del nostro paese non possono ignorare tale movimento, se vogliono
conservare e migliorare la propria competitività anche sotto l’aspetto dell’affidabilità
organizzativa e gestionale.
Inoltre, le previsioni del d. lgs n. 231, appunto nella parte in cui
prevedono la formulazione e l’adozione di modelli organizzativi, costituiscono
un’ottima e forse irripetibile occasione per un’accurata revisione della
struttura e dell’organizzazione aziendale, tale da migliorare, di per sé,
l’efficienza dell’assetto imprenditoriale, colmarne le lacune, migliorarne le
prestazioni.
In fondo, la recente normativa chiede che le imprese italiane si
adeguino a standard organizzativi che permettano, da un lato, di prevenire la
commissione di reati, ossia di scongiurare un fenomeno che produce distorsioni
competitive e disfunzioni economiche; dall’altro di migliorare e rendere più
efficiente le modalità decisionali e di attuazione dei programmi che l’impresa
si è data.
Le imprese sono pertanto invitate ad impegnarsi nella corretta e compiuta attuazione di quanto previsto dalla legge, nella ferma convinzione che l’adozione dei modelli organizzativi costituisca un reale vantaggio per le aziende e per il sistema economico nel suo complesso.