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Il
peso della fiscalità immobiliare in termini reali è
quasi triplicato dal 1980 al 2000. Nell’ultimo anno,
finalmente, vi è stata una sensibile inversione di
tendenza grazie ad alcuni provvedimenti apprezzati,
peraltro insistentemente sollecitati dall’Ance, che
hanno riguardato l’Iva, gli investimenti, le
ristrutturazioni, la rivalutazione dei cespiti, la
detassazione delle aree edificabili, i trasferimenti.
Gli effetti si sono già avvertiti, confermando che la
leva fiscale è decisiva per il settore». Alberto
Giacomelli, presidente del Collegio Costruttori Edili di
Brescia, accanto al «mattone bene rifugio» pone il
problema dell’investimento immobiliare come fonte di
reddito «oggi concorrenziale solamente se considerato
al lordo delle imposte». «Per calcolare al netto una
rendita - dice - la si deve ridurre di circa il 50 per
cento a causa degli oneri fiscali, una percentuale che
pone l’investimento fuori mercato rispetto ad altre
formule speculative finanziarie». A vantaggio del
mattone, ovviamente, depone la certezza, ma secondo
Giacomelli «l’applicazione di un prelievo fiscale
ridotto al solo 12,50% (capital gain) sugli investimenti
azionari rappresenta una sperequazione insostenibile».
Alberto Giacomelli lamenta «una situazione che prevede
oneri sul reddito, sulla proprietà e sui trasferimenti
immobiliari che non ha simili nel mondo occidentale e
rende problematica l’attività del comparto. In
proposito faccio osservare che a questo punto il carico
sull’impresa per oneri, contributi sul costo di
costruzione e standard, ha raggiunto livelli eccessivi,
non lontani dal costo di costruzione. È ovvio quindi
che, nonostante i progressi sinora compiuti, la fiscalità
immobiliare abbisogni ancora di ulteriori interventi a
favore del mercato, per mantenere costante la domanda e
creare opportune condizioni di stabilità, necessarie
nonostante il lungo periodo di trend positivo». «I
dati Istat - ribadisce ancora Giacomelli - sottolineano
come ogni anno il 4,5% delle famiglie cambi abitazione.
Lo stesso Istituto aggiunge che un altro 9%, cioè 1
milione e 700mila famiglie, vorrebbe cambiare casa, ma
non trova risposta adeguata alle specifiche esigenze.
Proporzionalmente significa che nella nostra provincia
almeno 30mila nuclei familiari non riescono a soddisfare
una propria aspirazione primaria». «Accanto ad un
sistema fiscale più favorevole vanno quindi individuati
strumenti certi e agili che consentano alle imprese la
possibilità di programmare i propri investimenti».
Infine, ma non per ultimo, Giacomelli annovera i fondi
comuni di investimento immobiliare come un utile
strumento per finanziare il comparto su progetti mirati,
per creare un connubbio virtuoso fra sistema di
risparmio ed investimento immobiliare. Da non
trascurare, invece, sul fronte delle opere pubbliche
(l’Italia raggiunge l’8% del Prodotto interno lordo,
una percentuale lontana dal 9% di Francia e Stati Uniti,
dal 12% della Germania, dal 14% della Spagna) lo
strumento del «project financing», utile a sopperire
alla scarsa disponibilità delle finanze pubbliche in
tema di infrastrutture.
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