Lunedì 31 marzo 2003
 
 ECONOMIA E FINANZA

«Troppa sperequazione fra reddito immobiliare e reddito finanziario»
L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL COLLEGIO COSTRUTTORI DI BRESCIA, ALBERTO GIACOMELLI

 

  

Il peso della fiscalità immobiliare in termini reali è quasi triplicato dal 1980 al 2000. Nell’ultimo anno, finalmente, vi è stata una sensibile inversione di tendenza grazie ad alcuni provvedimenti apprezzati, peraltro insistentemente sollecitati dall’Ance, che hanno riguardato l’Iva, gli investimenti, le ristrutturazioni, la rivalutazione dei cespiti, la detassazione delle aree edificabili, i trasferimenti. Gli effetti si sono già avvertiti, confermando che la leva fiscale è decisiva per il settore». Alberto Giacomelli, presidente del Collegio Costruttori Edili di Brescia, accanto al «mattone bene rifugio» pone il problema dell’investimento immobiliare come fonte di reddito «oggi concorrenziale solamente se considerato al lordo delle imposte». «Per calcolare al netto una rendita - dice - la si deve ridurre di circa il 50 per cento a causa degli oneri fiscali, una percentuale che pone l’investimento fuori mercato rispetto ad altre formule speculative finanziarie». A vantaggio del mattone, ovviamente, depone la certezza, ma secondo Giacomelli «l’applicazione di un prelievo fiscale ridotto al solo 12,50% (capital gain) sugli investimenti azionari rappresenta una sperequazione insostenibile». Alberto Giacomelli lamenta «una situazione che prevede oneri sul reddito, sulla proprietà e sui trasferimenti immobiliari che non ha simili nel mondo occidentale e rende problematica l’attività del comparto. In proposito faccio osservare che a questo punto il carico sull’impresa per oneri, contributi sul costo di costruzione e standard, ha raggiunto livelli eccessivi, non lontani dal costo di costruzione. È ovvio quindi che, nonostante i progressi sinora compiuti, la fiscalità immobiliare abbisogni ancora di ulteriori interventi a favore del mercato, per mantenere costante la domanda e creare opportune condizioni di stabilità, necessarie nonostante il lungo periodo di trend positivo». «I dati Istat - ribadisce ancora Giacomelli - sottolineano come ogni anno il 4,5% delle famiglie cambi abitazione. Lo stesso Istituto aggiunge che un altro 9%, cioè 1 milione e 700mila famiglie, vorrebbe cambiare casa, ma non trova risposta adeguata alle specifiche esigenze. Proporzionalmente significa che nella nostra provincia almeno 30mila nuclei familiari non riescono a soddisfare una propria aspirazione primaria». «Accanto ad un sistema fiscale più favorevole vanno quindi individuati strumenti certi e agili che consentano alle imprese la possibilità di programmare i propri investimenti». Infine, ma non per ultimo, Giacomelli annovera i fondi comuni di investimento immobiliare come un utile strumento per finanziare il comparto su progetti mirati, per creare un connubbio virtuoso fra sistema di risparmio ed investimento immobiliare. Da non trascurare, invece, sul fronte delle opere pubbliche (l’Italia raggiunge l’8% del Prodotto interno lordo, una percentuale lontana dal 9% di Francia e Stati Uniti, dal 12% della Germania, dal 14% della Spagna) lo strumento del «project financing», utile a sopperire alla scarsa disponibilità delle finanze pubbliche in tema di infrastrutture.