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Giovedì 8 Maggio 2003
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Sabato l’assemblea
del Collegio costruttori. Il Consiglio direttivo anticipa i
temi
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«Regole per le
imprese»
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«Polizze,
requisiti e formazione per lavorare nel privato»
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Un
comparto in salute. Un settore che chiude un 2002 positivo,
affronta il nuovo esercizio confrontandosi con i segnali e le
contraddizioni che emergono e impongono nuove riflessioni. Un
quadro evidenziato ieri dal presidente del Collegio
Costruttori di Brescia, Alberto Giacomelli, durante l’incontro
di presentazione dei temi che saranno al centro dell’annuale
assemblea, in programma sabato alla Multisala Oz. Con lui
anche i vice presidenti Arturo Dotti, Vitaliano Gaidoni e
Mario Parolini, e il direttore della struttura, Angiolino
Legrenzi. Al Collegio fanno capo circa 1.500 aziende del
settore; valgono circa il 70% del fatturato dell’intero
comparto (almeno 2 miliardi di euro), all’interno del quale
il «privato» supera abbondantemente l’80% dell’attività.
La «sfida». Prende spunto proprio dal settore
privato. In questo contesto, come sottolineato ieri, «le
imprese edili non hanno alcun tipo di qualificazione
obbligatoria, pur dovendo affrontare responsabilità e compiti
sempre più complessi e articolati. Chiunque può iscriversi
alla Camera di commercio e iniziare l’attività
imprenditoriale nel settore edile». Una situazione che
preoccupa il Collegio Costruttori, considerati anche i numeri
che riassumono il settore in provincia di Brescia. Le imprese
attive - è stato spiegato ieri - sono 15 mila, delle quali 5
mila costituite come società; le altre sono ditte individuali
«nella maggior parte dei casi ditte specializzate in
riparazioni, impianti o altro». Esiste però - hanno
sottolineato i vertici del Collegio - un’ampia minoranza di
ditte individuali che nascono e svaniscono in tempi brevi: un
fenomeno che non può essere considerato positivamente, quale
indice di vivacità del settore.
La conferma. Viene dai dati della Cassa edile. «Nel
2002 - ha ricordato il presidente del Collegio, Alberto
Giacomelli - le aziende iscritte sono state 3.800, tutte con
dipendenti regolarmente assunti. Di queste, però, ben 800,
cioè quasi una su quattro, non sono vissute per oltre un
semestre. Alla Cape - ha aggiunto - l’anno scorso sono
risultati iscritti più di 5 mila lavoratori stranieri: di
questi solo poco più di 3 mila hanno superato il semestre di
permanenza».
L’urgenza. «È giunto il momento di intervenire - ha
detto Giacomelli -. Non siamo contrari alla libertà d’impresa,
ma crediamo servano regole per le imprese che vogliono
lavorare nel settore, per tutelare sia chi lavora nel rispetto
delle norme, sia il mercato». Regole che, secondo il
Collegio, dovrebbero prevedere per le imprese di costruzione,
ad esempio, polizze assicurative; ed ancora, requisiti tecnici
e percorsi formativi anche per gli imprenditori. A proposito
di formazione i vertici del Collegio Costruttori hanno
ribadito l’importanza della Scuola edile: in provincia conta
almeno mille allievi e, nell’ambito della riforma scolastica
preannunciata, è destinata ad assumere rilevanza come scuola
professionale.
Il mercato. «Il 2002 è stato un anno positivo per il
settore privato - hanno spiegato Giacomelli e i suoi vice -.
Nel 2003 qualcosa sta cambiando: si avverte un leggero
rallentamento, soprattutto nell’attività di
commercializzazione. È comunque da escludere il pericolo di
una bolla speculativa». I costruttori sottolineano il
preoccupante incremento dei prezzi delle aree, «dovuto a una
politica restrittiva che, a Brescia, ha limitato notevolmente
la disponibilità». E per il capoluogo tornano a sollecitare
certezze, «dopo un lungo periodo vissuto nell’incertezza
per le note vicende del Prg». c.c. Sabato l’assemblea
si aprirà alle 9,30 con la parte privata. Alle 10 la parte
pubblica; alle 10,15 la relazione del presidente, Alberto
Giacomelli; a seguire gli interventi di Claudio De Albertis
(presidente Associazione nazionale costruttori edili) e Ugo
Martinat (sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e
dei Trasporti). Quindi le conclusioni del presidente dell’assemblea.
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