Giovedì 8 maggio 2003

 
 
 ECONOMIA E FINANZA  

 Collegio costruttori. Sabato l’assemblea annuale delle imprese che rappresentano un settore da due miliardi
Edilizia, troppe imprese fantasma
Giacomelli lancia l’allarme: «Delle 3.800 ditte 800 vivono solo sei mesi»

 

   Lucio Dall’Angelo

BRESCIA

Alberto Giacomelli va dritto al cuore del problema e parla al legislatore, ai colleghi (associati e no) e al mercato. Dice a chiare lettere che in edilizia ci sono troppe imprese fantasma e che è ormai tempo di cambiare le regole per la selezione delle aziende. L’allarme, e il ragionamento che ne deriva, parte da un dato: «Delle 3.800 imprese iscritte alla Cassa edile, 800 hanno una vita media di sei mesi. È evidente che non sono imprese nate per operare; meglio non sono nate per operare in modo trasparente sul mercato. Fino a un po’ di tempo fa il fenomeno era contenuto; negli ultimi anni è esploso danneggiando l’intero mercato: le imprese che operano correttamente e la committenza». Una committenza privata (e quindi per certi versi con meno strumenti per selezionare le imprese), visto che per ottenere appalti pubblici già oggi è necessario rispettare una serie di parametri (che le Soa certificano). Ma la committenza privata vale l’80% dei ricavi delle imprese edili. Alla «selezione delle imprese» il Collegio dei costruttori dedicherà l’assemblea annuale in programma sabato (dalle 10) alla Multisala Oz. In quella sede non mancheranno gli interlocutori, da Claudio De Albertis, presidente nazionale dell’Ance, a Ugo Martinat, viceministro alle Infrastrutture e trasporti. È anche a loro che si è rivolto ieri Giacomelli presentando, con i vice Vitaliano Gaidoni, Mario Parolini, Arturo Dotti e con il direttore Angiolino Legrenzi, l’appuntamento di sabato. Un appuntamento che coinvolge le 1.500 imprese iscritte al Collegio dei costruttori. «Sia chiaro - aggiunge Giacomelli - non vogliamo un mercato chiuso, ma chiediamo che chi opera sul mercato abbia le caratteristiche per potervi operare correttamente». Tre i requisiti che il Collegio chiede di introdurre: qualifica tecnica per chi decide di avviare un’impresa (come è accaduto per le imprese impiantistiche); copertura assicurative per danni a terzi e per i dipendenti (magari con deposito di garanzia fidejussoria); investimenti in formazione per qualificare la manodopera e l’offerta. Un punto questo, al quale il Collegio di Brescia annette particolare valore e sul quale investe risorse: alla Scuola edile sono iscritti complessivamente oltre mille allievi. «Trovare lavoratori all’altezza del compito è sempre più difficile; per questo la formazione è centrale», spiega Vitaliano Gaidoni. Del resto un rapporto trasparente (e moderno) con la committenza privata è decisivo, visto che ad essa fa riferimento l’80% del fatturato del settore che nel 2002 si è attestato a oltre due miliardi di euro. «Il 2002 è stato un anno positivo, anche se negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un generale rallentamento che dura ancora. Non credo - aggiunge il presidente Giacomelli - che ci troviamo dentro una bolla: i prezzi sono corretti e l’incremento è stato in gran parte legato all’aumento dei fattori che concorrono alla loro determinazione: aree, innanzitutto; poi oneri di urbanizzazione, materiali. Per questo motivo credo di poter dire che i prezzi di mercato rallenteranno, ma non diminuiranno». E qui il Collegio manda un messaggio al prossimo sindaco della città: «Brescia ha bisogno di aree per crescere; la città ha bisogno di un piano regolatore in grado di favorirne e guidarne lo sviluppo; ha bisogno di aree per lo realizzare nuove residenze». Per quanto riguarda, infine, le opere pubbliche, Alberto Giacomelli rilancia la necessità che «i lavori già avviati vengano conclusi e che quelli progettati vengano realizzati. Non è pensabile che una provincia come Brescia abbia una rete infrastrutturale di retroguardia».