|
|
|
Lucio
Dall’Angelo
BRESCIA
Alberto Giacomelli va dritto al cuore del problema e parla
al legislatore, ai colleghi (associati e no) e al mercato.
Dice a chiare lettere che in edilizia ci sono troppe imprese
fantasma e che è ormai tempo di cambiare le regole per la
selezione delle aziende. L’allarme, e il ragionamento che ne
deriva, parte da un dato: «Delle 3.800 imprese iscritte alla
Cassa edile, 800 hanno una vita media di sei mesi. È evidente
che non sono imprese nate per operare; meglio non sono nate
per operare in modo trasparente sul mercato. Fino a un po’
di tempo fa il fenomeno era contenuto; negli ultimi anni è
esploso danneggiando l’intero mercato: le imprese che
operano correttamente e la committenza». Una committenza
privata (e quindi per certi versi con meno strumenti per
selezionare le imprese), visto che per ottenere appalti
pubblici già oggi è necessario rispettare una serie di
parametri (che le Soa certificano). Ma la committenza privata
vale l’80% dei ricavi delle imprese edili. Alla «selezione
delle imprese» il Collegio dei costruttori dedicherà l’assemblea
annuale in programma sabato (dalle 10) alla Multisala Oz. In
quella sede non mancheranno gli interlocutori, da Claudio De
Albertis, presidente nazionale dell’Ance, a Ugo Martinat,
viceministro alle Infrastrutture e trasporti. È anche a loro
che si è rivolto ieri Giacomelli presentando, con i vice
Vitaliano Gaidoni, Mario Parolini, Arturo Dotti e con il
direttore Angiolino Legrenzi, l’appuntamento di sabato. Un
appuntamento che coinvolge le 1.500 imprese iscritte al
Collegio dei costruttori. «Sia chiaro - aggiunge Giacomelli -
non vogliamo un mercato chiuso, ma chiediamo che chi opera sul
mercato abbia le caratteristiche per potervi operare
correttamente». Tre i requisiti che il Collegio chiede di
introdurre: qualifica tecnica per chi decide di avviare un’impresa
(come è accaduto per le imprese impiantistiche); copertura
assicurative per danni a terzi e per i dipendenti (magari con
deposito di garanzia fidejussoria); investimenti in formazione
per qualificare la manodopera e l’offerta. Un punto questo,
al quale il Collegio di Brescia annette particolare valore e
sul quale investe risorse: alla Scuola edile sono iscritti
complessivamente oltre mille allievi. «Trovare lavoratori all’altezza
del compito è sempre più difficile; per questo la formazione
è centrale», spiega Vitaliano Gaidoni. Del resto un rapporto
trasparente (e moderno) con la committenza privata è
decisivo, visto che ad essa fa riferimento l’80% del
fatturato del settore che nel 2002 si è attestato a oltre due
miliardi di euro. «Il 2002 è stato un anno positivo, anche
se negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un generale
rallentamento che dura ancora. Non credo - aggiunge il
presidente Giacomelli - che ci troviamo dentro una bolla: i
prezzi sono corretti e l’incremento è stato in gran parte
legato all’aumento dei fattori che concorrono alla loro
determinazione: aree, innanzitutto; poi oneri di
urbanizzazione, materiali. Per questo motivo credo di poter
dire che i prezzi di mercato rallenteranno, ma non
diminuiranno». E qui il Collegio manda un messaggio al
prossimo sindaco della città: «Brescia ha bisogno di aree
per crescere; la città ha bisogno di un piano regolatore in
grado di favorirne e guidarne lo sviluppo; ha bisogno di aree
per lo realizzare nuove residenze». Per quanto riguarda,
infine, le opere pubbliche, Alberto Giacomelli rilancia la
necessità che «i lavori già avviati vengano conclusi e che
quelli progettati vengano realizzati. Non è pensabile che una
provincia come Brescia abbia una rete infrastrutturale di
retroguardia». |
|