Domenica 11 maggio 2003

 
 ECONOMIA E FINANZA  

 Assemblea dei Costruttori Edili di Brescia: il comparto è leader nella creazione di ricchezza e occupazione
Italia al traino del mattone
Al Governo le imprese chiedono agevolazioni permanenti

 
Alberto Giacomelli durante la relazione all’assemblea dei costruttori bresciani

 


  

BRESCIA

Opere pubbliche, sistema degli appalti, fisco e qualificazione delle imprese anche in ambito privato. Sono questi alcuni fra i temi trattati nell’assemblea 2003 del Collegio costruttori edili di Brescia. Al tavolo dei relatori, oltre al presidente Alberto Giacomelli, sedevano anche il presidente nazionale dell’Ance Claudio De Albertis, il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti Ugo Martinat, il presidente dell’Ance lombarda (Associazione nazionale costruttori) Giuseppe Colleoni. Il comparto resta trainante per l’economia italiana: rispetto alle altre attività produttive, infatti, nella media degli ultimi tre anni l’edilizia ha contribuito in maniera doppia alla creazione di ricchezza e occupazione nel Paese. Questa è l’analisi che ha accompagnato buona parte dei lavori assembleari, nella considerazione che dopo il boom il settore oggi accusa alcuni segnali di contrazione, contrastabili solo facendo leva sull’attenuazione della pressione fiscale. Nella relazione introduttiva Alberto Giacomelli ha voluto però sottolineare anche l’esigenza di aumentare le garanzie a favore di mercato e utenza (ne riferiamo a parte) richiedendo quindi nuove regole per l’accesso alla professione di imprenditore edile, sia per favorire la professionalità sia contro la nascita di «imprese fantasma». Per garantire stabilità operativa al settore delle costruzioni, anche nel 2002 favorito da un costante incremento delle compravendite e degli investimenti privati, servono invece strumenti fiscali strutturali e non a termine, come il recupero permanente del 36% sulle ristrutturazioni. Giacomelli ha posto con forza il tema, sottolineando alcuni segnali preoccupanti del primo trimestre del 2003. Sollecitazioni raccolte sia da Claudio De Albertis sia dal viceministro Martinat. Quest’ultimo, in particolare, parlando all’assemblea riunita nella Multisala Oz di Brescia (presenti molti rappresentanti delle istituzioni locali), ha preso le mosse dal «blocco» dei subappalti al 30%. Un limite che «dovrebbe essere portato al 50% - da detto - poiché ciò che conta è il rispetto delle regole contributive e sulla sicurezza in cantiere». Martinat, prendendo lo spunto dalla polemica sul contenimento degli investimenti, ha difeso la modularità nei finanziamenti alle grandi opere. «Il motivo è semplice: se l’intero programma fosse posto contemporaneamente in appalto, probabilmente le imprese non riuscirebbero a farvi fronte. Un esempio? Dubito che le Ferrovie potranno esaurire in tempi brevi le riserve di 27mila miliardi di vecchie lire ancora disponibili per gli investimenti». In teoria, quindi, oggi più impegno può essere riservato agli incentivi, in vista sia della scadenza della Tremonti bis che del rimborso parziale sulle spese per le ristrutturazioni. Martinat è d’accordo, anche se dovrà convincere il ministro dell’Economia, non del tutto convinto sulla necessità di reiterare tali agevolazioni. Sul problema degli investimenti privati - ora che è sempre più complesso individuare nuove aree - Martinat propone un approccio diverso, quasi una filosofia: «Ogni generazione deve poter vivere le città dando loro una forma che le renda razionalmente abitabili. La conservazione degli edifici storici non solo è importante, ma anche qualitativamente apprezzabile. Ma le brutture, edifici solo vecchi e senza pregio, dovrebbero poter essere abbattuti. In alcuni centri, così come in alcune periferie, si dovrebbe poter intervenire con le ruspe. La tipologia stessa delle abitazioni - ha proseguito Martinat - deve essere adattata alle mutate esigenze di vita. Un tempo i figli erano numerosi, oggi no. Un tempo non c’erano auto, oggi ce ne è più di una a famiglia. È necessario quindi riscrivere gli spazi interni ed esterni alle case per generazioni nuove con esigenze diverse». Altro argomento è quello della mobilità. «Ho allo studio - ha detto ancora il viceministro - la riduzione di atti ed incombenze sulle compravendite che non riguardino solo la prima casa. Oggi la gente si deve sentire più libera nel cambiare abitazione e lo può fare anche per rispondere a precise esigenze lavorative». L’intervento del viceministro Ugo Martinat è stato preceduto da quello di Claudio De Albertis, presidente nazionale dell’Ance. De Albertis ha chiesto al Governo quelle agevolazioni «poche, ma utili», tali da trasformare «un periodo positivo in un miracolo economico edilizio». Occorre però agire con urgenza «poiché gli indici positivi sinora registrati (la proiezione congiunturale 2003 è in attivo del 2,3%, ma dimezzata rispetto al 2001), potrebbero invertire definitivamente rotta nel 2004». Durante lo scorso anno in Italia i nuovi occupati in edilizia sono stati 41mila, contro gli 80mila del 2001, una media che resta sempre al di sopra degli altri comparti manifatturieri. In sostanza, l’edilizia si conferma motore dell’economia, ma non è pensabile mantenere una tale velocità se il sistema stesso non agevola gli investimenti. In giugno scade la Tremonti Bis ed è una tappa importante, quanto preoccupante, per verificare la reale tenuta dell’attività. Il successo del sistema «global contractor» - ha proseguito il presidente dell’Ance - è un dato di fatto, ma esiste una deformazione del concetto di concentrazione degli appalti che deve essere ridefinito: «Non è possibile - ha sottolineato il relatore - che lavori diversi in aree diverse siano gestiti in unica gara. Questo gigantismo impedisce a troppe imprese di partecipare a gare che dovrebbero al contrario essere bandite in modo frazionato». Non è mancato un richiamo al Governo affinché venga mantenuto alto il livello di finanziamento non solo per le grandi opere, ma anche per gli appalti ordinari «che incidono sulla qualità dei centri urbani e della viabilità. Le infrastrutture - ha detto ancora De Albertis - costituiscono un capitale fisso per il Paese, un patrimonio che negli ultimi anni è stato eroso». Sul fronte della qualità il presidente Ance si è detto convinto della necessità di agire con determinazione, fissando alcuni parametri fondamentali come le fidejussioni obbligatorie o polizze assicurative a garanzia delle opere.