giovedì 29 aprile 2004 economia pag. 28

Il bilancio Cape. Aumentati aziende e occupati (oltre 6 mila stranieri) iscritti alla Cassa. Crescono anche le sofferenze

Edilizia, un 2003 eccezionale

Campana: «Le prospettive restano positive: il 2004 sarà un anno ok»

Un esercizio eccezionale per la struttura - che conferma lo stato di salute del comparto, sicuramente positivo in un contesto non certo brillante per l’economia nel complesso - prospettive ancora all’insegna dell’ottimismo. Anche se non mancano le sfide da affrontare e da vincere. È il quadro, sommario, dell’edilizia bresciana, che emerge dai dati e dalle considerazioni che hanno caratterizzato il tradizionale incontro dei vertici della Cassa assistenziale paritetica edile (Cape) e la stampa. Con il presidente Giuliano Campana, il vice Raffaele Merigo, e il direttore Dario Paroni.
I numeri. Risultati economici a parte (si veda il pezzo sotto), il 2003 (l’esercizio, lo ricordiamo, va da ottobre a settembre) viene considerato «un anno boom», come ha sottolineato il presidente della Cape presentando i dati e mettendo in guardia da facili entusiasmi. L’esercizio è stato caratterizzato da una crescita di quasi 2 mila addetti (23.217 il totale) e circa 600 imprese nuove. Quelle attive e iscritte sono salite a quota 4.084: il numero più alto nei 58 anni di storia della Cape. «I numeri sono sicuramente soddisfacenti - hanno sottolineato il presidente e il vice presidente -. Confermano l’importanza della Cassa edile, destinata a diventare sempre più significativa per il comparto edile». In aumento anche l’imponibile salariale, passato da 158,249 milioni del 2002 a 190,264 milioni di euro, così come le ore lavorate, che sono salite fino a sfiorare quota 25 milioni contro i 21,4 dell’anno prima.
Numeri importanti, ma condizionati ancora una volta dalla crescita della componente extracomunitaria che, nei prossimi dieci anni, potrebbe diventare totalitaria per quanto riguarda gli occupati in edilizia. Gli iscritti non italiani alla Cape l’anno scorso sono stati 6.645 (5.517 l’anno prima), 2.984 quelli in forza a fine anno (3.227 l’esercizio precedente). In vetta alla classifica albanesi (1.727), marocchini (1.325), rumeni (852) e lavoratori provenienti dalla ex Jugoslavia. Numeri che sono aumentati - come sottolineato ieri dai vertici della Cape - anche in conseguenza della chiusura della sanatoria 2002. E che hanno finito per incidere sul capitolo sofferenze, salite oltre quota 6 milioni di euro, «anche in conseguenza dell’iscrizione di molte aziende con titolare straniero».
Le prospettive. Il nuovo anno si è aperto con un leggero rallentamento per l’edilizia, ma nel «complesso le prospettive sono ancora positive - ha spiegato il presidente Campana -. Il mercato dell’edilizia si confermerà buono anche quest’anno. Un contributo importante, crediamo, potrà arrivare anche dal nuovo Piano regolatore generale di Brescia», definitivamente approvato in Regione. Per il presidente Cape, dunque, «è da escludere la possibilità che i prezzi delle abitazioni possano scendere».
Le sfide. Diverse, da giocare singolarmente, oppure insieme - aziende e sindacato - come nel caso della lotta al lavoro nero (che si conferma una componente importante nel settore, con una quota stimata ancora attorno al 30%) oppure agli infortuni. «Una triste realtà - ha sottolineato il presidente, Giuliano Campana - che, comunque, molto difficilmente si manifesta, in un settore come il nostro, all’interno di aziende strutturate». Per il sindacato la partita da vincere in edilizia è prima di tutto quella per il rinnovo del contratto nazionale «scaduto a fine 2003 - ha ricordato Raffaele Merigo -. A sostegno della piattaforma, non è da escludere il ricorso allo sciopero nel breve periodo». c.c.



 Foto: