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BRESCIA
Tutti i balzelli sugli immobili in una imposta unica, obbligo di
dichiarare il vero ammontare della compravendita nei rogiti notarili, salvo
poi tassare in base alla rendita catastale, semplificare l’Ici riducendo la
varietà e la fantasia delle tipologie inventate dai Comuni, tornare alla
tassazione del reddito e non del patrimonio, in pratica togliere le tasse
dalla prima casa, continuare l’opera di aggiornamento del Catasto per poter
ragionare sulla vera base imponibile, incrociare la mappe catastali con le
mappe urbanistiche in modo da far emergere la vera destinazione d’uso del
mappale.
Non è stato avaro di proposte il convegno sulla fiscalità sugli immobili,
organizzato da Pro Brixia in occasione di Brescia Casa 2005 per offrire alla
rassegna e soprattutto al Salone dei servizi immobiliari che è alla seconda
edizione.
L’imposta unica - La vogliono tutti, salvo che non è dietro
l’angolo. La si immagina come una imposta locale, regionale o più
probabilmente comunale. Giorgio Bruni Zani, intervenuto per il Collegio
costruttori, si spinge a chiedere non solo un’imposta unica, ma un’aliquota
unica simile a quella applicata alla ricchezze mobiliari. Il presidente
dell’Anci Leonardo Domenici, nel suo intervento scritto al convegno insiste
che tutte le competenze vadano ai Comuni che hanno dimostrato in questi anni
competenza e moderazione.
La simulazione del prezzo - Il fatto che negli atti notarili
figuri un prezzo che normalmente ha poco a che fare con il corrispettivo
effettivamente pagato, è stato uno dei temi ricorrenti del convegno. Le
controindicazioni a questo operare sono molte e le ha elencate
inesorabilmente il notaio Gianni Tufano. Dichiarando meno si rischia di
andare incontro ad una revocatoria, si evade l’Iva, si rischia persino di
non poter detrarre gli interessi sui mutui. La proposta dei notai è di
stabilire un obbligo, robustamente sanzionato, a dichiarare il valore reale,
salvo poi tassare sulla base del valore catastale. Anche perchè, dice il
presidente dell’Osservatorio fiscale Giuseppe Barbiero, il Catasto non avrà
mai una base per arrivare ai valori reali degli immobili se si registreranno
in continuazione atti falsi. Non piace all’agente immobiliare Gianfranco
Ferrari esponente della Borsa immobiliare bresciana, che il metodo catastale
sia stato inserito anche per gli affitti. Altre dichiarazioni di comodo in
vista.
In proposito il direttore dell’Agenzia delle entrate di Brescia uno
Salvatore Labruna, avverte che dichiarare in base al valore catastale è
comunque a rischio, perchè il Fisco, se ne ha le prove, può sempre
sanzionare l’occultamento di corrispettivo.
Il catasto - Ne ha parlato con competenza e persino entusiasmo il
direttore regionale dell’Agenzia del territorio della Lombardia Franco
Maggio. L’aggiornamento di un Catasto fino a 15 anni fa disastroso ha
proceduto a ritmi serrati. Oggi con 52 milioni di immobili censiti si può
dire che tutto il patrimonio sia registrato. Si pensi che nel ’96 gli
immobili censiti erano 20 milioni di meno. Anche a Brescia è costante
l’aggiornamento, soprattutto dove si può contare sulla collaborazione dei
Comuni. Allarma semmai che ancora nel 2004 si siano recuperati oltre 100
milioni di base imponibile più dell’anno prima, segno che da fare ce n’era
ancora molto. Va detto che i valori catastali sono riferiti al biennio
1989/90. L’aggiornamento però procederà senza fretta in attesa di passare,
nel 2006, tutta la partita ai Comuni.
I grandi progressi si devono all’informatica. Franco Maggio ha spiegato che
gli ultimi anni sono stati spesi per mettere in linea la documentazione
cartacea. Anche il notaio Tufano dà atto dei miglioramenti e delle molte
possibilità offerte di consultazione on line.
L’Ici - L’Imposta comunale sugli immobili è vittima degli strali
(peraltro tradizionali) di Confedilizia. Impegnato in Bankitalia il
presidente Sforza Fogliani, è venuto a Brescia il tesoriere Renzo Gardella.
Gardella ha spiegato che l’Ici è sostanzialmente un’imposta patrimoniale che
diventa espropriativa se l’immobile non dà reddito come nel caso della prima
casa. Per di più la pessima comunicazione tra le banche dati comunali e
quelle statali, rende l’applicazione confusa.
Contro l’Ici si sono schierati anche i consumatori con il segretario
dell’Adiconsum di Brescia Cesare Reboni, limitandosi però a chiedere una
semplificazione. La varietà di formule inventate dai Comuni inferocisce i
consumatori che si vedono costretti, oltre che a pagare, a spendere soldi in
consulenze. Reboni ritiene che se i Comuni dovessero istituire uno sportello
Ici, questo sarebbe molto utilizzato e gradito.
Sempre in tema di Ici Salvatore la Bruna ha illustrato la possibilità di
pagarla con l’F24, compensando l’Ici con i crediti d’imposte Irpef e persino
con l’Inps. (p)
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