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 Claudio De Albertis
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La platea
dell’assemblea del Collegio costruttori, svoltasi alla multisala Oz di via
Sorbanella
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Gianni Bonfadini
BRESCIA
L’edilizia sta sostenendo l’Italia, sostenete l’edilizia, please.
Non l’hanno detta proprio così, ma così hanno detto. Potrebbe sembrare un
paradosso, ma forse non lo è . Il ragionamento è semplice: l’edilizia e il
mattone sono gli unici settori che oggi "tirano" in Italia. Fatti due conti,
fra chi lavora nei cantieri e chi nelle fabbriche a preparare materiali che
poi vanno a finire nei cantieri, siamo al 20% del Pil, il prodotto interno
lordo. Ovverossia: un quinto della ricchezza e del lavoro che oggi vengono
prodotti e conseguiti in Italia hanno a che fare con l’edilizia. Un settore
- oltre tutto - che almeno per ora non deve fare i conti con le concorrenze
delle tigri asiatiche. E quindi, perchè mai non consolidare questa crescita?
Claudio De Albertis e Giuliano Campana, presidenti dell’Associazione
nazionale costruttori il primo e del Collegio bresciano il secondo, hanno
trovato facile sintonia ieri alla multisala Oz, sede deputata per l’annuale
assemblea degli impresari bresciani. Suggerimenti, critiche, anche
apprezzamenti beninteso, espressi davanti alla platea affollata come capita
solo alle prime visioni di grido, con in platea e alla presidenza il mondo
della politica bresciana e lombarda: il vicepresidente del Pirellone,
Viviana Beccalossi, il presidente della provincia, Alberto Cavalli, il
sindaco della città, Paolo Corsini, più un nutrito drappello di deputati
nazionali e regionali.
Pur se con ottiche diverse, De Albertis e Campana hanno convenuto sulla
proposta: l’edilizia va sostenuta, perlomeno non penalizzata. De Albertis ha
voluto solo fare un esempio, anzi due, per dire di come incoraggiando il
settore si faccia girare al meglio la macchina dell’intera economia. Se è
vero - ha convenuto De Albertis con le analisi del Governo - che la partita
vera è quella del recupero di competitività, uno degli aspetti per fare
recuperare competitività al sistema nazionale è quello, ad esempio, di
favorire la mobilità sul lavoro, di incoraggiare la flessibilità negli
insediamenti. E quindi servirebbe - in particolare in Italia - un mercato
più ampio degli affitti.
Non è la richiesta (che pur resta) di avere maggiori abitazioni "pubbliche",
semmai si chiede una politica a favore di chi (privato) potrebbe investire
in case da affittare se solo una politica fiscale lo consentisse. Quel che
sorprende - lo ha ribadito Campana - è che si è imboccata una strada
opposta: non solo non si è agevolato l’investimento immobiliare, ma la
Finanziaria 2005 - «che pur ricorderemo come essere la prima a ridurre le
imposte sui redditi» - è andata in direzione opposta con l’aumento di bolli,
concessioni governative, di registro, ipotecarie e via andando. Ecco: una
politica di questo tipo è anti-competitiva perchè non incoraggia la nascita
di nuovi mercati (quello dell’affitto), mentre una direzione opposta
incentiverebbe il settore con benefici a ricaduta su quell’altro aspetto.
Ad evitare equivoci: non sono state solo lamentazioni verso terzi. Campana,
e prima di lui i presidenti della Cassa edile Alberto Silvioli e del
Comitato paritetico Aldo Pollonio, con diverse accentuazioni aveva ricordato
il buon momento che il comparto sta attraversando. Pollonio e Silvioli,
hanno voluto fra l’altro ricordare davanti a tutti anche alcuni limiti delle
stesse imprese: la sicurezza migliora, ma poco poco; e a livello generale il
comparto continua ad avere un alto tasso di irregolarità.
Ma non sono state solo lamentazioni per orecchie lontane. Alla Regione (e
quindi alla Beccalossi), il presidente Campana, ha riconosciuto coraggio
nell’approvare la nuova legge (la Moneta) che riordina di sana pianta
l’impianto della legislazione urbanistica: molte cose sono positive, altre
no. Un esempio: la legge sui sottotetti, oggetto oggi «di un confronto forse
troppo acceso», e uscita dalla Commissione stravolta e bisognosa di una
«rivisitazione» sulla quale la stessa Beccalossi ha convenuto, ma che appare
aspetto marginale rispetto alla portata innovativa della legge che
trasferisce competenze alle Province e ai Comuni che diventano più
responsabili del proprio territorio.
Già - ha ammesso Campana - più responsabili, ma anche sguarniti rispetto
alle nuove incombenze. Da Milano al Broletto. Qui il problema, fra gli
altri, è quello dello staff tecnico che deve gestire il Piano territoriale
di cordinamento, accanto alle non-novità costituite dal permanere degli
handicap infrastrutturali, viari in primis: Brebemi, Aeroporto, Tangenziale
e via andando anche qui. In realtà - ha commentato nel suo intervento
Alberto Cavalli - la novità di questi giorni è l’appalto per la terza corsia
della Tangenziale Sud. Cento e rotti milioni di euro per trasformare la
carreggiata da 16 a 30 metri lungo i 5 chilometri e mezzo. Non solo. Cavalli
ha riassunto le cifre dell’impegno "viario" della Provincia: 485 milioni dal
2002 al prossimo 2007 mentre per le scuole supeiori l’impegno nei sei anni
sarà complessivamente di poco inferiore ai 100 milioni.
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