domenica 08 maggio 2005 economia pag. 25

 
L’assemblea del Collegio Costruttori. L’edilizia lancia l’appello alla politica e chiede maggiori garanzie


Il «mattone» vuole certezze


Istituzioni concordi: «Comparto strategico, si deve collaborare»

 
Il «mattone» si conferma locomotiva dell’economia bresciana. Ma come ogni motore ha bisogno di carburante, e l’edilizia chiede agli enti territoriali un valido supporto politico-economico necessario per macinare nuovi chilometri. Il rischio, pesante, è ostacolare un comparto che, per volumi, fatturato e addetti, rappresenta una buona fetta del tessuto economico bresciano. Unica strada per sostenere un polo così nevralgico è la stretta collaborazione tra imprenditori e istituzioni. Di questo si è parlato ieri durante l’assemblea annuale del Collegio dei Costruttori edili di Brescia. Regione, Provincia, Comune e Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) hanno testimoniato, con la loro presenza, il sempre più stretto rapporto tra operatori del settore e istituzioni. «Gli Enti locali e i Comuni - ha detto il presidente del Collegio, Giuliano Campana - hanno oggi una maggiore potere decisionale nella gestione del territorio, con un conseguente carico di maggiore responsabilità, comunque limitata dagli aggiornati piani provinciali». E proprio in ambito provinciale si inserisce l’intervento del presidente della Provincia di Brescia, Alberto Cavalli: «Il Piano Territoriale di coordinamento rappresenta una novità positiva che tuttavia pecca di qualche difficoltà e lentezza, in quanto strumento di pianificazione non completamente collaudato. Il piano ha però il pregio di creare un punto di incontro tra lo sviluppo dei singoli comuni coinvolgendo anche il sistema misto del pubblico-privato». Il tasto dolente resta quello delle ingessature giuridico burocratiche che portano spesso a distanze abissali tra progetti e concreta apertura dei cantieri. La lentezza è ancor più nociva quando a pagarne lo scotto sono le opere di pubblica utilità. Si pensi alla Bre.Be.Mi, all’ampliamento della tangenziale Sud, al potenziamento della viabilità in Val Trompia. Ma gli ostacoli non finiscono qui. Tra i tanti temi di discussione anche la revisione al rialzo degli oneri di urbanizzazione comunale e il tema delle convenzioni obbligatorie, ovvero l’obbligo, per gli interventi in centro storico (oltre i 1.200 mq), di vendere il 30% a prezzi convenzionati con la Pubblica Amministrazione «a prezzi notevolmente inferiori al costo - ha spiegato Campana -, che danno spazio a sotterfugi». Non è mancata la risposta del sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che «consapevole della centralità del comparto edile nell’economia bresciana» ha voluto ribadire come gli interventi rientrino tutti nel piano «finalizzato alla trasformazione della città per garantire ai cittadini un ambiente urbano migliore, con nuovi spazi» e che, allo stesso tempo, «scongiuri il rischio della deurbanizzazione». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Viviana Beccalossi, vicepresidente della Regione Lombardia: «Anche la Regione, nei programmi di urbanizzazione, punta su un rinnovamento socio-culturale, sulla creazione di un ambiente in cui sia più facile socializzare. Per farlo, crediamo nella valorizzazione del territorio fatta in un chiaro quadro normativo». Il filo diretto tra imprenditori edili ed istituzioni è stato teso. L’auspicio è quello che non vengano frapposti nodi ed incomprensioni, perché il mattone continui a «tirare», senza strappi e nell’interesse, innanzitutto, dei cittadini.
Marco Taesi