Giornale di Brescia
Venerdì 1 luglio 2005

   

 
 ECONOMIA E FINANZA Pag. 26    

Scavi in edilizia: il problema dello smaltimento della terra

 

Un momento dell’incontro promosso dal Collegio costruttori

  

TEMA D’ATTUALITA’ AL CONVEGNO DEL COLLEGIO COSTRUTTORI

BRESCIA - Brebemi, terzia corsia della tangenziale, metropolitana leggera e Tav: sono quattro grandi opere accomunate da un lungo elenco di problematiche finanziarie, operative, ambientale. Una di queste è rappresentata senz’altro dalla gestione delle terre e rocce da scavo. Il comun denominatore del problema deriva dalla complesso di norme e dalla giurisprudenza che deve «decifrare» le volontà del legislatore nazionale e quello europeo. Di tali questioni si è occupato ieri il convegno «Indirizzi per la gestione delle terre e rocce da scavo», organizzato dalla Provincia di Brescia, dal Collegio Costruttori, dall’Arpa (agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) dal Collegio dei Geometri di Brescia. Mentre l’assessore all’Ambiente della Provincia, Enrico Mattinzoli, ha sottolineato l’impegno, nel rispetto della legge, affinché la problematica possa essere affrontata con competenza e semplicità di esecuzione «in sintonia con un percorso iniziato col piano cave». «Sappiamo anche - ha proseguito Mattinzoli - che non è possibile affrontare il problema senza distinguere correttamente il concetto di rifiuto, ma puntando anche alla creazione di una filiera di competenza tale da poter sviluppare, proprio nella nostra realtà, una vera e propria industria, in grado di supportare il sistema e di fare business». Il presidente del Collegio Costruttori, Giuliana Campana, ha sottolineato come il problema sia complesso: «Con la Legge n. 306/2003 di recepimento di direttive comunitarie sono state fissate nuove regole per poter gestire i materiali derivanti dall’attività di escavazione e costruzione, peraltro già normate dalla precedente legislazione, ad esempio dal decreto Ronchi. In particolare la possibilità di riutilizzare le terre e rocce da scavo è subordinata ad autorizzazioni ed analisi finalizzate ad accertare le caratteristiche del materiale di risulta. Se però l’intenzione del legislatore era quella di adeguare la normativa italiana a quella europea, cercando, al contempo di semplificare gli adempimenti cui le imprese sono tenute, si può dire che l’obiettivo, almeno per ora, non è stato raggiunto». La questione riguarda un ambito nel quale consentire il recupero di tale materiali permette un maggior rispetto dell’ambiente, riducendo il prelievo di materiale naturale. Ma la normativa è tale da agevolare, almeno sinora, soprattutto le grandi opere e non le realizzazioni piccole e intermedie. Tra gli interventi quello di Luigi Filippini, direttore del dipartimento Arpa e di Fausto Savoldi, presidente del Collegio Geometri. Del dettaglio tecnico del problema si sono occupati Riccardo Davini, direttore area ambiente della Provincia di Brescia, Gian Paolo Oneda (dirigente area suolo e bonifica dell’Arpa), Domenico Gramegna (laboratorio analisi Arpa) e Liberale Formentini (ordine dei chimici della provincia di Brescia).