|

Un momento dell’incontro promosso dal Collegio costruttori
|
|
|
TEMA D’ATTUALITA’
AL CONVEGNO DEL COLLEGIO COSTRUTTORI
BRESCIA - Brebemi,
terzia corsia della tangenziale, metropolitana leggera e Tav: sono quattro
grandi opere accomunate da un lungo elenco di problematiche finanziarie,
operative, ambientale. Una di queste è rappresentata senz’altro dalla gestione
delle terre e rocce da scavo. Il comun denominatore del problema deriva dalla
complesso di norme e dalla giurisprudenza che deve «decifrare» le volontà del
legislatore nazionale e quello europeo. Di tali questioni si è occupato ieri il
convegno «Indirizzi per la gestione delle terre e rocce da scavo», organizzato
dalla Provincia di Brescia, dal Collegio Costruttori, dall’Arpa (agenzia
regionale per la protezione dell’ambiente) dal Collegio dei Geometri di Brescia.
Mentre l’assessore all’Ambiente della Provincia, Enrico Mattinzoli, ha
sottolineato l’impegno, nel rispetto della legge, affinché la problematica possa
essere affrontata con competenza e semplicità di esecuzione «in sintonia con un
percorso iniziato col piano cave». «Sappiamo anche - ha proseguito Mattinzoli -
che non è possibile affrontare il problema senza distinguere correttamente il
concetto di rifiuto, ma puntando anche alla creazione di una filiera di
competenza tale da poter sviluppare, proprio nella nostra realtà, una vera e
propria industria, in grado di supportare il sistema e di fare business». Il
presidente del Collegio Costruttori, Giuliana Campana, ha sottolineato come il
problema sia complesso: «Con la Legge n. 306/2003 di recepimento di direttive
comunitarie sono state fissate nuove regole per poter gestire i materiali
derivanti dall’attività di escavazione e costruzione, peraltro già normate dalla
precedente legislazione, ad esempio dal decreto Ronchi. In particolare la
possibilità di riutilizzare le terre e rocce da scavo è subordinata ad
autorizzazioni ed analisi finalizzate ad accertare le caratteristiche del
materiale di risulta. Se però l’intenzione del legislatore era quella di
adeguare la normativa italiana a quella europea, cercando, al contempo di
semplificare gli adempimenti cui le imprese sono tenute, si può dire che
l’obiettivo, almeno per ora, non è stato raggiunto». La questione riguarda un
ambito nel quale consentire il recupero di tale materiali permette un maggior
rispetto dell’ambiente, riducendo il prelievo di materiale naturale. Ma la
normativa è tale da agevolare, almeno sinora, soprattutto le grandi opere e non
le realizzazioni piccole e intermedie. Tra gli interventi quello di Luigi
Filippini, direttore del dipartimento Arpa e di Fausto Savoldi, presidente del
Collegio Geometri. Del dettaglio tecnico del problema si sono occupati Riccardo
Davini, direttore area ambiente della Provincia di Brescia, Gian Paolo Oneda
(dirigente area suolo e bonifica dell’Arpa), Domenico Gramegna (laboratorio
analisi Arpa) e Liberale Formentini (ordine dei chimici della provincia di
Brescia).
|
|