In un documento il contributo di undici associazioni dellimprenditoria bresciana al dibattito sulleconomia «Tornare alla centralità dellimpresa» «Lattuale congiuntura non lascia tempo: servono rimedi concreti e immediati»
Rosario Rampulla
Il documento arriva sul filo di lana, giusto a poco meno di 48 ore dalla Conferenza degli Stati generali. A siglarlo, undici realtà dellassociazionismo economico della provincia: Associazione artigiani, Associazione commercianti, Associazione industriale bresciana, Collegio costruttori edili, Confartigianato, Confederazione italiana agricoltori, Confederazione nazionale artigianato, Confesercenti, Federazione autotrasportatori italiani, Lega nazionale cooperative e mutue e Unione provinciale agricoltori. Una coralità definita «davvero eccezionale» dai diretti interessati.
Un fin troppo facile ricorso a una metafora calcistica potrebbe far parlare di un team di tutte prime punte. Undici attaccanti in campo per un unico obiettivo: il rilancio, da perfezionare in tempi brevi, del «sistema Brescia». Si muove dunque in questa direzione il documento presentato ieri nella sede dellAib alla presenza dei presidenti e dei rappresentanti delle associazioni coinvolte. «Abbiamo sottoscritto un un accordo - spiega Franco Tamburini, presidente Aib - con cui si è voluto riprendere un discorso, come quello della Consulta delle categorie, di dieci anni fa. Questo documento è lesplicitazione della sintonia di fronte alle problematiche che affliggono la nostra provincia che, come da tempo sottolineiamo, corre ancora dei seri pericoli sul fronte della crisi economica».
Dal punto di vista formale, si tratta di una breve memoria («ma siamo pronti ad approfondire il discorso» assicura Tamburini) in cui viene rapidamente ripercorsa la genesi della crisi («i problemi che ci angustiano non stanno solo a casa nostra ma paghiamo i costi di un Paese in cui i tempi della politica sono in ritardo rispetto alle esigenze dellimprenditoria»), per lasciare spazio ad alcune sottolineature sul merito di quanto verrà dibattuto nella Conferenza degli Stati generali.
A voler trovare un concetto emblematico, si può dire che lanelito dellimprenditoria bresciana sia «il ritorno alla centralità dellimpresa». Dichiarazione di intenti che si scontra con il «sistema che sta intorno al mondo delle imprese». Politica compresa, anche alla luce del convincimento che «i limiti della crescita economica siano anche limiti politici ed istituzionali». Sono infatti le forze politiche e istituzionali i destinatari di quello che è definito «un invito pressante perché, subito dopo lenunciazione della Conferenza, ci siano risposte concrete. Magari poche, ma subito messe in atto perché se certi problemi non si risolvono in fretta i danni potrebbero essere irreparabili».
Quanto ai temi caldi, sono già stati ampiamente sviscerati: «infrastrutture, ricerca e formazione, internazionalizzazione, politiche energetiche competitive, rapporti più efficaci con il mondo bancario, minor tasso di burocratizzazione, salvaguardia dellambiente anche in virtù dellindotto del turismo». Tutto legittimo ma (in molti casi proprio nel corso delle audizioni preliminari agli Stati generali), già sentito. Quali allora le aspettative poste in questo nuovo documento? «Che si ridia impulso a uneconomia che ha le capacità e le risorse per risalire, magari puntando sulle potenzialità inespresse di settori quali il manifatturiero, la meccanica o lagricoltura. Sono ambiti che hanno ancora molto da dire e che potrebbero permetterci di riacquistare quella fiducia nella ripresa che si è progressivamente persa». Strategie condivise che potranno concretizzarsi «se le forze politiche non sacrificheranno sullaltare della contrapposizione e della contesa dellultimo voto gli interessi del territorio». Occhi puntati anche sulle prospettive riguardanti il «Centro servizi polifunzionali tecnologici, la cui messa in essere sarebbe una ottima occasione per sperimentare una sinergia gestionale tra il pubblico ed il privato».
Da parte dei firmatari del documento cè grande prudenza nellazzardare ipotesi su cosa porterà la Conferenza di domani. «Prima di giudicare - commenta Tamburini - aspettiamo di vedere che cosa succede». Unattesa che è solo questione di ore. Dopodiché, questo laugurio corale, «si chiuda la fase del dibattito per dare spazio a quanto cè da fare».