La sede del Collegio
Il presidente Giuliano Campana
BRESCIA
«La nostra assemblea questanno sarà la nostra festa - ha sottolineato il presidente Giuliano Campana durante la presentazione dellassemblea in programma sabato - desidero innanzitutto illustrare le motivazioni che ci hanno indotto a partecipare alliniziativa editoriale per la pubblicazione di un volume che, ripercorrendo gli anni del dopoguerra, rende merito ai nostri padri che, in condizioni drammatiche, sono stati i protagonisti di una rinascita straordinaria per impegno e abnegazione. Gli imprenditori edili bresciani sono stati un elemento essenziale della ricostruzione, alleviando la disoccupazione, contribuendo allistruzione professionale e creando strutture di assistenza. Si trattava di dare risposta alle enormi necessità di case dignitose per bilanciare gli spaventosi effetti dei bombardamenti e per le famiglie che accorrevano a migliaia dalle campagne alla ricerca di un posto di lavoro nella nascente industria cittadina, in assenza di adeguate strutture di trasporto».
«Dal 1945 al 1948 furono ricostruiti a Brescia 30.000 vani. Dal 1951 al 1971, il numero delle unità immobiliari passò da 35 a 70mila. Brescia rinacque con qualche scompenso e una certa frettolosità, ma moderna ed equilibrata, guidata da uomini decisi e concreti. Sottolineo che questa rinascita infatti va vista e valutata soprattutto con gli occhi di allora. Con grande convinzione abbiamo quindi affiancato limpegno di Franco Robecchi, noto storico bresciano, e della Compagnia della stampa per fissare quegli anni, quella avventura, nel volume Brescia, fra ricostruzione e boomEdilizia ed urbanistica dal 1945 al 1965».
«Il volume di Franco Robecchi - prosegue Campana - a mio avviso, ha reso finalmente giustizia alla nostra categoria che per tanti anni è stata guardata, da una certa ideologia, solo come un insieme di speculatori e deturpatori dei patrimonio immobiliare».
«La seconda iniziativa che abbiamo preso per ricordare i sessanta anni del nostro Collegio è la premiazione delle 35 imprese che sono rimaste ininterrottamente associate da quel lontano 1945. Delle 137 imprese associate allora, ben 35 sono rimaste, con una fedeltà al lavoro e al Collegio piena di positivi significati. A queste imprese, alla loro attività, al loro attaccamento, il nostro riconoscimento non poteva mancare. Oggi voglio inoltre esprimere laugurio, e la speranza, che il nostro Paese e la nostra categoria sappiano trovare energie e risorse, entusiasmi e stimoli per superare anche questa fase, difficile ma certamente nemmeno lontanamente paragonabile a quella affrontata e superata dai nostri padri».
Vale proprio la pena ricordare i capitoli fondamentali con i quali Franco Robecchi ha affrontato la corposa ricerca che ha dato vita a un volume di 327 pagine, riccamente corredate anche sotto il profilo iconografico. Robecchi, da abile ricercatore, ha suddiviso lopera partendo dalle conseguenze della guerra per accennare alla nascita del collegio dei capomastri, una realtà alla quale fece seguito, nel 1946 (motivo del compleanno), la fondazione di una realtà più strutturata con sede in via Ferramola. Seguono poi, nella ricerca, i capitoli dallemergenza allaccelerazione dei primi anni Cinquanta, dal Prg della città agli interventi sullarea dellex ospedale. In questo periodo affondano le radici della Brescia moderna, con levoluzione degli anni 50, il nuovo Piano regolatore del 1961 e poi le grandi infrastrutture, quelle realizzate e quelle (purtroppo) rimaste come grandi progetti incompiuti. Tra questi ultimi annoveriamo lautostrada Brescia-Ulm, oppure quella che lautore definisce come «lunga frustrazione», ovvero lidea dei canali navigabili.
La storia raccontata da Robecchi arriva sino al grande boom, senza dimenticare che il comparto ha attraversato un anno particolarmente difficile nel 1964. Ma la storia continua, però il libro per ora chiude le pagine nel 1965.