BRESCIA
Gli imprenditori edili bresciani sono stati un elemento essenziale della ricostruzione, alleviando la disoccupazione, contribuendo allistruzione professionale e creando strutture di assistenza. Si trattava di dare risposta alle enormi necessità di case dignitose per bilanciare gli spaventosi effetti dei bombardamenti e per le famiglie che accorrevano a migliaia dalle campagne alla ricerca di un posto di lavoro nella nascente industria cittadina, in assenza di adeguate strutture di trasporto.
Dal 1945 al 1948 furono ricostruiti a Brescia 30mila vani. Dal 1951 al 1971, il numero delle unità immobiliari passò da 35 a 70mila. Brescia rinacque con qualche scompenso e una certa frettolosità, ma moderna ed equilibrata, guidata da uomini decisi e concreti.
«Con grande convinzione - ho sottolineato Campana nel suo intervento - abbiamo quindi affiancato limpegno di Franco Robecchi, noto storico bresciano, e della Compagnia della Stampa per fissare quegli anni, quella avventura, nel volume Brescia, fra ricostruzione e boom-Edilizia ed urbanistica dal 1945 al 1965. Il volume di Franco Robecchi, a mio avviso, ha reso finalmente giustizia alla nostra categoria che per tanti anni è stata guardata, da una certa ideologia, solo come un insieme di speculatori e deturpatori del patrimonio immobiliare. Sfogliando il libro di Franco Robecchi, guardando le immagini di una città distrutta e sommersa di macerie ci siamo sentiti in dovere, con viva emozione, di esprimere una profonda gratitudine per coloro che, con tenacia e sacrifici, lhanno ricostruita». «Pensando a quei tempi, veramente drammatici, che io ho vissuto giovanissimo - ha proseguito il presidente Campana - sento il dovere di rivolgere un pensiero ai presidenti del Collegio di quegli anni: ling. Giovanni Zani, ling. Emilio Pisa e ling. Roberto Paterlini, grandi personaggi che non sono più tra noi. Zani e Pisa, che si alternarono al vertice del Collegio fino al 1964, hanno impersonificato unepoca pionieristica, quella delle scarse risorse e del volontariato. I consiglieri erano a turno nella sede per svolgere le funzioni di consulenti per i colleghi. Nel 1965 divenne presidente Roberto Paterlini, nel pieno di una crisi del settore, con una caduta occupazionale di quasi il 30% degli addetti. A lui si deve la lungimiranza associativa».