Edizione: 07/05/2006   testata: Giornale di Brescia   sezione:ECONOMIA

Un libro dello storico Franco Robecchi come strenna  
Case dopo le bombe 


BRESCIA

Gli imprenditori edili bresciani sono stati un elemento essenziale della ricostruzione, alleviando la disoccupazione, contribuendo all’istruzione professionale e creando strutture di assistenza. Si trattava di dare risposta alle enormi necessità di case dignitose per bilanciare gli spaventosi effetti dei bombardamenti e per le famiglie che accorrevano a migliaia dalle campagne alla ricerca di un posto di lavoro nella nascente industria cittadina, in assenza di adeguate strutture di trasporto.
Dal 1945 al 1948 furono ricostruiti a Brescia 30mila vani. Dal 1951 al 1971, il numero delle unità immobiliari passò da 35 a 70mila. Brescia rinacque con qualche scompenso e una certa frettolosità, ma moderna ed equilibrata, guidata da uomini decisi e concreti.
«Con grande convinzione - ho sottolineato Campana nel suo intervento - abbiamo quindi affiancato l’impegno di Franco Robecchi, noto storico bresciano, e della Compagnia della Stampa per fissare quegli anni, quella avventura, nel volume Brescia, fra ricostruzione e boom-Edilizia ed urbanistica dal 1945 al 1965. Il volume di Franco Robecchi, a mio avviso, ha reso finalmente giustizia alla nostra categoria che per tanti anni è stata guardata, da una certa ideologia, solo come un insieme di speculatori e deturpatori del patrimonio immobiliare. Sfogliando il libro di Franco Robecchi, guardando le immagini di una città distrutta e sommersa di macerie ci siamo sentiti in dovere, con viva emozione, di esprimere una profonda gratitudine per coloro che, con tenacia e sacrifici, l’hanno ricostruita». «Pensando a quei tempi, veramente drammatici, che io ho vissuto giovanissimo - ha proseguito il presidente Campana - sento il dovere di rivolgere un pensiero ai presidenti del Collegio di quegli anni: l’ing. Giovanni Zani, l’ing. Emilio Pisa e l’ing. Roberto Paterlini, grandi personaggi che non sono più tra noi. Zani e Pisa, che si alternarono al vertice del Collegio fino al 1964, hanno impersonificato un’epoca pionieristica, quella delle scarse risorse e del volontariato. I consiglieri erano a turno nella sede per svolgere le funzioni di consulenti per i colleghi. Nel 1965 divenne presidente Roberto Paterlini, nel pieno di una crisi del settore, con una caduta occupazionale di quasi il 30% degli addetti. A lui si deve la lungimiranza associativa».