giovedě 22 giugno 2006 cronaca pag. 17


L’intervento. Il Collegio Costruttori

«Combattiamo il lavoro nero e le irregolarità»

L’intervento del sig. Francesco Cisarri, segretario generale della Fillea Cgil di Brescia, dello scorso 14 giugno in occasione della presentazione di un dibattito sul tema del lavoro nero, merita una decisa replica.
Secondo l’analisi del segretario della Fillea l’attività edile in Brescia e provincia è caratterizzata dal lavoro nero e dalla commistione con fenomeni malavitosi di stampo mafioso. Gli imprenditori edili bresciani, sempre a parere del signor Cisarri, si distinguono unicamente per il loro ostinato rifiuto sia ad investire in materia di sicurezza, sia a combattere le irregolarità non avendo voluto far pulizia nel settore alimentando, così, la concorrenza sleale contro le imprese sane. Tale analisi costituisce la premessa per incalzare il Collegio dei Costruttori Edili di Brescia perchè collabori a debellare queste piaghe e non tuteli più le imprese irregolari.
Sono stupito e deluso da tali affermazioni. Certamente dal segretario di una delle principali organizzazioni sindacali mi aspetto meno demagogia e più concretezza e verità, anche in considerazione dei lunghi anni di impegno comune e condiviso.
Prima di affrontare il tema del lavoro irregolare e degli infortuni è doverosa una precisazione circa le asserite infiltrazioni mafiose nel settore dell’edilizia bresciana denunciate da Cisarri. Vista la gravità delle affermazioni invito la Fillea, se sa qualcosa, a compiere i necessari passi presso le Autorità competenti. Se si tratta di episodi realmente accaduti, la Fillea troverà la più ampia collaborazione del Collegio.
Per il resto le dichiarazioni di Cisarri costituiscono un attacco ingiustificato anche perché volto indiscriminatamente contro tutti gli imprenditori, anche verso quelli che operano nel rispetto delle leggi e dei contratti, i soli che il Collegio vuole rappresentare.
Il problema del lavoro irregolare e della sicurezza nei cantieri non sono mai stati tralasciati né tantomeno «coperti» dal Collegio Costruttori di Brescia. In più occasioni abbiamo dimostrato con i fatti la volontà di combattere queste piaghe che sono anche diretta causa di infortuni e che alterano la concorrenza tra le imprese costituendone un elemento distorsivo.
Ed allora ecco i fatti. Fin dal 1947 il Collegio ha affrontato il problema del lavoro nero evidenziando, in una lettera indirizzata agli Istituti assicurativi e previdenziali, che il Collegio «è nato per tutelare gli interessi delle imprese oneste e non di quelle che disonorano e danneggiano la classe imprenditoriale». Nell’occasione il Collegio sollecitava gli enti preposti affinché si attivassero per colpire chi operava fuori dalle regole. Questa era ed è la linea di azione del Collegio. Nel 1992, primo in Italia, il Collegio ha sottoscritto un accordo perché si considerassero regolari solo le imprese che denunciano alla Cassa Edile un numero di ore non inferiore a quello medio contrattuale.
Ma l’impegno del Collegio non è limitato alla nostra provincia. In sede nazionale voglio ricordare che il Collegio di Brescia ha attivamente contribuito alla conclusioni di importanti accordi con i quali sono stati definiti strumenti e iniziative per combattere la piaga del lavoro nero. L’avviso comune del dicembre 2003, che ha dato il via al Durc, il documento che attesta la regolarità dell’impresa esecutrice dei lavori nei confronti degli Enti previdenziali e della Cassa Edile, ne è una dimostrazione diretta. Con il varo di tale iniziativa, si è dato al settore un ulteriore strumento per creare una più diffusa regolarità e per combattere il lavoro irregolare.
Altro punto qualificante dell’avviso comune è la previsione, in attesa di attuazione legislativa, che nel settore edile la comunicazione di assunzione da inviare agli Enti pubblici preposti debba intervenire il giorno precedente l’instaurazione del rapporto di lavoro.
Il segretario della Fillea dimentica, o finge di dimenticare, che il problema del ricorso al lavoro nero non dipende solo dalla volontà di alcuni imprenditori privi di scrupoli. In più occasioni il Collegio ha denunciato che tale fenomeno è strettamente connesso con un altro aspetto di ordine prettamente economico. Mi riferisco al cosiddetto «cuneo contributivo e fiscale» ossia al problema del divario tra quanto percepisce il lavoratore in busta paga ed il relativo costo sostenuto dal datore di lavoro. Finché tale forbice rimarrà attestata sui valori odierni anche i lavoratori sono ammaliati dal miraggio di facili, ed illeciti, guadagni. Si crea una connivenza tra imprenditori sleali e lavoratori che coscientemente operano al di fuori delle regole ed in condizioni di assoluta illegalità.
Questo è il fenomeno da combattere, anche a parere delle organizzazioni sindacali di categoria, per arginare e infine debellare l’odioso fenomeno del lavoro irregolare
Infatti con il citato avviso comune del 2003 è stata proposta al legislatore la «decontribuzione» dei trattamenti aggiuntivi alla retribuzione stabilita dai contratti collettivi, in modo da rendere meno conveniente ai lavoratori prestare la propria opera in nero e, al contempo, premiare le imprese regolari.
Alcune brevi osservazioni anche per ciò che attiene la materia della sicurezza sui cantieri. Mi preme anzitutto ricordare che il settore edile è stato tra i primi ad introdurre, come prassi operativa quotidiana, la collaborazione tra datori di lavoro e organizzazioni sindacali dei lavoratori anche in tema di sicurezza nei cantieri. E Brescia è stata tra i capostipiti di questa collaborazione. Ciò è stato possibile anche perchè il Collegio è sempre stato particolarmente sensibile a questo problema senza mai lesinare le necessarie risorse.
Ancora una volta ricordo i fatti. Il Comitato Paritetico per la prevenzione contro gli infortuni sul lavoro, gestito dal Collegio insieme alle organizzazioni sindacali provinciali, effettua ogni anno circa 4.000 visite presso i cantieri della provincia contribuendo fattivamente a diffondere la cultura della sicurezza tra gli addetti. Si tratta di dati ben noti anche alla Fillea-Cgil in quanto rappresentata nel Consiglio di Amministrazione del Comitato.
È necessaria anche una precisazione nei dati illustrati da Cisarri. Gli otto infortuni mortali denunciati riguardano anche l’indotto delle costruzioni in cui complessivamente sono occupati circa 80.000 lavoratori. Ciò non muta la drammaticità del fenomeno. Ma proprio la consapevolezza che dietro ai numeri ci sono uomini, donne, figli e famiglie impone l’obbligo della verità. Solo una presa di coscienza della realtà del fenomeno, ripeto, drammatico delle morti sul lavoro può condurre alla ricerca delle migliori soluzioni.
Da ultimo una riflessione: non vorremmo essere accomunati a chi, oggi come ieri, stiamo contrastando.

Giuliano Campana

presidente del Collegio Costruttori Edili
di Brescia e provincia