LAVORO NERO Entrano in vigore da ottobre le nuove misure per la regolarità e la sicurezza nei cantieri
Decreto Bersani, manovali con il badge
Lassunzione deve essere regolarizzata prima dellinizio del lavoro. Indispensabile il Durc
Erminio Bissolotti
BRESCIA
Lo Stato punta le armi sui cantieri edili rendendo la vita difficile ai lavoratori in nero. Con la conversione in legge del decreto Bersani sono state attuate una serie di misure a contrasto del lavoro sommerso e ad incentivo della maggior sicurezza sul lavoro nei cantieri edili.
Una prima novità riguarda lobbligo di comunicazione preventiva dellinstaurazione di un rapporto di lavoro. Con questa nuova norma limpresa edile deve comunicare lassunzione del dipendente il giorno prima che questo inizi a lavorare in cantiere. Pertanto, gli impresari della nostra provincia sono tenuti a comunicare al Centro provinciale dellimpiego di Via Cipro lavvenuta assunzione di nuovi manovali il giorno prima dellinizio del rapporto di lavoro tramite lettera raccomandata o consegnata a mano con ricevuta attestante lavvenuto recapito (in modo tale da poter certificare la data).
Con decorrenza 1°ottobre prossimo viene inoltre introdotto, per i datori di lavoro, lobbligo di munire il personale dipendente di unapposita tessera di riconoscimento con foto. Tale adempimento grava anche sui lavoratori autonomi che operano per conto proprio allinterno dello stesso cantiere. Sono invece esonerati dallobbligo della tessera individuale i datori di lavoro edili con meno di dieci dipendenti, e che in alternativa, devono iscrivere i propri lavoratori occupati giornalmente in registri vidimati dalla direzione generale del lavoro. Nei cantieri in cui sono presenti contemporaneamente più imprese edili (con e senza dipendenti), lobbligo del badge di riconoscimento va a gravare anche sul committente dei lavori.
La mancata adozione della tessera identificativa sarà sanzionata al datore di lavoro con un ammenda da 100 a 500 euro per lavoratore, mentre il dipendente che non provvede ad esporla sarà punito con la sanzione amministrativa da 50 a 300 euro.
Le imprese edili che utilizzano personale non registrato e che violano le disposizioni sullorario di lavoro e dei riposi, in aggiunta alle sanzioni previste per le singole omissioni, rischiano la sospensione dei lavori. Viene, infatti, attribuito al personale di vigilanza del Ministero del lavoro (i temuti ispettori) il potere di sospensione dei lavori nellambito di cantieri edili nei quali sia riscontrato un impiego di personale in nero, cioè non risultante dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria, in misura pari o superiore al 20% dei lavoratori regolari. Sospensione che potrà essere decisa anche su segnalazione dellInps o dellInail. Al provvedimento di sospensione adottato dalla direzione provinciale del Lavoro fa seguito un provvedimento del Ministero delle infrastrutture con il quale viene negata allimpresa la possibilità di partecipare a gare pubbliche e di stipulare contratti con la pubblica amministrazione per tutta la durata della sospensione.
Ulteriore spina nel fianco per gli imprenditori edili viene dal comma 8 dellart. 36 bis della nuova legge nata con la conversione del decreto Bersani. Le imprese non in possesso dei requisiti per il rilascio del Durc, il documento unico di regolarità contributiva (che attesta contestualmente la regolarità di unimpresa per quanto concerne gli adempimenti Inps, Inail e Cassa Edile) non possono usufruire della riduzione contributiva del 11,50% prevista dal Decreto legge 244/95.
«Auspicavamo da tempo un deciso intervento legislativo a contrasto del lavoro nero». Questa la prima affermazione del presidente Giuliano Campana, chiamato in causa per render nota la posizione del Collegio dei Costruttori edili di Brescia.
Il governo ha applicato norme più rigide giustificandole (comè espressamente citato nel decreto) da una situazione di urgenza e estrema necessità. Secondo Campana «le misure adottate sono da accogliere positivamente perché colpiscono quelle pseudo imprese che, perseguendo illecite riduzioni del costo del lavoro a discapito della sicurezza dei loro collaboratori, si pongono sul mercato in modo sleale».
A parere del Collegio il problema del ricorso al lavoro nero è strettamente connesso al «cuneo fiscale e contrbutivo» ossia al divario tra quanto percepisce il lavoratore in busta paga ed il relativo costo sostenuto dal datore di lavoro. «Finché tale forbice rimane sui valori odierni anche i lavoratori sono ammaliati dal miraggio di facili, ed illeciti, guadagni».