Edizione: 14/12/2006   testata: Giornale di Brescia   sezione:ECONOMIA
L’INCONTRO DEI GIOVANI COSTRUTTORI 
Donne in cantiere e... in carriera «Ma senza rinunciare alla famiglia» 
Simona Leggeri
Simona Leggeri
BRESCIA - Donne in cantiere. Donne dirigenti. Donne in politica. Insomma, donne che occupano posti fino a poco tempo fa riservati a soli uomini. Qual è la caratteristica essenziale di questo loro stare nel mondo del lavoro, delle professioni, dell’impegno non propriamente famigliare? Alcuni tratti tipici sono emersi ieri, durante l’assemblea del Gruppo giovani costruttori, durante la quale si è svolto un dibattito, coordinato dal collega Claudio Venturelli, che ha coinvolto Paola Vilardi, presidente del Consiglio provinciale, Laura Castelletti, presidente del Consiglio comunale di Brescia, Simona Leggeri, e Paola Carron, presidente nazionale e vicepresidente dei Giovani imprenditori edili, Emanuela Gastaldi e Laura Nocivelli dell’Aidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda).
Introdotte da Giuliano Campana e da Ernesto Bruni Zani, e stimolate dalle domande di Venturelli e da due filmati che hanno introdotto l’argomento con interviste ad un imprenditore edile e a un capocantiere, le relatrici hanno messo in evidenza come la donna, qualsiasi ruolo svolga, debba ancora conquistarsi, con doppio sforzo in rapporto ai colleghi maschi, la credibilità. Anche il ricambio generazionale per le donne rappresenta una doppia fatica, perché anche in questo caso i genitori, spesso il genitore maschio, che è a capo dell’azienda, privilegia la successione maschile.
I tempi duri, insomma, non sono finiti e la fase della conquista di un ruolo non è terminata, ma accanto a questo dato incontrovertibile e testimoniato, c’è quello di una modalità di stare sul lavoro, nella professione, in politica che è più vicino alla persona. La donna, anche quando riveste un ruolo dirigente, non dimentica il rapporto umano, è più sensibile degli uomini ai temi della sicurezza e dell’ambiente e, soprattutto, non vuole e non può dimenticarsi di essere madre e di avere una famiglia.
Il tema della famiglia è emerso dal dibattito sia come sostanziale fardello, che spesso ricade sulle spalle delle donne in misura maggiore che sugli uomini, ma anche come piacevole puntualizzazione di un ruolo, quello di moglie e di madre, che le donne mettono comunque al primo posto. Nessuna voglia, dunque, di mettersi a scimmiottare gli uomini, di imitarne modalità e, spesso anche vizi, ma definizione precisa di un essere dirigenti, professioniste, politiche rimanendo donne.
Ai tratti essenziali si aggiungono quelli secondari, ma non meno significativi. La donna, sempre sotto esame, punta all’eccellenza, è precisa, puntuale, non si concede sbagli, ma sa anche essere elastica e paziente. Quella della pazienza, sembra essere la maggiore delle virtù delle due presidenti dei consigli comunale e provinciale, costrette a sorbire l’infinita sequela degli interventi dei colleghi. Con eleganza, all’unisono, dicono che questa tortura non pesa: non solo per la passione della politica, ma anche perché c’è sempre da imparare.
Silvano Danesi