NORME TECNICHE PER LA PROTEZIONE
ANTINCENDIO NEGLI EDIFICI
Diverse norme tecniche nel settore
della protezione cosiddetta ”attiva” contro gli incendi nei fabbricati sono
state emanate nel recente passato. In relazione a tali disposizioni ed alla
progettazione, installazione ed esercizio di tutti i sistemi antincendio oggi
reperibili sul mercato, si ritiene opportuno fare il punto della situazione,
prendendo l’occasione dalla pubblicazione sulla rivista mensile dell’UNI di un
apposito studio. Su autorizzazione della rivista ”Unificazione &
Certificazione” si pubblicano perciò alcune parti del dossier “Protezione
attiva antincendio” apparso sul n. 10/2007 di detta rivista.
MEZZI MANUALI DI LOTTA CONTRO
L’INCENDIO, ATTIVITA’ IN FERMENTO
(Alessandro Maggioni -
Funzionario tecnico ANIMA)
Per contenere e circoscrivere un
incendio è fondamentale un’azione immediata; pertanto diventa decisivo il primo
intervento che deve poter essere effettuato da chiunque si trovi sul posto.
L’uso dell’estintore in molti casi si è dimostrato lo strumento più idoneo; si
tratta del mezzo attualmente più diffuso per combattere i principi d’incendio,
anche perché ha la caratteristica di poter essere manovrato da chiunque purché
opportunamente addestrato. Gli estintori sono apparecchiature mobili che
contengono un agente estinguente destinato a essere diretto su un incendio.
L’agente estinguente viene espulso dall’azione di una pressione interna che può
essere permanente oppure generata dal rilascio di un gas ausiliario. La prima e
più importante suddivisione dal punto di vista delle norme tecniche è quella
rispetto alla massa totale per la quale gli estintori si dividono in due
famiglie:
- gli estintori portatili,
progettati e costruiti per essere trasportati e utilizzati a mano, in quanto la
massa totale non è maggiore di 20 chilogrammi;
- gli estintori carrellati, che
hanno massa totale maggiore di 20 chilogrammi, con un contenuto di agenti
estinguenti che può giungere fino a un massimo di 150 chilogrammi. Questi
estintori carrellati sono dotati di ruote e vengono utilizzati da due
operatori.
Gli estintori d’incendio vengono
classificati anche in base al tipo di agente estinguente che contengono (la
generazione della pressione interna consente di distinguere gli estintori
permanentemente in pressione da quelli che vengono pressurizzati solo all’atto
dell’impiego):
- a base d’acqua;
- a schiuma;
- a polvere;
- a biossido di carbonio;
- ad agenti puliti (clean agent);
- a idrocarburi alogenati.
(continua)
GRANDI NOVITA’ PER I SISTEMI
D’ACQUA
(Luciano Nigro - Vice
presidente Commissione UNI Protezione attiva contro gli incendi)
Il 2007 sarà ricordato nel nostro
settore come l’anno dei maggiori cambiamenti nel settore della normazione dei
sistemi antincendio ad acqua, i più utilizzati in Italia come nel mondo in
genere. Infatti viene pubblicata in Italia per la prima volta in lingua
italiana la norma di progettazione e gestione degli impianti sprinkler, UNI EN
12845, viene completa,mente aggiornata la norma sulle reti idranti UNI 10779 e
viene posta in inchiesta la norma sui sistemi antincendio water mist che vedrà
la luce, come CEN/TS 149722, con ogni probabilità nei primi mesi del prossimo
anno. Queste norme coprono interamente il settore dei sistemi di controllo e
spegnimento degli incendi con l’uso dell’acqua, che sono di gran lunga i più
utilizzati e hanno per questo una grande rilevanza per tutti i progettisti, gli
installatori ma anche per gli utilizzatori dei sistemi in questione.
La nuova norma sugli
sprinkler
La nuova norma europea sugli
sprinkler, la EN 12845, è stata pubblicata in italiano dall’UNI ad aprile,
sanando così una situazione difficile che si era creata a causa della
disponibilità della norma solo in inglese dal 2005, che ne aveva di fatto
ritardato l’introduzione effettiva in Italia. La UNI EN 12845 porta una serie
di novità nel panorama tecnico dei sistemi sprinkler nazionali, introducendo
una normativa completa e organica per la progettazione, installazione e
soprattutto per l’esercizio dei sistemi automatici sprinkler. La norma conferma
nella sostanza i contenuti già presenti nella 9489/9490 pur introducendo alcune
novità soprattutto in materia di alimentazioni idriche e di gruppi di
pompaggio. Si registrano alcune novità a livello di progettazione, soprattutto
a livello di classificazione delle aree e dei depositi, adesso un po’ più
precisa e attuale rispetto alla normativa precedente, soprattutto per quanto
concerne le plastiche, a livello di dimensionamento dei sistemi a secco, per i quali
sempre deve essere applicata la maggiorazione dell’area operativa, e per il
posizionamento degli erogatori a livello intermedio negli scaffali. Per quanto
riguarda le alimentazioni idriche, a una sostanziale conferma dei contenuti
della 9490 si affiancano alcune novità in materia di stazioni di
pompaggio, che possono prevedere al più un solo gruppo di pompaggio elettrico,
e di tipologia di alimentazioni superiori, adesso distinte meglio in singole e
multiple, rispetto a quanto fatto in precedenza. Piuttosto dettagliata risulta
la parte relativa alle caratteristiche costruttive dei gruppi di pompaggio.
Tale parte, una volta completata con la pubblicazione della EN 12259-12,
relativa appunto alla costruzione e marcatura CE delle unità di pompaggio, è destinata
a innovare profondamente il mercato dei gruppi di pompaggio antincendio, che
nel nostro Paese ha visto recentemente una marcata “deriva” verso unità sempre
più povere di contenuti tecnici e quindi di affidabilità complessiva.
Nella sostanza non cambiano in maniera radicale i sistemi sprinkler in Italia,
anche perché molti di essi sono realizzati preferibilmente secondo le normative
internazionali, ma alcune variazioni importanti devono essere tenute in conto
dagli operatori poiché altrimenti si potrebbero avere contestazioni normative
significative in sede di collaudo, con conseguenti elevatissimi costi di
modifica facilmente evitabili con un’attenta lettura della nuova norma.
La norma europea è poi organizzata in modo da presupporre l’installazione di tutti
componenti marcati CE secondo le norme della serie EN 12259 (parti da 1 a 12)
parzialmente pubblicate finora. Esse saranno completate nei prossimi mesi
e quindi ci si dovrà abituare a un panorama in cui gli impianti sprinkler sono
realizzati secondo la norma europea e sono realizzati con componenti parimenti
costruiti in accordo alla normativa europea e marcati CE per la conformità alla
direttiva prodotti da costruzione (CPD) cui sono soggetti. Tecnologicamente
parlando, la norma europea non ha compiuto quel salto di qualità che i
progettisti si sarebbero potuti aspettare; essa infatti, sviluppata dal gruppo
di lavoro europeo CEN TC 191/WG5 nell’arco di complessivi 18 anni di lavori
(sic!) non ha superato il profondo ritardo che la tecnologia europea dei sistemi
sprinkler presenta rispetto alle più avanzate norme americane NFPA. La norma
pubblicata rimane ferma, dal punto di vista tecnologico, ai contenuti della
norma UNI 9489, senza essere riuscita a introdurre e normare nessuno dei
moderni sprinkler Large Drop, residential, ESFR, CMDA e altri che l’industria
del settore ha immesso sul mercato e che sono di fatto utilizzati diffusamente
anche nel nostro Paese. Sarà necessario probabilmente aspettare le prossime
revisioni della norma, che saranno disponibili nell’arco di qualche anno, per
vedere l’introduzione delle nuove tecnologie anche nella norma tecnica europea;
nel frattempo si dovrà continuare a gestire tali nuove tecnologie con
l’approccio seguito fin qui di riferimento alla normativa tecnica
americana, con le maggiori difficoltà imposte dalla necessità di
utilizzare componenti marcati CE, ove disponibili, nella costruzione dei
sistemi. Infine, occorre fare un accenno alla parte 20 della norma,
contenente le istruzioni per la corretta gestione e la manutenzione periodica
degl’impianti; questa è effettivamente la parte più innovativa della norma
stessa, quella che era abbastanza poco evidente nella precedente norma UNI
9489, e che ora pone gli utenti in una condizione particolarmente critica, nel
caso in cui non dedichino agl’impianti esistenti, la dovuta attenzione
gestionale. La norma europea infatti indica sia le operazioni periodiche di
sorveglianza e controllo che l’utente deve attuare nella gestione
dell’impianto, sia le operazioni minime che devono essere svolte a intervalli
periodici vari, da parte di operatori specializzati. Questo, insieme agli
obblighi di legge, che impongono di eseguire la manutenzione degli impianti,
facendo ricorso a personale qualificato, e in osservanza alle norme
tecniche applicabili all’impianto, pone finalmente la corretta gestione in
primo piano rispetto anche ai dettagli installativi più specifici. Se si
tiene conto che le operazioni di gestione non sono in alcun modo specifiche
per i sistemi realizzati secondo la nuova norma, ma si applicano a tutti
gl’impianti sprinkler così come sono, si capisce l’importanza che la nuova
norma potrà avere sul mercato nazionale che non è certo caratterizzato da
particolare attenzione alla gestione dei sistemi di protezione attiva.
Aggiornamenti normativi
La nuova norma sprinkler ha imposto
una completa revisione della norma tecnica sulle reti di idranti, che è stata
aggiornata per tener conto del riferimento appunto alla nuova norma sugli
sprinkler ma anche alle norme recentemente pubblicate per gli idranti esterni,
soprasuolo (UNI EN 14384) e sottosuolo (UNI EN 14339), nonché per la revisione
completa delle norme sui particolare di idranti e manichette (UNI 7421, 804,
810, 811), che erano ormai superate dalla realtà di mercato. Una parte innovativa
nella norma UNI 10779, sugli idranti, è quella inerente la definizione
delle tubazioni da utilizzare per l’installazione fuori terra e interrata. La
UNI 10779 si propone addirittura come più precisa e aggiornata rispetto alla
UNI EN 12845, e finirà con il rappresentare lo standard nazionale per le
tubazioni da impiegare nei sistemi antincendio. Anche per la norma sulle reti
di idranti è stata introdotta una sezione specifica e piuttosto
articolata sull’esercizio e la manutenzione dei sistemi, e una sezione
dettagliata sugli interventi nei sistemi esistenti. Infine si sono
avviate all’inchiesta pubblica due nuove norme, una nazionale sui locali
destinati ad ospitare gruppi di pompaggio antincendio, ed una europea sui
sistemi water mist che, come detto, sarà pubblicata probabilmente nel corso del
prossimo anno come TS 14972. La norma sui locali destinati ad ospitare le
stazioni di pompaggio per i sistemi antincendio è una norma innovativa,
praticamente unica nel panorama europeo, e va’ a colmare un vuoto normativo che
ha portato, negli scorsi anni, ad una proliferazione di “soluzioni tecniche”
innovative, spesso di dubbia affidabilità. La norma sui sistemi water
mistè invece una norma “di rango”, nata dopo un intenso lavoro da parte di un
gruppo di lavoro internazionale particolarmente numeroso, e destinata a fare
“cultura” nel settore insieme alla norma americana NFPA 750. La scelta di
pubblicare un TS (technical specification) invece che una norma EN è
sostanzialmente dovuta alla necessità di avere uno strumento più agile, da
modificare frequentemente, stante la condizione “nascente” della tecnologia
water mist è al momento attuale. Ma la norma non perde assolutamente di
importanza e di autorevolezza, essendo appunto redatta in modo concorde da un
numero di esperti sempre superiore a 15 rappresentanti tutti i principali paesi
della Comunità. La norma sui sistemi water mist riconferma il criterio di
accettabilità già affermato dai precedenti documenti sulla materia, basato
sulla conduzione di prove di incendio in scala reale; l’aspetto innovativo è
costituito dall’inclusione, nella norme stessa, dei protocolli di prova da
superare per ottenere l’approvazione del sistema “secondo la normativa
europea”. I protocolli oggi inseriti sono relativi alla protezione dei locali
tecnici caratterizzati da incendi di classe B, alle aree di livello LH ed OH1
secondo la norma sprinkler europea ed ai tunnel cavi. I lavori per la prima
revisione della norma, prevista come detto entro 3 anni dalla prima
pubblicazione, sono già stati avviati e prevedono soprattutto l’ampliamento dei
protocolli di prova, fino ad includere le aree di livello OH2 e
possibilmente anche OH3, che potrebbero veramente innovare il panorama della
protezione attiva contro l’incendio degli edifici. Nella sua prima
stesura la TS 14972 comprende già, come detto, alcuni protocolli di prova, ma
contiene soprattutto l’inquadramento generale del sistema, con la conferma del
criterio di accettazione. I sistemi watermist pertanto, anche secondo la
normativa europea, potranno essere realizzati solo in conformità ai parametri
di progetto che sono stati ricavati a seguito del superamento di test in scala
reale, per scenari d’incendio analoghi. I rapporti di prova potranno
eccezionalmente essere utilizzati tal quali, come guida alla determinazione dei
parametri di progetto. Nella normalità dei casi i rapporti di prova dovranno
essere sottoposti ad appositi enti di certificazione, che rilasceranno
“l’approvazione” formale del sistema, indicando le caratteristiche che esso deve
avere per poter essere conforme alla certificazione stessa. I certificati
di approvazione divengono pertanto delle vere e proprie specifiche di
progetto dei sistemi, e dovranno essere utilizzati dai “controllori” degli
impianti per verificarne la corretta progettazione ed installazione. La
protezione attiva contro l’incendio con sistemi ad acqua si presenta quindi
“attiva” come non mai, grazie ai sistemi tradizionali ed alle innovazioni
tecnologiche, e probabilmente è destinata a riprendere quel ruolo egemone della
protezione attiva contro l’incendio che ampiamente si merita.
L’IMPORTANZA DEI LOCALI
DESTINATI A OSPITARE LE UNITA’ DI POMPAGGIO
(Gianluigi Guidi -
Progettista antincendio)
Il 2007 è stato un anno di grandi
novità per quanto riguarda la normazione degli impianti di spegnimento ad
acqua, a livello nazionale e internazionale. A partire dall’edizione in
italiano della UNI EN 12845 “Installazioni fisse antincendio - Sistemi
automatici a sprinkler Progettazione, installazione e manutenzione”, fino
alla revisione della UNI 10779 “Impianti di estinzione incendi - Reti di
idranti Progettazione, installazione ed esercizio” con la pubblicazione
dell’edizione 2007. A lungo si è discusso sulle novità introdotte dalla nuova
norma europea sugli sprinkler: queste novità hanno coinvolto anche le
alimentazioni idriche e in particolar modo i gruppi di pompaggio antincendio.
Le indicazioni fornite dalla nuova normativa, in particolare riguardo ai locali
destinati ai gruppi di pompaggio, risultano per alcuni aspetti meno dettagliate
rispetto alla vecchia normativa. Parallelamente, il mercato ha proposto sempre
più frequentemente complessi sistemi preassemblati comprendenti i gruppi
antincendio, il locale tecnico e la riserva idrica di accumulo in un unico
manufatto. Alcuni modelli di questa tipologia di prefabbricati, assieme a
diverse realizzazioni in opera, hanno mostrato nel tempo carenze sotto il
profilo tecnico in termini di affidabilità, disponibilità del servizio e
problematicità per la manutenzione, argomento al quale è dedicato un intero
capitolo nella UNI EN 12845. La richiesta di un particolare mercato di avere a
disposizione articoli sempre più economici e già ingegnerizzati per contenere i
costi e agevolare il progettista e l’installatore, ha portato alla
realizzazione di manufatti in cui il livello di affidabilità risulta inferiore
a quello minimo necessario per un locale tecnologico destinato oltretutto a
contenere gruppi con pompe antincendio. A oggi sono ancora troppe le situazioni
in cui l’impianto antincendio viene considerato un inutile costo che deve
sostenere l’azienda e non invece un investimento a un patrimonio dell’immobile
o essere l’elemento atto a contribuire all’incolumità delle persone
eventualmente coinvolte in un incendio. In questi ultimi anni il Gruppo di
lavoro “Sistemi e componenti ad acqua”, più volte fu chiamato a esprimersi su
quesiti relativi proprio ai locali tecnici che ospitano gruppi di pompaggio
antincendio prefabbricati. In questo contesto il GL sistemi e componenti ad
acqua intraprese oltre un anno fa la stesura di un progetto di norma
(attualmente in inchiesta pubblica) relativo ai requisiti costruttivi e
funzionali minimi che devono essere soddisfatti nella realizzazione di locali
tecnici destinati a ospitare unità di pompaggio per impianti antincendio.
Iniziò quindi un lungo lavoro di ricerca e analisi delle diverse situazioni
(realizzazioni, ubicazione, condizioni ambientali, aerazione ecc.) per poter
valutare in modo approfondito ogni aspetto che ruotasse intorno ai locali
tecnici. Per garantire il massimo consenso possibile alla stesura della norma,
al lavoro hanno partecipato non solo progettisti ed esperti del settore, ma
sono stati coinvolti attivamente anche i tecnici delle principali aziende
produttrici di manufatti prefabbricati. La norma prende spunto da alcune delle
indicazioni contenute nella UNI 9490, e fornisce approfondimenti specifici.
In particolare si sono voluti richiamare i requisiti tecnici minimi di quelle
installazioni di tipo interrato o eseguite all’interno di ambienti esistenti
non realizzati per quella specifica destinazione d’uso. Questa necessità
di approfondimento è dovuta dal contesto urbanistico/edilizio nazionale che
offre spazi molto ristretti o da riadattare completamente. Questo tipo di
casistica non è stata considerata in ambito europeo in quanto sul territorio
continentale le tipologie costruttive possono essere molto diverse a causa
della maggior disponibilità di spazi. Attraverso un’accurata analisi della
normativa esistente in materia, e per analogia con le norme esistenti in
applicazioni simili, il gruppo di lavoro ha definito i requisiti che saranno i
fondamenti, non solo per garantire il corretto funzionamento del sistema, ma
anche per decretarne la sua affidabilità e durata nel tempo. Ecco alcuni dei
principali aspetti trattati dalla norma che si applica ai locali di nuova
realizzazione e integra quanto riportato dalle norme UNI 10779 e UNI EN 12845.
Ubicazione del locale
Già dalle definizioni si fa
una differenziazione tra i locali con ubicazione interrata diffusi sul
territorio nazionale, a causa delle esigenze di spazio ormai imprescindibili
nelle nostre città, e quelli fuori terra. La divisione nasce dal fatto di
vedere riconosciuto un minore grado di affidabilità ai locali interrati,
soprattutto a causa dei problemi tecnici relativi al funzionamento alle pompe
accoppiate a motori endotermici e alle modalità di accesso al locale sia in
fase di manutenzione che in caso di incendio. Si è posta attenzione a tale
installazione specificando ulteriori requisiti per garantire un pari livello di
affidabilità ed efficienza rispetto a quelle realizzate fuori
terra. Le unità di pompaggio sono il “cuore” di un sistema antincendio e devono
quindi essere facilmente, raggiungibili in sicurezza, soprattutto in caso di
incendio. Viene richiesto pertanto che l’ingresso avvenga direttamente
dall’esterno in modo da non dover accedere attraverso quei luoghi dove si
potrebbe venir coinvolti dall’incendio.
Al fine di facilitare le operazioni
di manutenzione, che secondo quanto indicato dalla UNI EN 12845 devono avvenire
con cadenza settimanale, l’accesso dovrà essere visibile e facilmente fruibile
dagli addetti preposti. Si è ritenuto necessario che l’accesso fosse facilmente
identificabile in tutti le condizioni meteorologiche, vietando quindi, ad
esempio, l’accesso da botole che possono essere coperte dalla neve. Non è
consentito inoltre l’utilizzo di scale alla marinara, mobili o similari,
ritenute incompatibili con il corretto accesso al locale.
Dimensioni del locale
Particolare attenzione è stata data
alle dimensioni dei locali che devono garantire spazi di manutenzione idonei,
impedendo l’installazione dei gruppi di pressurizzazione in ambienti
dimensionalmente inadeguati che non consentono gli spazi minimi necessari
all’accesso delle persone e all’esecuzione delle operazioni di verifica e
manutenzione. Nel determinare queste dimensioni si è tenuto conto sia
dell’installazione delle singole unità di pompaggio sia dei gruppi con più
pompe preassemblate dal produttore, includendo anche gli accessori necessari,
come serbatoi, condotte e percorsi delle tubazioni dei gas di scarico dei
motori endotermici.
Aerazione dei locali
Vengono considerati differenti
aspetti:
- il primo è la superficie di
ventilazione minima per garantire la salubrità dell’ambiente;
- il secondo considera la capacità
del sistema di aerazione di smaltire il calore prodotto dai motori delle pompe
differenziando se questi sono di tipo endotermico o elettrico.
- il terzo aspetto tiene in
considerazione il consumo di aria dei motori endotermici. Tutti questi fattori
sono consideratI in modo differenziato tra installazioni fuori terra e quelle
interrate che presentano maggiori difficoltà di realizzazione. Sempre relativamente
al sistema di aerazione viene richiamata l’attenzione non solo al sistema di
riscaldamento ma anche alle necessarie valutazioni per contenere l’umidità
dell’ambiente al di sotto di valori che non siano dannosi per la durata degli
impianti nel tempo. Vengono inoltre indicati i requisiti minimi per raggiungere
un sufficiente grado di protezione contro il pericolo di allagamento dei
locali, con particolare attenzione a quelli interrati, considerando possibilità
di smaltire l’acqua sia con un sistema fognario sia con specifiche pompe di
sentina che garantiscano un funzionamento anche in assenza di corrente
elettrica di rete (caso molto frequente in occasione di forti temporali). La
norma prende poi in esame il corretto fissaggio a terra dei gruppi antincendio
e come questi debbano essere collegati alla riserva idrica di accumulo mediante
tubazioni di aspirazione con relativo sistema di staffaggio. Sempre
relativamente alle interazioni delle pompe con il locale in cui sono inserite,
si indicano inoltre le modalità di realizzazione del sistema di evacuazione dei
gas di scarico dei motori endotermici; si tratta di dettagli impiantistici
importanti, ma che troppo spesso venivano trascurati sia in fase di
progettazione che di realizzazione. Sempre con lo stesso obiettivo vengono
inoltre fornite ulteriori indicazioni relative ai serbatoi carburante a
servizio delle pompe con motore endotermico. Viene innanzitutto previsto che il
serbatoio del carburante sia dotato di sistemi di contenimento delle
fuoruscite. Nel caso le operazioni di reintegro del carburante in condizioni
difficili ( punto di rifornimento fissato sul serbatoio a una altezza
maggiore di 1,50 m) è richiesto un idoneo sistema di riempimento.
Locali esistenti
Da ultimo, in un’appendice
informativa, si richiamano i requisiti minimi di adeguamento dei locali
esistenti che sono oggetto di modifiche sostanziali al fine di
raggiungere, ad esempio, la possibilità di effettuare le operazioni di
manutenzione. Queste indicazioni si riferiscono a quei locali che subiscono
interventi di manutenzione straordinaria che comportano una modifica
sostanziale, come la variazione della superficie del locale o la
sostituzione delle pompe con altre aventi una potenza superiore. In sostanza il
progetto di norma, che nasce come integrazione alle norme dei sistemi di
spegnimento ad acqua, si prefigge di descrivere le modalità di realizzazione
dei locali tecnici atti a ospitare le unità di pompaggio per l’alimentazione
idrica di impianti antincendio richiedendo che questi abbiano tutte le
caratteristiche di locali e non, come purtroppo spesso succede, di vani tecnici
angusti e a volte poco più grandi degli apparecchi che devono ospitare.
L’obiettivo di questa nuova norma non sarà quello di imporre la realizzazione
di ambienti particolarmente onerosi per l’utente finale, bensì esclusivamente
di indicare le caratteristiche tecniche atte alla realizzazione di locali
tecnici sicuri e idonei all’utilizzo a cui sono preposti.
LA NUOVA UNI 10779 SULLE RETI
DI IDRANTI
(Gianluigi Guidi -
Progettista antincendio; Rinaldo Cavenati - Responsabile tecnico Finder Pompe)
Nel 1998 fece il suo ingresso nel
panorama normativo italiano la norma UNI 10779 relativa alle reti idranti:
grazie ad essa si sopperiva al fatto che fino ad allora tali impianti non
erano mai stati oggetto di specifica normazione e quindi non erano
riconducibili ad un’univoca logica di progettazione, installazione ed
esercizio.
A questo primo documento è seguita
l’edizione del 2002: in essa si è chiarito che la finalità della norma è
stabilire come una rete idranti debba essere realizzata e non quando debba
esserlo o se sia da includere una protezione interna, esterna o entrambe.
L’edizione del 2002 ha inoltre
introdotto indicazioni relative all’ampliamento delle installazioni esistenti e
ha previsto la possibilità di utilizzo dell’alimentazione promiscua per i
sistemi dove è prevista la sola protezione interna. Trascorsi quasi cinque
anni, questa norma, tra le più diffuse a livello nazionale, è stata oggetto di
un’importante e sostanziale revisione nel 2007. La nuova edizione, pubblicata
nel luglio di quest’anno, ha apportato diverse innovazioni per mantenere la
norma aggiornata allo stato dell’arte e per allinearla ai requisiti delle norme
di settore recentemente pubblicate a livello europeo.
L’imponente ventata di novità che ci
ha investito in breve tempo a livello europeo, ha delineato un nuovo approccio
nel concetto della protezione attiva per gli impianti di spegnimento ad acqua.
L’avvento della nuova norma UNI EN 12845, relativa agli impianti automatici
sprinkler e di recente pubblicazione in lingua italiana, è entrata di forza
proprio nei contenuti della nuova UNI 10779. Il principale obiettivo di questo
aggiornamento nasce dal ritiro della Norma UNI 9490 relativa alle alimentazioni
idriche per impianti automatici antincendio e dalla conseguente necessità di
riferirsi alla nuova norma, la UNI EN 12845 per la definizione di questa
parte fondamentale dell’impianto.
I riferimenti normativi sono stati
completamente rivisitati andando ad aggiornare con le nuove norme specifiche
i prodotti quali idranti, componenti e valvole.
Sono state inoltre richiamate tutte
le norme relative alle tubazioni ed ai raccordi dei materiali. Per maggior
chiarezza appaiono ben 3 tabelle indicanti spessori minimi delle tubazioni
interrate e fuori terra.
L’obbiettivo è quello di descrivere
quali sono le tubazioni più idonee da utilizzare negli impianti, senza
precludere la possibilità di utilizzare nuovi materiali che l’innovazione
tecnologica propone sul mercato.
Componenti degli impianti
E’ stata fatta chiarezza sugli
attacchi autopompa dei vigili del fuoco, definendoli in modo inequivocabile
come “attacchi di mandata per autopompa, ovvero di immissione di acqua e non di
prelievo”. Altra grande novità è l’obbligatorietà di installare dei manometri
di prova, elemento essenziale per la verifica immediata della pressione
statica e residua prima dell’idrante o naspo, negli idranti idraulicamente più
sfavoriti, ossia quelli nelle terminazioni delle diramazioni della rete
antincendio.
La documentazione e il
collaudo
Al fine di garantire che
all’impiantista ed al manutentore, nonché a tutte le altre figure coinvolte
nella realizzazione ed utilizzo dell’impianto siano forniti dal progettista
tutti i parametri necessari, è stato inserito un apposito capitolo che
dettaglia puntualmente come devono essere realizzati i progetti e quali sono le
informazioni minime necessarie che devono essere riportate nella relazione e
negli elaborati grafici. In particolare si chiarisce che un progetto deve
essere composto almeno da queste parti:
- la relazione tecnica;
- la relazione di calcolo;
- i disegni di layout dell’impianto.
Esercizio e verifica
dell’impianto
Un nuovo capitolo è dedicato alla
manutenzione e alle verifiche periodiche. L’obiettivo è adeguare anche
questa norma agli standard italiani ed europei che riconoscono nella
sorveglianza dell’impianto un requisito imprescindibile per garantirne l’affidabilità
nel tempo.
Qui si identificano
principalmente due casi in cui vengono elencate le operazioni da eseguire:
- la manutenzione periodica
dell’impianto (a cura del manutentore, per garantirne l’efficienza nel
tempo);
- la verifica periodica
dell’impianto (a cura del tecnico per garantire che le prestazioni, la
copertura e l’intero progetto realizzato continui ad essere adeguato al
pericolo potenziale).
Sostanzialmente il primo punto
dettaglia le competenze della ditta manutentrice mentre il secondo quelle del
tecnico che deve certificare l’impianto come ad esempio in fase di rinnovo del
Certificato Prevenzione Incendi, o in situazioni analoghe come l’aggiornamento
del documento di valutazione dei rischi.
Appendice “A” alimentazioni
idriche
La nuova norma UNI 10779, per le
alimentazioni idriche, si affida interamente alla UNI EN 12845 che ha
sostituito la UNI 9490. Questa norma descrive con maggior rigore i requisiti di
realizzazione delle alimentazioni. Sono state meglio identificate le
tipologie di alimentazione (singole, singole superiori, doppie o combinate) e
quante pompe devono essere utilizzate a garantire tali alimentazioni. Ora si
parla di pompe dedicate esclusivamente a impianti di spegnimento antincendio ad
acqua, e non di semplici pompe ad “uso antincendio”. È da notare che i
componenti delle reti idranti sono in gran parte soggetti a marcatura CE
secondo le specifica norma armonizzata di prodotto e che, a breve, tale
requisito sarà esteso anche ai gruppi di pompaggio, essendo in fase di
elaborazione il prEN 12259 “Components for sprinkler and water spray systems -
Part 12: Pumps”. I requisiti prestazionali poi sono davvero innovativi, almeno
per l’Italia, infatti le curve caratteristiche di portata e prevalenza saranno
tali per cui chiunque potrà verificare il corretto dimensionamento dei
motori elettrici o diesel installati. Viene invece impedito l’uso di
un’ulteriore pompa mossa da motore elettrico oltre alla prima, nelle
alimentazioni di tipo superiore o doppie (dove viene richiesta la presenza di
almeno 2 pompe). Le condizioni di installazione delle condotte aspiranti hanno
subito, grazie alla norma UNI EN 12845, la grande novità di considerare sottobattente
anche pompe il cui asse di aspirazione non si trovi proprio “sempre”
sottobattente. Questo consente di evitare quei piccoli ribassamenti del
pavimento del locale che ospita il gruppo di pompaggio frequenti in passato,
necessari ad utilizzare tutto il volume della riserva di accumulo. E finalmente
si chiarisce che: “dove è possibile si devono utilizzare pompe centrifughe ad
asse orizzontale, installate sottobattente e se ciò non è fattibile, la pompa
può essere installata in condizioni di soprabattente oppure si possono
utilizzare le pompe verticali immerse a flusso assiale (vertical turbine
pumps). Inoltre “le installazioni soprabattente e con pompe sommerse dovrebbero
essere evitate e usate solamente dove non è praticabile un’istallazione
sottobattente”. Questa maggior chiarezza dovrebbe portare i progettisti a
realizzare impianti con un grado di affidabilità maggiore. L’incalzante e
quasi ossessiva visione delle caratteristiche di aspirazione di una pompa,
anche se mai tanto opportuna, richiamando alla realizzazione di corrette
condotte aspiranti con requisiti e modalità precise, è di per sé un enorme
passo verso realizzazioni a regola dell’arte. In questa nuova configurazione
la nuova edizione della norma UNI 10779 diventa più “impegnativa”, per quanto
riguarda le alimentazione idriche. Per le installazioni in alcuni casi sono
state previste alcune semplificazioni impiantistiche come:
- le alimentazioni promiscue,
limitatamente alle aree di livello 1, purché siano rispettate le disposizioni
di carattere igienico/sanitario applicabili;
- i locali ad uso promiscuo,
limitatamente alle pompe antincendio mosse da motore elettrico;
- la possibilità di omettere la
protezione sprinkler nei locali pompe, limitatamente alle aree di livello 1 e
2;
- alimentazioni con rincalzo dove
viene definita la capacità minima, pari al 50% del valore nominalmente
richiesto.
Nell’appendice B “criteri di
dimensionamento degli impianti”
Le “classi di rischio” sono state
ora chiamate correttamente “livelli di pericolo” (da 1 a 3), aderendo al più
corretto concetto di “hazard”. Le molte novità introdotte, legate soprattutto
alla norma UNI EN 12845, alle nuove norme di prodotto, alla progettazione e
alla manutenzione, danno la dimensione di una norma decisamente rinnovata nei
contenuti, importanti e di alto profilo tecnico. Questa revisione
mantiene la norma più diffusa in Italia aggiornata al passo delle innovazioni
tecnologiche e delle esigenze di mercato.
SISTEMI PER L’EVACUAZIONE DI
FUMO E DI CALORE, COS’E’ CAMBIATO
(Giuseppe Giuffrida -
Coordinatore Gruppo di lavoro UNI “Sistemi per il controllo di fumo e calore”)
E ormai certo che sono i fumi e i
gas caldi le prime cause di decesso in caso d’incendio. Questa considerazione
costituisce già un valido motivo per prevedere nei progetti di prevenzione
incendi dispositivi e impianti che permettano di controllare fumo e calore,
presenti in una qualsiasi reazione di combustione. L’obiettivo è di creare in
questo modo, nelle zone occupate, spazi puliti e vivibili, senza fumo, senza
gas nocivi e a una temperatura sopportabile. È nel corso degli anni Settanta e
Ottanta che sono apparse in Europa le prime norme relative all’evacuazione di
fumo e di calore. Sono il frutto di studi svolti in Inghilterra e in Germania,
sin dagli anni Sessanta, sul comportamento del fumo all’interno e all’esterno
degli edifici in caso d’incendio. In Italia il primo documento è stato
pubblicato nel 1977 dal Concordato Italiano Incendio (oggi IRSA appartenente a
ANIA), con il titolo “Sistemi per l’evacuazione dei fumi”. Successivamente,
nell’ambito della collaborazione tra UNI e il Ministero dell’Interno si è
creato un gruppo di lavoro specifico per l’elaborazione della norma UNI
9494 “Evacuatori di fumo e calore. Caratteristiche, dimensionamento e prove”,
pubblicata nel 1989 prendendo spunto dalla analoga norma DIN. Il documento,
norma di sistema, fornisce le indicazioni per dimensionare e realizzare
impianti di evacuazione naturale in edifici monopiano e per qualificare
l’evacuatore di fumo e di calore installato sulla copertura. Da allora i
sistemi di evacuazione si sono affermati attraverso applicazioni molteplici
fornendo risultati eccellenti nel campo della sicurezza antincendio. L’impianto
EFC trasforma l’ambiente soggetto a crisi da incendio da struttura chiusa con
convezione circolante dei fumi interna in flusso dinamico canalizzato della
combustione secondo un effetto che chiameremo figurativamente “caminetto” (vedi
figura 1). Quando la tipologia di edifici non permette di ricorrere
a sistemi di ventilazione naturale, evacuazione naturali di fumo e calore, si
possono impiegare sistemi di ventilazione con apparecchi motorizzati,
evacuatori forzati di fumo e di calore. I sistemi di evacuazione naturale fumo
e calore si basano sull’esistenza di elevate differenze di temperatura fra i
gas e i fumi generati dall’incendio e l’aria ambiente esterna che tendono a
fare galleggiare la parte più calda, sotto il soffitto, sopra la parte più
pesante e più fredda vicino al pavimento. Il controllo del fumo prodotto dall’incendio,
del fumo espulso attraverso gli evacuatori naturali e dell’aria fredda entrante
nell’edificio, permette di:
- mantenere una temperatura dello
strato di fumo idonea per galleggiare sopra l’aria fredda e pulita senza
rischio per le strutture;
- mantenere uno spessore dello
strato di fumo sufficiente per alimentare in modo uniforme gli evacuatori
naturali senza correre il rischio di avere percorsi indesiderati di aria fredda
che possano disturbare gli effetti di ventilazione naturale (corto circuiti,
perforazione dello strato con correnti di aria fredda);
- mantenere uno strato di aria
pulita a pavimento che sia sufficientemente alto e freddo per permettere la
sopravvivenza delle persone presenti con una buona visibilità.
L’elevato profilo di sicurezza pone
gli EFC come lo strumento futuro di grande efficacia nella realizzazione di
sistemi sicuri e per la lotta contro gli incendi. L’efficacia degli EFC viene
aumentata se viene integrata perfettamente in combinazione dei rivelatori
elettronici dell’incendio.
Si possono individuare gli elementi
seguenti:
- evacuatore naturale di fumo e
calore (in alternativa potrebbero essere installati degli evacuatori forzati di
fumo e calore);
- barriere al fumo;
- rivelatori di fumo;
- box bombole (sistema di
alimentazione);
- quadro di comando;
- ingressi d’aria.
Questi componenti sono indicati
nella UNI 9494:2007, pubblicata lo scorso mese di maggio, che definisce gli
aspetti relativi al dimensionamento e alla realizzazione dei sistemi di
evacuazione naturali di fumo e di calore. Nella nuova edizione sono stati
eliminati tutti i riferimenti alla qualifica dei componenti e rimandando
alle relative norme armonizzate di prodotto (vedi tabella 1) che ne permettono
la marcatura CE. I sistemi di rivelazione fumo sono trattati da norme
armonizzate di riferimento per la marcatura CE. Nella tabella sono stati
evidenziati i prodotti oggetti di marcatura CE obbligatoria e quelli oggetto di
marcatura CE volontaria in quanto non è ancora scaduto il periodo di coesistenza
con norme nazionali stabilito al momento della pubblicazione della norma
armonizzata sulla Gazzetta ufficiale della Comunità europea. L’elenco delle
norme armonizzate disponibili è destinato a crescere velocemente in quanto sono
già state approvate altre norme di prodotto che saranno pubblicate a breve e in
particolare quelle relative a quadro di controllo e alle serrande per il
controllo del fumo.
E’ bene puntualizzare il significato
della marcatura CE per spiegare quale strumento sia a disposizione dei progettisti
per individuare i prodotti più idonei e degli utenti per essere sicuri di
acquistare quelli conformi ai requisiti funzionali indicati nei capitolati. La
marcatura CE, ai sensi della direttiva 89/106/CEE, rappresenta un sistema che
permette di leggere le prestazioni di un prodotto quando queste vengono
valutate conformemente alla norma armonizzata di riferimento. Questo sistema è
stato creato per facilitare la libera circolazione dei prodotti all’interno
della comunità europea rendendoli confrontabili in modo inequivocabile a
prescindere da problemi linguistici, tecnici o di valutazioni soggettive.
Un confronto molto semplice può
essere fatto con l’euro. Infatti prima dell’entrata in vigore della moneta
unica, era necessario per confrontare il costo di un prodotto o di un servizio,
conoscere il cambio fra le diverse valute, con il rischio che questo parametro
di riferimento possa variare nel tempo. Nel caso di valutazione delle
prestazioni di un prodotto, non si tratta di valute diverse ma si tratta di
norme diverse (norme nazionali) e in alcuni casi anche di metodi di prova
diversi secondo cui erano misurate le prestazioni, senza neanche un semplice
parametro di equivalenza. La marcatura CE obbligatoria consente al fabbricante
di dichiarare le prestazioni del suo prodotto secondo le procedure e le classi
indicate nella norma, che è identica in tutti i Paesi membri. Trattandosi nel
nostro caso di prodotti relativi alla sicurezza in caso d’incendio è stato
indicato un livello del sistema di attestazione della conformità (livello 1)
che richiede l’intervento di una terza parte per:
- effettuare le prove di tipo sul
prodotto (ITT);
- effettuare l’ispezione iniziale
della fabbrica e del sistema di controllo della fabbricazione (FPC);
- effettuare la sorveglianza
periodica (ogni anno) del sistema di controllo della fabbricazione (FPC);
- questo linguaggio identico in
tutti i paesi membri della UE permette quindi di fare delle scelte di semplice
esecuzione e sopprattutto chiare.
Per esemplificare il concetto
cerchiamo di applicare questo sistema classificando un evacuatore di fumo e
calore progettato secondo UNI 9494:1989 e comunque conforme ai requisiti
funzionali indicati nella norma armonizzata corrispondente, oggi cogente in
quanto è finito il periodo di coesistenza e per cui è stato anche
pubblicato il decreto interministeriale che indica l’elenco delle prestazioni
che in Italia devono essere dichiarate. Il confronto delle prestazioni di un
ENFC conforme alla UNI 9494:1989 con le classi di prestazione previste dalla
UNI EN 12101-2:2004 .permette di constatare che l’apparecchio si posiziona a un
livello medio. E quindi possibile, nel caso in cui i requisiti funzionali di un
impianto lo richiedano, reperire prodotti di livello superiore ma anche inferiore
comunque idonei. Risulta quindi chiaro come due apparecchi di provenienza
diversa, entrambi conformi alla UNI EN 12101-2:2004 e marcati CE possano essere
molto differenti in quanto appartenenti a classi diverse. La marcatura CE
permette anche, come indicato in precedenza, di confrontare prodotti
provenienti da Paesi diversi per esempio marcati CE secondo la norma italiana
UNI EN 12101-2:2004 oppure secondo la norma francese NF EN 12101-2:2003 in
quanto norme identiche recepite dai due organismi di normazione, UNI e AFNOR,
entrambi membri CEN (comitato Europeo di Normalizzazione). Quest’azione di
recepimento rappresenta un obbligo per gli organismi di normazione nazionali
che devono contemporaneamente eliminare tutte le norme nazionali in contrasto.
Sulla base di quest’obbligo la
precedente UNI 9494:1989 è stata revisionata e sostituita dalla UNI 9494:2007
in cui sono state eliminate tutte le parti in contrasto con le norme
armonizzate recepite da UNI, in particolare UNI EN 12101-2:2004 il cui periodo
di coesistenza è scaduto a settembre del 2006, rendendo contemporaneamente
obbligatoria la marcatura CE. Il lavoro di revisione è stato fatto dal Gruppo
di lavoro UNI “Controllo del fumo e del calore”, interfaccia del CEN/TC 191/SC
1 che ha prodotto e sta completando tutte le norme e le specifiche tecniche
relative al controllo del fumo e del calore. E’ bene specificare, per
evidenziare l’evoluzione e l’importanza di questo tipo di sistema di protezione
attiva, che l’attività del CEN non è stata rallentata dalla pubblicazione dei
documenti elencati bensì è proseguita procedendo immediatamente alla revisione
di alcune norme per meglio precisare i requisiti dei prodotti e i procedimenti
di valutazione delle prestazioni in modo da rendere ancora più chiara e univoca
la marcatura CE dei prodotti. In particolare, nelle nuove versioni delle norme
saranno introdotti dei criteri che permettano di gestire le modifiche a
prodotti già marcati CE, evitando possibili interpretazioni soggettive che
potrebbero snaturare gli obbiettivi della marcatura CE. Le norme già pubblicate
e in fase di revisione sono le parti seguenti:
- parte 1 barriere al fumo;
- parte 2 evacuatori naturali di
fumo e calore;
- parte 3 evacuatori forzati di fumo
e calore;
- parte 6 sistemi a differenza di
pressione. Stanno inoltre iniziando i lavori su nuovi argomenti per preparare
linee guida sul dimensionamento dei sistemi di evacuazione fumo e calore nella
fase di crescita degli incendi e linee guide per la progettazione dei sistemi
di evacuazione fumo e calore nei parcheggi. A sua volta il gruppo di lavoro UNI
“Sistemi per il controllo del fumo e del calore” sta lavorando per preparare
norme nazionali che permettano di colmare le lacune ancora presenti. La
precedenza è stata data a documenti che sostituiscano e completino l’attuale
UNI 9494:2007 per fornire i criteri di dimensionamento, progettazione,
realizzazione, collaudo e manutenzione dei sistemi di evacuazione fumo e
calore, naturali e forzati. I nuovi documenti sono sviluppati con un approccio
ingegneristico della sicurezza antincendio. Tale approccio è confermato dal
decreto emesso dal Ministero dell’Interno DM 9 marzo 2007 che descrive i nuovi
metodi di calcolo del carico d’incendio e della determinazione della classe di
resistenza delle strutture. In questo nuovo metodo viene finalmente dato
il giusto peso ai dispositivi di protezione attiva, quindi anche ai sistemi di
EFC, indicando qual’è il loro contributo per ridurre il carico d’incendio che
permette di individuare la classe di resistenza delle strutture.
In conclusione emergono due aspetti
fondamentali dal quadro normativo odierno:
- oggi è possibile scegliere in modo
chiaro i prodotti idonei a secondo degli
impianti da progettare. E’ responsabilità dei progettisti, che hanno finalmente
tutti gli strumenti necessari, indicare nei capitolati le prestazioni corrette
insieme all’obbligo di installazione di apparecchi dotati di marcatura CE;
- i sistemi di evacuazione fumo e
calore sono a tutti gli effetti impianti di protezione attiva e sono soggetti
agli stessi obblighi degli altri dispositivi di protezione attiva, in
particolare per quanto riguarda progettazione e manutenzione.
TABELLA 1 - ELENCO NORME
ARMONIZZATE OGGI DISPONIBILI |
UNI EN 12101-1:2006 Sistemi per il controllo di fumo e
calore - Parte 1 - Specifiche
per barriere al fumo - marcatura CE volontaria fino
al 01/09/2008 |
UNI EN 12101-2:2004 Sistemi per il controllo di fumo e
calore - Parte 2 - Specifiche
per gli evacuatori naturali di fumo e calore - marcatura CE obbligatoria
|
UNI EN 12101-3:2004 Sistemi per il controllo di fumo e
calore - Parte 3 - Specifiche
per gli evacuatori forzati di fumo e calore |
UNI EN 12101-10:2006 Sistemi per il controllo di fumo e
calore - Parte 10 - Apparecchiature di alimentazione |
TABELLA 2 - CONFRONTO PRESTAZIONI
EVACUAZIONE NATURALE DI FUMO E CALORE |
||
Prestazione |
UNI 9494:1989 |
Classificazione secondo UNI EN
12101-2:2004 |
Affidabilità solo antincendio |
50 cicli di apertura |
Re 50 |
Affidabilità con ventilazione |
50 cicli di apertura 10.000 cicli
apertura chiusura |
Re 50 prodotto idoneo per ventilazione |
Apertura sotto carico |
Sovraccarico 500 Pa |
SL 500 |
Carico vento |
Depressione 1.200 Pa |
WL 1200 |
Bassa temperatura |
Non prevista |
T 00 |
Resistenza al calore Superficie Utile di Apertura
(SUA) |
Prova a 300 °C Misura secondo punto
7.6 |
B 300 Misura secondo appendice B |
Nota: il procedimento della norma UNI
EN 12101-2:2004 applica gli stessi principi della UNI 9494:1989 introducendo
nuovi criteri che riducono l’incertezza della misura. Questa maggior
precisione porta a valori di SUA generalmente più bassi dei valori ottenuti
con il procedimento della UNI 9494:1989 |
TABELLA 3 - NORME RELATIVE AL
COMITATO TECNICO EUROPEO CEN/TC 191 |
|
Specifiche per le barriere al fumo |
UNI EN 12101-1:2006 |
Specifiche per gli evacuatori naturali di fumo e calore |
UNI EN 12101-2:2004 |
Specifiche per gli evacuatori forzati di fumo e calore |
UNI EN 12101-1:2004 |
Sistemi di evacuazione fumo e calore installati (SEFC) |
CEN TR12101-4:2006 |
Linee guida su raccomandazioni funzionali e metodi di calcolo per i
sistemi di evacuazione fumo e calore |
CEN TR12101-5:2006 |
Specifiche per i sistemi a differenza di pressione - Kit |
UNI EN 12101-6:2005 |
Canalizzazioni per il fumo |
UNI EN 12101-1:2006 |
Serrande per il fumo |
UNI EN 12101-1:2006 |
Quadri di controllo |
prEN12101-9 |
Apparecchiature di alimentazione |
UNI EN 12101-10:2006 |