Edizione: 15/03/2008   testata: Giornale di Brescia   sezione:ECONOMIA
LA PROVINCIA SNELLISCE LA PROCEDURA 
Inerti da demolizione sotto le strade 
 

BRESCIA - Rifiuti certificati sotto le nostre strade? Perché no, visto che in Europa il 70% circa di alcuni scarti, edili e industriali, è recuperato in questo modo. Nella nostra provincia equivarrebbe a smaltire in modo intelligente 560mila metri cubi annui di scorie «buone», con un risparmio di milioni di euro. Della possibilità di riutilizzo di alcune tipologie di rifiuti per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali e ferroviari, si è parlato ieri nella conferenza stampa indetta dall’Assessorato provinciale all’ambiente, che ha illustrato un’iniziativa svolta in collaborazione con il Collegio costruttori e l’Aib.
Dal febbraio 2008 la competenza per l’iscrizione al registro delle imprese che recuperano rifiuti non pericolosi è tornata provinciale. Per snellire le procedure burocratiche, che prevedevano un’attesa di 90 giorni prima del via libera alle imprese per il riutilizzo dei rifiuti inerti e da demolizione, la Provincia ha sottoposto alla Regione una nuova modulistica, ora adottata in tutta la Lombardia, per il riutilizzo di tali rifiuti.
La modulistica «bresciana» riduce i tempi di attesa e concede l’autorizzazione in 2 settimane. «L’allarme, per una situazione ormai insostenibile, era stato lanciato a ottobre da Ance e Confindustria - spiega Enrico Mattinzoli, assessore all’Ambiente -. Le isole ecologiche non sono più in grado di accogliere questo materiale, e stiamo parlando di 1 milione e 600mila tonnellate di rifiuti annui e 20 milioni di euro necessari per allocarli in discarica».
La colpa di tutto risiederebbe in una modulistica troppo complicata e densa di lungaggini burocratiche. «Quale cantiere conosce con 90 giorni di anticipo la destinazione e le esigenze quantitative di integrazione di materiali per i derivati? - si chiede Giuliano Campana, presidente dei costruttori edili -. La modulistica doveva essere compilata in sede di concessione edilizia, che spesso a Brescia è concessa anche due anni dopo». Risultato? Montagne e montagne di scarti edili, ma anche industriali, che non si sa più dove mettere o meglio, si allocano in discarica. Le attività di costruzione e demolizione producono rifiuti che possono trasformarsi in uno straordinario giacimento di manufatti da riusare e di materiali da riciclare, con evidenti vantaggi per l’ambiente. In Italia si parla ancora di smaltimento piuttosto che di riciclaggio, con il 91,1% dei rifiuti edili che finisce in discarica. Il presidente Alberto Cavalli, sulla possibilità di sveltire i processi di riutilizzo, parla di «circolo virtuoso», in cui il rifiuto per gli uni diviene materia prima per altri. Ottenuto questo risultato la Provincia procede oltre, occupandosi degli scarti industriali, provenienti dalle acciaierie, e delle ceneri prodotte dal termovalorizzatore. «Anche qui i numeri parlano da soli - aggiunge Franco Tamburini, presidente Aib -. Ogni anno, Brescia produce 1 milione e 500mila tonnellate di rifiuti, scarti della lavorazione che intasano discariche ormai al collasso».


Luisa Roda