Dopo la relazione di Campana, gli interventi del sindaco Paroli, del presidente Cavalli e di Buzzetti dellAnce
Il presidente Giuliano Campana, ed i vice presidenti Giuliano Paterlini e Mario Parolini
BRESCIA
Un comparto trainante per leconomia italiana e bresciana, autentica trave portante per i livelli occupazionali. In dieci anni, nella sola Lombardia, gli occupati nelledilizia sono cresciuti di 80.000 addetti, pari al 33%, in netta controtendenza rispetto al restante sistema economico regionale.
«Mi auguro vivamente che si possa continuare con questo trend, per modernizzare il nostro Paese, per rinnovare strategicamente le città, per rispondere alle indifferibili esigenze di risparmio energetico di una edilizia maggiormente sostenibile». Il presidente del Collegio Costruttori edili, Giuliano Campana, è ottimista. Nonostante il comparto, nel complesso, stia attraversando una fase delicata dopo nove anni consecutivi di crescita imponente del mercato.
I dati e le problematiche del settore edile bresciano verranno discussi questa mattina, nel corso dellassemblea ordinaria che si svolgerà nel salone della Camera di Commercio di Brescia a partire dalle ore 10. Alla relazione del presidente Campana seguiranno gli interventi del sindaco di Brescia, Adriano Paroli; del presidente dellAmministrazione provinciale, Alberto Cavalli; e di Paolo Buzzetti, presidente Ance, lassociazione nazionale costruttori edili.
«Probabilmente ora saranno necessari un paio di anni di assestamento e proprio questo momento di stasi è il più idoneo per progettare una vera svolta di qualità - spiega Campana -. Per la nostra Regione molte speranze si appuntano sullExpo 2015. Sono previsti investimenti significativi con la speranza di registrare una forte accelerazione dei numerosi progetti che riguardano Milano ma anche parte dellItalia settentrionale».
I costruttori edili si aspettano da questo Governo provvedimenti in grado di ridare fiato al comparto edile in Italia, ma soprattutto sulla necessità di premere lacceleratore, per ridurre i ritardi accumulati nelle infrastrutture e nellammodernamento delle città.
«Nel programma di Governo del presidente Berlusconi, nonché in quello dellattuale opposizione, limportanza di questi temi era primaria e la necessità di offrire una soluzione ai primi posti. Il nostro Paese si è in parte terziarizzato, ma presenta ancora un forte comparto industriale e manifatturiero, ancorché modificato negli ultimi quindici anni. Proprio queste modifiche produttive ed organizzative hanno incrementato il trasporto di merci e persone per via ferroviaria, marittima ed aerea, ma soprattutto su gomma e quindi con lutilizzo di strade ed autostrade».
I dati danno ragione a Campana: al finanziamento delle opere pubbliche il nostro Paese destina solo il 2% del prodotto lordo, a fronte del 2,9% dellUnione Europea. La cronica carenza dei finanziamenti non è comunque la sola causa di ostacoli al miglioramento della competitività del Paese, e nemmeno la più significativa.
«Abbiamo infatti, purtroppo a troppi livelli, una burocrazia di poca efficienza, più sensibile alle procedure ed alle formalità complesse e talvolta irrazionali - spiega ancora il presidente Campana -. La gestione amministrativa, in generale, registra carenze di efficienza, di organizzazione, di assunzione di responsabilità e di celerità. Un recente studio del Ministero per lo sviluppo economico ha reso noto che il tempo medio per la realizzazione di unopera pubblica è di 11 anni. Dalla decisione amministrativa di realizzare una struttura al momento di utilizzo da parte dei cittadini passano 11 anni. Ma non basta. Gli 11 anni sono una media tra i 4 anni per lavori di piccole dimensioni, 7 per medie dimensioni ed un tempo indefinito, ma sempre lungo, per le opere più rilevanti. Per quanto ci riguarda, dalla Valle Camonica alla Valle Trompia, dalla Valle Sabbia al collegamento con Milano, lo studio del Ministero purtroppo è senzaltro vero, se non addirittura ottimista. Una eccezione in merito è la metropolitana leggera automatica della città i cui ritardi, mi pare, sono poco più che fisiologici».
Alla necessità di infrastrutture, si affianca limpellente bisogno di case, bene primario per la dignità ed il benessere dei cittadini. Il quadro disegnato da Campana degli problematiche da affrontare sul tema «casa» è ampio ed articolato.
«Nonostante in questi anni si sia costruito molto, cè ancora necessità di nuove abitazioni. La popolazione è stabile, ma il numero delle famiglie è in crescita e, per fortuna, la coabitazione ridotta. Servono case per le nuove famiglie, di giovani coppie o frutto di separazioni, per temporanee necessità di studio o di lavoro, per gli stranieri, per le fasce sociali più deboli. Per quanto riguarda lultima categoria, le fasce più deboli, la richiesta è notevole, frutto anche di una lunga assenza di interventi pubblici e di finanziamenti. Nella città di Brescia le abitazioni di proprietà pubblica in locazione sono circa il 7% di quelle utilizzate. Si tratta di una misura modesta. Nellintera provincia questa percentuale è circa la metà: una quantità chiaramente non sufficiente. Sono quindi necessarie iniezioni di liquidità, peraltro non facilmente reperibili, che possono essere favorite da discipline urbanistiche coadiuvanti e amministrazioni locali che mettano a disposizione proprietà a prezzi calmierati. È anche indifferibile una corretta gestione del patrimonio pubblico, difficoltosa ma non impossibile, che supporti chi realmente è in stato di necessità. La quantità di abitazioni pubbliche per la residenza deve dunque crescere. Potrebbe crescere anche in una misura ridotta ma solo a condizione che venga ampliata, diversificata e agevolata la offerta di abitazioni private in locazione».
Negli ultimi dieci anni, si rileva da uno studio dellAssonime, i canoni di locazione degli appartamenti italiani sono cresciuti sensibilmente più dei costi degli immobili, che pur hanno registrato un incremento non lontano dal 100%. «Significa che vi è una evidente, e notevole, scarsità di offerta. Ma qui si tocca purtroppo il tasto più dolente, il vero nervo scoperto del sistema: una politica fiscale disincentivante e punitiva, per di più contorta ed a tratti confusa, nettamente peggiorata con il Governo degli ultimi due anni.
In altre parole la leva fiscale è, e resta, la decisiva chiave moderna e propulsiva per risolvere gran parte dei problemi legati alla necessità di case. Occorre, quindi, una normativa semplice e virtuosa che convinca gli investitori, che preveda una tassazione con imposta fissa e piena detraibilità per le manutenzioni. Mi sento di aggiungere che si potrebbero porre allo studio agevolazioni anche per gli inquilini, riguardanti il canone e le manutenzioni a loro carico».