Edizione: 25/11/2008   testata: Giornale di Brescia   sezione:economia
Le terre e rocce di scavo verranno «riciclate»  
L’iniziativa promossa dall’Assessorato all’ambiente, Arpa, Associazione Comuni Bresciani e Collegio Costruttori

 

Giuliano Campana (in alto) e Enrico Mattinzoli
Enrico Mattinzoli e (in basso) Giuliano Campana

BRESCIA Le circa 300mila tonnellate di terra e rocce ricavate ogni anno nel Bresciano con gli scavi edili potranno d'ora in avanti essere riutilizzate «virtuosamente» sul territorio in opere di riempimenti, rimodellamenti o costruzioni pubbliche e private, invece che essere inviate a smaltimento in discarica. Lo stabilisce un nuovo documento realizzato dall’assessorato all’Ambiente e Attività estrattive della Provincia di Brescia, Arpa, Associazione Comuni Bresciani, Collegio Costruttori e dalle rappresentanze di tutti gli operatori del settore, presentato ufficialmente ieri mattina alla sede del Collegio dei Costruttori Edili di Brescia.
Basati sull'articolo 186 del Decreto legge 152/06 le nuove norme indicano le condizioni a cui è consentito il riutilizzo delle terre e rocce da scavo. «Si tratta di procedure virtuose sotto tutti i punti di vista - racconta l’assessore Enrico Mattinzoli - perché consentiranno sia di risparmiare l’ambiente, sia di ridurre i costi per le imprese. Per l’ambiente credo che a livello di materiali si potranno risparmiare grossi interventi di scavo sul territorio, basta pensare a cosa può corrispondere una quantità imponente come le 300mila tonnellate di materiale bresciano, che fino ad oggi di fatto è stata sprecata in discarica».
Insomma perché cavare materiale nuovo se le ditte edili dispongono di materiale compatibile che può finire come riempitivo in cave «da falda» o per i fondi stradali? «Ma di benefici in egual misura potranno godere le imprese del settore - continua Mattinzoli - fino ad oggi costrette a sobbarcarsi costi che variavano tra i 20 e i 25 euro la tonnellata per il trasporto e il successivo trattamento in discarica, quando magari avrebbero potuto disporne per la realizzazione di altre opere, senza essere costrette a acquisti e ulteriori esborsi. Di conseguenza uno sgravio riguarderà i costi delle opere edili in generale, quindi la ripercussione virtuosa si rifletterà sui committenti pubblici e privati».
Soddisfazione è stata espressa dal presidente del Collegio Costruttori di Brescia Giuliano Campana. «Questo utilissimo scavato è sempre stato messo nelle discariche di inerti - spiega - e l’unica presente oggi in provincia è quella di Rezzato, ormai al culmine della sua ricettività e capace di ospitare ancora circa 100mila metri cubi. Al di là di questo i problemi sui lavori piccoli e medi erano notevoli perché senza una normativa precisa ogni Comune dava la sua personale interpretazione sulla gestione e per le aziende edili mancavano certezze e punti di riferimento. Ora questa nuova normativa fa chiarezza, consentendo a ogni diretto interessato di prevedere il futuro utilizzo o ricollocamento della roba scavata già prima di aprire il cantiere. Facile prevederne il riutilizzo nello stesso luogo per gettate o terrapieni, in maniera che non ci sarà bisogno di consumare nuovo territorio scavando altrove».
Se la norma faciliterà le imprese edili, i destinatari cruciali saranno i Comuni che dovranno sovrintendere al corretto funzionamento della nuova procedura. «Il Decreto 152 impone l’obbligo di dichiarare prima del via ai lavori quale sarà la destinazione della terra e delle rocce cavate - precisa Pietro Valvassori, rappresentante dell’Associazione Comuni Bresciani - ma allo stesso modo imporrà la verifica (se il sito di utilizzo non sarà lo stesso da cui la terra viene estratta) della compatibilità dei materiali. Omettere la dichiarazione comporterà sanzioni per mancato rispetto della legge».
In relazione a quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 186 «il materiale da scavo non deve provenire da un siti contaminati. Non possono essere classificati come idonei quanti provengono da ambiti sottoposti a interventi di bonifica». L’Ente pubblico preposto ai controlli è l’Arpa ma una recente novità da la possibilità agli interessati di ricorrere ai laboratori privati.
Per il futuro sono previsti altri tavoli di lavoro. Il capitolo dei «recuperi edili da demolizioni», ad esempio, si potrebbe chiudere già entro il prossimo mese di febbraio, mentre di recente è stato avviato il confronto sulle «scorie di acciaieria», nel Bresciano circa 3 milioni di tonnellate l’anno. All’attenzione dell’Assessorato provinciale all’Ambiente anche il vaglio delle ceneri del termoutilizzatore cittadino, produttore di 160mila tonnellate di scorie l’anno.
Flavio Archetti