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Edizione: 16/12/2008   testata: Giornale di Brescia   sezione:in primo piano

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Il presidente Giuliano Campana (foto in alto) e Francesco Zanframundo, direttore del Collegio costruttori di Brescia. L’organizzazione bresciana è fra quelle di maggior peso in seno all’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili, anche in considerazione del fatto che il mercato provinciale immobiliare è il terzo-quarto a livello nazionale  

 

“SE RIPRESA CI SARÀ PRENDERÀ IL VIA DAI NOSTRI CANTIERI”  

Dal Collegio costruttori accordo con Confidi: 12 milioni per sostenere le imprese. Il presidente Campana: «Attendo risposte dal Governo»

 

BRESCIA

In attesa che il cielo rischiari (e non sole in senso meteorologico) si mette in campo il possibile per resistere alla buriana della quale, ad ora, si ha l’impressione di aver avuto solo un primo assaggio. La buriana, manco a dirlo, è quella economica; la crisi che, pur forse non ancora cominciata, inizia già ad uscir dalle orecchie. Ma attrezzarsi per farvi fronte è un imperativo. A maggior ragione per una organizzazione cui fa capo una bella fetta di economia. E così il consiglio del Collegio Costruttori di Brescia ha deciso di far il possibile per agevolare il ricorso al credito stipulando un accordo con il Confidi Lombardia. «L’accordo - hanno illustrato ieri il presidente Giuliano Campana e il direttore Francesco Zanframundo - permetterà di supportare l’accesso al credito a condizioni competitive da parte delle aziende - e solo per quelle - iscritte al Collegio». L’importo è di quelli apprezzabili: 12 milioni. «Con questa iniziativa - ha sottolineato Campana - abbiamo cercato di dare una risposta alle esigenze delle nostre aziende che operano sul mercato correttamente da anni e si trovano ad affrontare una situazione di eccezionale gravità sotto il profilo economico e finanziario».

 

La ripresa? «Non sarà rapida»

Il tema dei tempi, dunque, continua ad essere quello della crisi. E non potrebbe esser diversamente. L’anno che va a chiudersi non si può dire sia stato del tutto disprezzabile. Nulla di paragonabile agli anni passati, ma, insomma, i primi mesi non erano stati disprezzabili. Le imprese edili iscritte alla Cape, la cassa paritetica di categoria, hanno sfiorato le 5mila unità con quasi 29mila iscritti. Sono numeri che dicono di quanto Brescia conti in edilizia e della tenuta del settore. Poi però è arrivato l’autunno. Ed è stato un mezzo diluvio. Anche se, ad evitare cattive interpretazioni, la forte crescita della cassa integrazione fino a novembre va imputata più al diluvio meteo che a quello metaforico della crisi. Il fatto è, si commenta, che le imprese fin che possono si tengono stretti i propri operai e tecnici. E quindi, a costo di "inventarsi" lavori più o meno "veri", sin qui hanno anestetizzato la crisi. Ma fino a quando si potrà reggere. Campana mostra equilibrio, ma secondo lui la crisi «non sarà breve» e comunque «l’uscita partirà da qui, dai nostri cantieri». Così come la frenata (da noi) o il crollo (in Usa e Spagna) del mercato immobiliare ha segnato l’avvio del patatrac, anche il segnale opposto partirà da qui. Non è presunzione: l’edilizia vale il 20-25% del Pil. Si ricordavano i dati bresciani: i quasi 29mila addetti sono quelli diretti delle imprese edili. E poi ci sono i falegnami, gessisti, idraulici, elettricisti e via elencando: «L’edilizia a Brescia vale oltre 80mila addetti», precisa Campana.

 

«Ma qui serve un aiuto»

La crisi, dunque, non sarà breve. Ed è un po’ inutile nascondersi dietro il dito delle false speranze. Rimettere in moto la macchina dell’economia non sarà facile. I Governi del mondo ci stanno provando. E per Campana dovrebbe far qualcosa di più anche il nostro Governo. «La vicenda del 55% - ha detto il presidente che non ha mai nascosto simpatie per l’attuale coalizione - è stata un’asinata. Vero è che, adesso, pare che ci stia ripensando. Ho avuto garanzie in tal senso da alcuni parlamentari della Cdl. Credo che quanto si è scritto in questi giorni sul fatto che la detrazione per chi fa investimenti finalizzati al risparmio energetico sia corretta. Non sarà più al 55%, dovremo accontentarci di un 40-45%: pazienza, meglio del niente che si era annunciato».

 

Non siamo figli di un dio minore

Ma una spallata all’edilizia può venire solo dal Fisco. Detto quanto si poteva dir (male) del decreto Bersani-Visco, vediamo quel che l’attuale Governo potrebbe fare. «Si deve seriamente pensare - ha scandito Campana - a parificare la tassazione immobiliare con quella finanziaria che, ricordo, oggi hanno una differenza del 30%: il 43% quella immobiliare e il 12,50 quella finanziaria. Perché mai continua ad esserci questa differenza? La crisi potrebbe essere una buona occasione per livellarla. Se uno affitta una casa paga sul canone di affitto quasi la metà che se ne va in tasse, se compra dei Bot meno di un terzo».

Altra sollecitazione al Governo. Anzi: doppia sollecitazione. Detto che la Bresani-Visco non va bene, «resto in attesa che questo Governo la cambi. Mi dicono che, ormai, le previsioni di entrata stavano nel bilancio di previsione 2008. Ma la Finanziaria 2009 l’ha fatta questo Governo». E comunque, al di fuori della querelle passato-presente, il presidente del Collegio invita ad interventi specifici per il mercato immobiliare: «Se vogliamo ridare fiato ai cantieri occorre modificare l’aliquota Iva. Se uno compra e non è prima casa paga il 10% di Iva. Su una casa da 300mila euro sono 30mila. Altri 4mila euro se ne vanno per il rogito e altri 4mila per i costi di un mutuo eventuale. In sintesi: uno deve mettere in conto quasi 40mila euro solo per tasse e spese. È uno sproposito».


«Banche, stateci vicine»

Infine un’ultima considerazione del presidente: quella dei rapporti con le banche «che ci hanno aiutato a crescere e che adesso - questo l’auspicio - non devono abbandonare le imprese serie e strutturate impegnate in progetti seri. Nel corso di alcuni incontri abbiamo avuto questa garanzia. Adesso vedremo se quanto assicurato verrà mantenuto. Ma le banche - hanno concluso Campana e Zanframundo - devono stare vicine anche al mercato immobiliare più in generale: al tempo c’era chi eccedeva e dava fino al 120% del valore dell’acquisto, oggi abbiamo notizie di alcuni dinieghi incomprensibili».

 

Gianni Bonfadini