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Il presidente Giuliano Campana (foto in
alto) e Francesco Zanframundo, direttore del Collegio costruttori di Brescia.
L’organizzazione bresciana è fra quelle di maggior peso in seno all’Ance,
l’Associazione nazionale costruttori edili, anche in considerazione del fatto
che il mercato provinciale immobiliare è il terzo-quarto a livello nazionale
“SE RIPRESA CI SARÀ PRENDERÀ IL VIA DAI NOSTRI CANTIERI”
Dal Collegio costruttori accordo con Confidi: 12 milioni per sostenere le
imprese. Il presidente Campana: «Attendo risposte dal Governo»
BRESCIA
In attesa che il cielo rischiari (e non sole in senso meteorologico) si
mette in campo il possibile per resistere alla buriana della quale, ad ora, si
ha l’impressione di aver avuto solo un primo assaggio. La buriana, manco a
dirlo, è quella economica; la crisi che, pur forse non ancora cominciata,
inizia già ad uscir dalle orecchie. Ma attrezzarsi per farvi fronte è un
imperativo. A maggior ragione per una organizzazione cui fa capo una bella
fetta di economia. E così il consiglio del Collegio Costruttori di Brescia ha
deciso di far il possibile per agevolare il ricorso al credito stipulando un
accordo con il Confidi Lombardia. «L’accordo - hanno illustrato ieri il
presidente Giuliano Campana e il direttore Francesco Zanframundo - permetterà
di supportare l’accesso al credito a condizioni competitive da parte delle
aziende - e solo per quelle - iscritte al Collegio». L’importo è di quelli
apprezzabili: 12 milioni. «Con questa iniziativa - ha sottolineato Campana -
abbiamo cercato di dare una risposta alle esigenze delle nostre aziende che
operano sul mercato correttamente da anni e si trovano ad affrontare una
situazione di eccezionale gravità sotto il profilo economico e finanziario».
La ripresa? «Non sarà
rapida»
Il tema dei tempi, dunque, continua ad essere quello della crisi. E non
potrebbe esser diversamente. L’anno che va a chiudersi non si può dire sia
stato del tutto disprezzabile. Nulla di paragonabile agli anni passati, ma,
insomma, i primi mesi non erano stati disprezzabili. Le imprese edili iscritte
alla Cape, la cassa paritetica di categoria, hanno sfiorato le 5mila unità con
quasi 29mila iscritti. Sono numeri che dicono di quanto Brescia conti in
edilizia e della tenuta del settore. Poi però è arrivato l’autunno. Ed è stato
un mezzo diluvio. Anche se, ad evitare cattive interpretazioni, la forte
crescita della cassa integrazione fino a novembre va imputata più al diluvio
meteo che a quello metaforico della crisi. Il fatto è, si commenta, che le
imprese fin che possono si tengono stretti i propri operai e tecnici. E quindi,
a costo di "inventarsi" lavori più o meno "veri", sin qui
hanno anestetizzato la crisi. Ma fino a quando si potrà reggere. Campana mostra
equilibrio, ma secondo lui la crisi «non sarà breve» e comunque «l’uscita
partirà da qui, dai nostri cantieri». Così come la frenata (da noi) o il crollo
(in Usa e Spagna) del mercato immobiliare ha segnato l’avvio del patatrac,
anche il segnale opposto partirà da qui. Non è presunzione: l’edilizia vale il
20-25% del Pil. Si ricordavano i dati bresciani: i quasi 29mila addetti sono
quelli diretti delle imprese edili. E poi ci sono i falegnami, gessisti,
idraulici, elettricisti e via elencando: «L’edilizia a Brescia vale oltre
80mila addetti», precisa Campana.
«Ma qui serve un aiuto»
La crisi, dunque, non sarà breve. Ed è un po’ inutile nascondersi dietro il
dito delle false speranze. Rimettere in moto la macchina dell’economia non sarà
facile. I Governi del mondo ci stanno provando. E per Campana dovrebbe far
qualcosa di più anche il nostro Governo. «La vicenda del 55% - ha detto il
presidente che non ha mai nascosto simpatie per l’attuale coalizione - è stata
un’asinata. Vero è che, adesso, pare che ci stia ripensando. Ho avuto garanzie
in tal senso da alcuni parlamentari della Cdl. Credo che quanto si è scritto in
questi giorni sul fatto che la detrazione per chi fa investimenti finalizzati
al risparmio energetico sia corretta. Non sarà più al 55%, dovremo
accontentarci di un 40-45%: pazienza, meglio del niente che si era annunciato».
Non siamo figli di un
dio minore
Ma una spallata all’edilizia può venire solo dal Fisco. Detto quanto si
poteva dir (male) del decreto Bersani-Visco, vediamo quel che l’attuale Governo
potrebbe fare. «Si deve seriamente pensare - ha scandito Campana - a parificare
la tassazione immobiliare con quella finanziaria che, ricordo, oggi hanno una
differenza del 30%: il 43% quella immobiliare e il 12,50 quella finanziaria.
Perché mai continua ad esserci questa differenza? La crisi potrebbe essere una
buona occasione per livellarla. Se uno affitta una casa paga sul canone di
affitto quasi la metà che se ne va in tasse, se compra dei Bot meno di un
terzo».
Altra sollecitazione al Governo. Anzi: doppia sollecitazione. Detto che la
Bresani-Visco non va bene, «resto in attesa che questo Governo la cambi. Mi
dicono che, ormai, le previsioni di entrata stavano nel bilancio di previsione
2008. Ma la Finanziaria 2009 l’ha fatta questo Governo». E comunque, al di
fuori della querelle passato-presente, il presidente del Collegio invita ad
interventi specifici per il mercato immobiliare: «Se vogliamo ridare fiato ai
cantieri occorre modificare l’aliquota Iva. Se uno compra e non è prima casa
paga il 10% di Iva. Su una casa da 300mila euro sono 30mila. Altri 4mila euro
se ne vanno per il rogito e altri 4mila per i costi di un mutuo eventuale. In
sintesi: uno deve mettere in conto quasi 40mila euro solo per tasse e spese. È
uno sproposito».
«Banche, stateci vicine»
Infine un’ultima considerazione del presidente: quella dei rapporti con le
banche «che ci hanno aiutato a crescere e che adesso - questo l’auspicio - non
devono abbandonare le imprese serie e strutturate impegnate in progetti seri.
Nel corso di alcuni incontri abbiamo avuto questa garanzia. Adesso vedremo se
quanto assicurato verrà mantenuto. Ma le banche - hanno concluso Campana e
Zanframundo - devono stare vicine anche al mercato immobiliare più in generale:
al tempo c’era chi eccedeva e dava fino al 120% del valore dell’acquisto, oggi
abbiamo notizie di alcuni dinieghi incomprensibili».
Gianni Bonfadini