Bresciaoggi - domenica 24 maggio 2009
L’ASSEMBLEA. Alle assise annuali del Collegio l'intervento del
sottosegretario dribbla le richieste su decreto Bersani-Visco,
Ici e oneri fiscali. Più fiducia dalle banche.
I COSTRUTTORI IN PRESSING, MA
LA POLITICA È EVASIVA
Campana: crisi edilizia
più grave rispetto all'automotive - Giachino: il
Governo ha obiettivi generali, non particolari
Matteo Asti
Meno carte e più spazio alle imprese di qualità. E quello che ha chiesto ieri ai politici il presidente nazionale dell'Ance Paolo Buzzetti durante l'annuale assemblea del Collegio Costruttori di Brescia che si è tenuta in mattinata nel centro congressi della Camera di commercio. Una richiesta che ha replicato quella della sezione bresciana dell'Ance guidata da Giuliano Campana, forte nel far sentire la voce del comparto a livello provinciale e con le proposte di eliminare il decreto Bersani-Visco, l'Ici sull'invenduto e ridurre l'onere fiscale dell'Iva a carico dell'acquirente, e che ha denunciato il grave ritardo infrastrutturale e la lentezza di molti progetti che riguardano il nostro territorio a partire dalla Brebemi.
«L'URGENZA di fare squadra, di raggiungere un'intesa tra gli attori politici ed economici bresciani consentirebbe al sistema Brescia di puntare a obbiettivi ambiziosi e strategici ha detto Campana. La crisi ha purtroppo colpito in termini di occupazione ed è indispensabile prevedere specifici interventi in materia di ammortizzatori sociali per il settore. La tutela dei nostri lavoratori deve essere estesa ad un arco temporale più ampio rispetto all'attuale di soli tre mesi».
Una richiesta a cui, pur se incalzato
con fermezza, ha risposto in modo evasivo il sottosegretario al ministero
delle Infrastrutture Bartolomeo Giachino, ponendo
l'accento sui motivi della mancanza dei fondi e sulla via da intraprendere su
energia, infrastrutture e logistica. Risposte che spostano lo sguardo
all'orizzonte rispetto a richieste stringenti e immediate. «La politica deve
avere uno sguardo generale e deve scegliere i problemi più importanti- ha detto
il sottosegretario - perché bisogna sbloccare il Paese e tornare a crescere
entro i prossimi quattro anni».
Ma per l'Ance nazionale gli obiettivi per risollevare il settore sono molto più precisi: nuove strade, manutenzione degli edifici scolastici, housing sociale e un piano casa che preveda abbattimenti e ricostruzioni. Qualcosa che a livello locale il Comune di Brescia ha messo in atto in base alle parole del sindaco Adriano Paroli che, portando il suo saluto all'assemblea, ha ricordato il progetto dell'abbattimento delle torri di S. Polo, la recente vittoria dei finanziamenti per i contratti di quartiere e il progetto di allungare la metro alla Fiera.
MA LO SPETTRO RESTA la crisi che potrebbe portare con se una perdita per il
Paese che, secondo Campana, dovrebbe spaventare molto di più di quella del
settore automobilistico: due milioni di lavoratori con l'indotto (75 mila solo
nel bresciano) che potrebbero davvero navigare in cattive acque se il Governo
non agisse in tempo a livello fiscale e se le banche non riaprissero in fretta
i portafogli. «La crisi finanziaria ha determinato anche un irrigidimento
della politica creditizia da parte del sistema bancario – ha aggiunto Campana -
ma le banche dovrebbero considerare con maggiore attenzione le operazioni di
investimento proposte dalle nostre imprese e dagli acquirenti. Una chiusura
nei confronti del settore immobiliare vuol dire arrestare uno dei motori vitali
per l'economia del Paese».
Più fiducia, invece, è arrivata dal sistema finanziario. La minore disponibilità degli istituti di credito all'accensione di nuovi mutui, su cui è intervenuto il presidente di Banca Mediolanum Ennio Doris, sembra essere alle spalle. Doris ha portato come esempio la politica del suo istituto, sottolineando come l'investimento immobiliare sia destinato a ritornare molto remunerativo non appena si uscirà dalla crisi e si rialzerà l'inflazione. Cosa che dovrebbe accadere secondo lui molto in fretta visti i ribassi di petrolio e costo del denaro. “La bolla è esplosa a causa di muti ribassati su garanzie insufficienti – ha spiegato Doris -, ma le conseguenze sono arrivate quando il mondo ha visto fallire in diretta i colossi bancari e finanziari e ha smesso di spendere. I clienti di Mediolanum in tutta risposta hanno ricevuto una lettera che gli comunicava l’allungamento del mutuo e la diminuzione della rata e abbiamo raddoppiato in pochi mesi i prestiti e nel primo quadrimestre 2009 abbiamo registrato una crescita netta rispetto all’anno scorso”.