L’AUTORITA’ INIZIA IL LAVORO PER COSTITUIRE LA BANCA DATI NAZIONALE PER GLI APPALTI
PUBBLICI
Partenza
a scaglioni per la banca dati nazionale dei contratti pubblici. La rivoluzione
attesa per il primo gennaio 2013 - niente píù carta,
né rincorsa tra gli uffici per andare a caccia dei documenti necessari per
partecipare alle gare - sarà obbligatoria solo per un 10% delle imprese e delle
amministrazioni coinvolte nel mercato degli appalti pubblici. L’annuncio viene
direttamente dal presidente dell’Autorithy di
vigilanza sui contratti pubblici, Sergio Santoro, a caccia di una strategia per
far sì che un servizio ad alto tasso di semplificazione non si trasformi in una
zeppa capace di mandare in tilt il mercato. In questa chiave, Santoro ha
firmato pure il bando-tipo: un documento fondamentale per rendere meno
arbitrari i comportamenti delle stazioni appaltanti. «È una misura
anti-corruzione e pro-concorrenza – spiega -. Limiterà la prassi dei bandi
scritti ad hoc per favorire qualcuno, escludendo imprese che avrebbero i titoli
per partecipare alla gara». Le stazioni appaltanti che non si atterranno alle
regole, dovranno motivare le scelte e potranno essere “denunciate”
all’Antitrust dall’Autorità.
La
banca dati nazionale dei contratti pubblici è in realtà un vero servizio di
semplificazione per imprese e stazioni appaltanti. Introdotta nel Codice
appalti dal decreto legge 5/2012 sulle semplificazioni, prevede che «dal 1°
gennaio 2013, la documentazione comprovante il possesso dei requisiti di
carattere generale, tecnico-organizzativo ed economico-finanziario per la
partecipazione» alle gare di lavori, servizi e forniture sia acquisita tramite
il servizio informatico istituiti presso l’Autorità. Il servizio «Avcpass» - si chiamerà così - permetterà alle stazioni
appaltanti di verificare il possesso dei requisiti delle imprese - dal certificato
antimafia alla regolarità della posizione fiscale e contributiva, dalla
qualificazione Soa al possesso dei certificati di
qualità – semplicemente collegandosi al sito dell’Autorità. Un lavoro di non
poco conto considerando che intorno agli appalti gravita una galassia di 38
mila amministrazioni che nel 2011 hanno prodotto 1.243.000 procedure di gara.
«Partire
di colpo, tutti insieme, il 1° gennaio 2013 comporterebbe uno strappo
insopportabile per il mercato – sottolinea Santoro -. Per questo restringiamo
l’obbligo di svolgere le gare con l’appoggio del servizio Avcpass
solo al 10% degli operatori, delle stazioni appaltanti e dei contratti che però
rappresenteranno il 75% del valore degli importi». Per gli altri l’Autorità
immagina un percorso di avvicinamento a tappe progressive trimestrali che si
concluderà con l’obbligatorietà per tutti dal 1° gennaio 2014. A gestire il
servizio Avcpass - per un controvalore di 20.7
milioni per tre anni sarà uno degli operatori delle tlc
che hanno risposto alla gara bandita dall’Autorità a luglio e scaduta lo scorso
12 ottobre.
Prima
di partire bisognerà però ottenere il via libera del garante della privacy
sulla metodologia di acquisizione e gestione dei dati forniti dalle imprese.
Poi bisognerà portare a termine le otto convenzioni che serviranno a riempire
di contenuto la banca-dati. Al momento sono state firmate quelle con la Camera
di Commercio (bilanci e composizione dei cda) e con
l’Inps. Sono in corso di definizione le convenzioni con Accredia
(certificazione di qualità), Inarcassa (posizione
contributiva di architetti e ingegneri), Inail (Durc), ministero degli Interni (certificato antimafia),
ministero della Giustizia (casellario giudiziario) e Agenzia delle Entrate
(regolarità fiscale). Su questo punto l’Autorità invita alla collaborazione. «È
un compito molto difficile far dialogare i diversi sistemi - dice Santoro - ma
immaginate che tipo di servizio potremmo offrire sostituendoci a tutti gli
adempimenti che prima rimanevano in capo agli operatori privati. Una
rivoluzione, che andrebbe estesa ad altri campi: penso al fisco».
Gelidi
i commenti sull’obbligo di sottoscrivere una convenzione con l’Economia
prevista dal Ddl stabilità. «Vediamo cosa succederà
in Parlamento – è la risposta -. La banca dati è un “autobus normativo” di tale
complessità per cui il conducente non può che essere unico».