LE AZIONI E LE
PROPOSTE DELL’ANCE AMPIAMENTE RIPRESE DAL SOLE 24ORE DI OGGI
A seguito dell’ennesimo incontro con i possibili futuri premier,
in questa occasione si è trattato di Monti, la stampa ha dato ampio risalto
alla situazione del settore e agli interventi dell’Associazione Nazionale dei
Costruttori Edili, l’ANCE.
Si tratta di articoli di prima, seconda e terza pagina del
giornale odierno, che forniscono correttamente il quadro della situazione del
settore, delle diverse proposte politiche sul tappeto e dell’individuazione
delle problematiche di fondo del settore. L’occasione viene da una delle
diverse attività dell’Ance svolte in un quadro organico di interventi continui,
in un’ottica propositiva volta non solo alla denuncia ma anche a proposte
organiche, serie e attuabili.
Considerando la cura e professionalità con cui sono stati redatti
si ritiene opportuno una loro divulgazione.
Le proposte dei partiti su infrastrutture –
territorio e città – casa e immobili
Battuta d’arresto per i casa-bond
Investimenti pubblici crollati all’1,8% del Pil: ora
incentivi ai privati
Il Sole-24 Ore - 21-02-2013 - Pag. 2
«PROMESSE» SUI PAGAMENTI PA SU OPERE E CASA MANCA LA SVOLTA
MONTI ALL'ANCE: PROROGA AL 2015 DEL BONUS RISTRUTTURAZIONI
Massimo Frontera
ROMA
L'ultima promessa, in ordine di tempo, è arrivata ieri dal premier Mario
Monti: proroga al 2015 per i crediti d'imposta del 50% alle ristrutturazioni in
casa e del 55% per il risparmio energetico e pagamento di 30 miliardi dei
crediti che le imprese vantano con la pubblica amministrazione.
L'edilizia e le costruzioni cominciano a fare breccia nei programmi
elettorali delle coalizioni candidate alle prossime elezioni del 24 e 25
febbraio, anche se sono lontani i tempi in cui le infrastrutture erano in cima alle
priorità della politica.
Oggi le imprese devono pensare a sopravvivere, e quello che toglie il sonno
sono i 19 miliardi di mancati pagamenti della Pa per lavori eseguiti. Sono
finora tre i leader politici che si sono sbilanciati sul rientro di questo
credito-monstre accumulato dalle imprese.
Lo ha promesso il leader del Pdl Silvio Berlusconi (attraverso somme – che
verrebbero anticipate dalla Cassa depositi e prestiti – derivanti da una forma
di regolarizzazione dei capitali italiani in Svizzera). Lo ha promesso il
leader del Pd Pierluigi Bersani (attraverso un piano quinquennale da 50
miliardi con emissione di titoli obbligazionari dedicati).
E lo ha promesso da ultimo, anche il leader di Scelta Civica Mario Monti,
ieri nella sede dei costruttori dell'Ance, parlando della possibilità di
«ridurre in tempi rapidi di 30 miliardi gli arretrati».
L'attuale premier ha poi toccato altri temi sensibili per le orecchie dei
costruttori, aprendo appunto all'estensione del bonus fiscale del 50% sulle
ristrutturazioni fino al 2015 abbinato allo sconto del 55% per l'efficienza
energetica. Monti si è poi impegnato a esaminare con i Comuni la possibilità di
eliminare l'Imu sugli immobili invenduti delle imprese (il cosiddetto
"magazzino"). Infine, in tema di infrastrutture, Monti ha poi
anticipato una nuova riunione del Cipe «da 12 miliardi entro la fine del
mandato di governo».
Infrastrutture, fiscalità, ambiente e territorio, incentivi alla
riqualificazione edilizia. Sono tutti temi presenti anche nelle altre coalizioni,
sia pure con segno opposti. Ma - spulciando tra i programmi elettorali - non
emerge un'attenzione particolare al comparto delle costruzioni, né si
percepisce il riconoscimento di un suo ruolo importante nell'economia e per lo
sviluppo del Paese. E si fa fatica a scorgere una moderna politica per la
città, relegata a sfondo alle varie proposte su urbanistica, tecnologie
"verdi" o mobilità.
Se c'è chi assicura un sostegno ai programmi Tav (Monti, Bersani,
Berlusconi) c'è invece chi ha promesso di stroncarli non appena eletto (Grillo,
Ingroia). In alternativa alla Tav, sia il Movimento 5 stelle che Rivoluzione
civile vorrebbero invece potenziare le reti di traffico pendolare.
Il leader del Pd Pierluigi Bersani - che sarà venerdì pomeriggio dai
costruttori dell'Ance - ha già detto di voler puntare su un grande piano di
piccole opere da 7,5 miliardi: interventi diffusi e attuati a livello locale
per ammodernare scuole, mettere in sicurezza il territorio, migliorare la
mobilità.
Più trasversale il tema dello sviluppo della rete nazionale di banda larga,
che mette d'accordo Bersani, Grillo, Ingroia e Monti e Berlusconi.
In tema di fiscalità prevale la questione Imu, che vede fronteggiarsi le
opposte visioni dei rigoristi (Monti in testa, con la recentissima timida
apertura fatta ieri ai costruttori di cui si è detto) e degli abolizionisti,
che sono invece per cancellarla, almeno sulle prime case e sul
"magazzino" delle imprese (Pdl).
Più sfumata la posizione di Fermare il declino, che vorrebbe mantenere l'imposta
ma rimodulando il calcolo dell'aliquota, passando dai valori catastali ai
valori di mercato dell'immobile. Ma l'Imu non esaurisce il tema fisco, su cui
tutte le coalizione hanno fare proposte, ovviamente per una riduzione
principalmente di Irap e Ires.
Trasversale anche il tema della messa in efficienza del patrimonio
immobiliare, sia pubblico che privato, anche se non sempre nei programmi si
rintracciano proposte mirate.
LE PROPOSTE DEI PARTITI SUL LAVORO
PD-SEL-PSI
Abolizione dell'Imu sull'abitazione principale fino alla soglia di 500 euro
di imposta. Imposta equivalente a quella della prima casa per immobili a uso
capannoni, uffici e negozi. Recupero delle entrate sui grandi patrimoni
immobiliari
Sostegno alla Tav e alla rete a banda larga . Piano straordinario triennale
con investimenti di Regioni, Province e Comuni per 7,5 miliardi e con la
partecipazione dei privati per realizzare "piccole opere" di pubblica
utilità (scuole, mobilità, ambiente)
Sostegno alla riqualificazione ambientale ed energetica degli edifici.
Operazioni di bonifica di dieci grandi poli industriali. Rilancio delle energie
rinnovabili con selezionate forme di incentivo e semplificazioni. Riordino del
ciclo industriale dei rifiuti
PDL-LEGA
Abolizione dell'Imu e restituzione di quanto pagato. Piano casa per alloggi
pubblici e privati attraverso incentivi fiscali, premi volumetrici e
semplificazioni. Acquisto a riscatto di case pubbliche. Incentivi al recupero
di immobili e alle smart grid
Completamento della Tav, a partire dalla Torino-Lione, e potenziamento
delle rete esistente. Credito di imposta per lo sviluppo delle infrastrutture
in Project financing. Nuova legge obiettivo per snellire le procedure.
Potenziamento di logistica e trasporto merci
Piano nazionale di riassetto idrogeologico. Piano della mobilità urbana
sostenibile. Messa insicurezza del patrimonio immobiliare. Sviluppo delle smart
cities, coinvolgendo capitali privati. New towns. Completamento della
regionalizzazione dell'Anas
SCELTA CIVICA
Proroga degli incentivi su ristrutturazioni ed efficienza energetica fino
al 2015 per favorire l'edilizia eco-sostenibile. Tassazione dei grandi
patrimoni. Impegno a valutare la rivisitazione dell'Imu sugli immobili
invenduti delle imprese
Più investimenti pubblici in infrastrutture. Rafforzare le reti a banda
larga e le smart cities. Riportare allo Stato le decisioni in materia di
infrastrutture energetiche. Introdurre l'istituto del “dibattito pubblico”
nelle procedure decisionali sulle infrastrutture
Grande piano di gestione integrata delle acque, per tutelare il territorio
sia dal rischio di dissesto idrogeologico che di carenza idrica. Favorire le
intese pubblico-private per investire sul patrimonio culturale. Misure di aiuto
alla Pa nell'utilizzo e nella spesa dei fondi comunitari
MOVIMENTO 5
STELLE
Estensione del protocollo CasaClima (efficienza energetica degli edifici) a
tutta l'Italia. Agevolazioni alle ristrutturazioni energetiche da parte delle
Esco. Incentivi alla microcogenerazione diffusa. Pagamento a consumo
dell'energia termica nei condomini
Blocco immediato della rete ferroviaria Tav in Val di Susa. Sviluppo di
tratte ferroviarie per pendolari. Copertura nazionale di rete per la banda
larga. Potenziamento delle centrali termoelettriche e incentivi alla produzione
di energia con fonti rinnovabili
Stop a nuovi parcheggi per auto nelle città. Sviluppo di piste ciclabili
estese a tutta l'area urbana ed extra urbana. Realizzazione di parcheggi per
biciclette. Riduzione del 10% in cinque anni dei consumi energetici del
patrimonio edilizio degli enti pubblici
RIVOLUZIONE
CIVILE
Adeguare l'Italia alla media europea nel campo delle abitazioni sociali,
sospendere gli sfratti e rifinanziare il fondo per l'affitto. Eliminare l'Imu
sulla prima casa (ed estenderla agli immobili commerciali della Chiesa e delle
fondazioni bancarie)
Investimenti per lo sviluppo della banda larga (gratuita per i fruitori).
Stop alla realizzazione della rete Tav e del Ponte di Messina. Piano delle
piccole opere. Sostegno ai green jobs in tutte le filiere produttive.
Interventi per la mobilità sostenibile
Stop al consumo di suolo. Stop alle deroghe
ai Piani regolatori. Obbligo di pianificazione strategica. Piano
straordinario per il risanamento idrogeologico. Aumento dell'efficienza
energetica del patrimonio pubblico. Tutela e valorizzazione del paesaggio
FARE PER FERMARE
IL DECLINO
Imu confermata, ma calcolata sulla base di valori di mercato e non di
valori catastali. Vendita del patrimonio immobiliare pubblico. Tagli alla spesa
pubblica (per un valore pari a 5 punti del Pil Italia) in vari settori, tra cui
quello definito “abitazioni e assetto territoriale”
Maxi programma di liberalizzazione completamente finalizzata a un'apertura
alla concorrenza solo tra operatori privati - nei settori, tra gli altri, delle
ferrovie, del trasporto pubblico locale, dell'energia elettrica e del gas, dei
porti e degli aeroporti
Definizione degli oneri di urbanizzazione in misura pari ai reali costi
delle opere di urbanizzazione necessarie. Destinazione degli oneri di
urbanizzazione alle opere necessarie a garantire la qualità della vita delle
aree di nuova urbanizzazione
Il Sole-24 Ore - 21-02-2013 - Pag. 2
BATTUTA D'ARRESTO PER I CASA-BOND
INCENTIVI AI MUTUI. FRENATA AL TAVOLO TRA MISE, CDP, ANCE E ABI: SE NE
PARLERÀ DOPO LE ELEZIONI
Si allontanano i cosiddetti "casa-bond", le misure per favorire
l'accesso al credito delle famiglie nell'acquisto della casa. Nell'ultima
riunione di martedì del tavolo tra ministero dello Sviluppo, Cassa depositi e
prestiti, Ance e Abi si è registrata una frenata sulla volontà di chiudere il
lavoro fatto finora, sollecitato dai costruttori e stimolato dal ministro dello
Sviluppo, Corrado Passera.
Le elezioni sono ormai alle porte e sembra prevalere la linea di chi vuole
attendere l'esito delle consultazioni e la formazione del nuovo governo prima
di dare il via a un strumento che mette sul piatto, come è nelle previsioni,
una dote iniziale di almeno dieci miliardi euro. Secondo indiscrezioni sarebbe
l'Associazione dei bancari a premere improvvisamente sul piede del freno. Certo
è che la conclusione imminente del tavolo, annunciata dieci giorni fa, slitta.
Alla base del progetto c'è una forma di garanzia nei confronti delle banche
dei mutui casa per le famiglie, tramite l'emissione di covered bond destinati a
investitori istituzionali con capofila la Cassa depositi e prestiti. Come
plafond iniziale è stata appunto indicata la cifra di dieci miliardi di euro di
raccolta a medio-lungo termine (da 15-20 anni).
La garanzia aggiuntiva sui bond - caratteristica che rende questi strumenti
previsti dalla legge 130/1999 più sicuri e ne contiene i rendimenti - sarebbe
fornita dal trasferimento delle stesse garanzie ottenute dalla banca sul
patrimonio immobiliare mutuato. Nell'ipotesi alla base del lavoro sarebbe
sancito anche un forte vincolo negli impieghi perché le risorse andrebbero
destinate a mutui per abitazioni con standard edilizi ed energetici elevati.
La soluzione elaborata rappresenta anche un espediente
"artigianale" per così dire a una grave falla sistemica nel sistema
del credito, cioè il fatto che a fronte della difficoltà di raccolta a breve e
lungo termine, gli istituti di credito hanno conseguentemente chiuso i
rubinetti sui mutui a lungo termine, sia chiesti dalle famiglie, sia anche
dalle imprese per investimenti.
L'accordo a quattro (Ance, Abi, Cdp, Mise) ha l'obiettivo di intervenire a
sostegno delle famiglie per dare sfogo alla domanda strozzata di prime case. I
costruttori scommettevano sulla chiusura a breve del tavolo, dopo l'assenso
pieno di Cdp al progetto, e contando anche sul fatto che la misura non avrebbe
richiesto alcun intervento legislativo. Era anche stato abbozzato il primo bond
multibanca con sottoscrizione di Cdp e altri investitori istituzionali. Le
elezioni sembrano aver congelato, per ora, il progetto.
M.Fr.
Il Sole-24 Ore - 21-02-2013 - Pag. 3
CANTIERI FERMI. LA BUROCRAZIA BLOCCA L'80% DELLE OPERE
I PIANI INFRASTRUTTURALI NON VANNO OLTRE IL 20-30% - ANCE: 39 MILIARDI
DISPONIBILI E NON SPESI: LE CAUSE DEL BLOCCO
Progettazioni carenti, fondi incerti, norme complesse, inerzie a livello
locale, competenze poco chiare fra vari gradi di governo
Giorgio Santilli
ROMA.
Il piano contro il dissesto idrogeologico ha fondi per 750 milioni,
riconfermati nel gennaio 2012, ma arriverà al prossimo giugno solo al 16%
dell'attuazione per un groviglio di procedure regionali e locali che frenano
anche gli interventi più urgenti. Il programma per i depuratori, per cui
abbiamo una sventagliata di procedure di infrazione dalla Ue, vale 1.819
milioni ma quest'anno non andrà oltre il 33-35%, nonostante gli interventi
siano programmati da anni. Per le scuole è in programma da tre anni un fondo
dell'ordine dei due miliardi ma i finanziamenti restano fermi e nessuno li
spende: per il primo stralcio di 358 milioni, lanciato nel 2010, sono stati
erogati finora 27 milioni. Meno dell'8%.
Inutile parlare delle grandi opere: a undici anni dall'approvazione della
legge obiettivo, le opere completate sono il 10%, come testimonia lo studio
recente della Camera dei deputati e dell'Autorità di vigilanza sui contratti
pubblici. Undici anni di un percorso di guerra che è passato per bocciature
degli enti territoriali, cambiamenti progettuali, opposizione delle popolazioni
locali, guerre fra ministeri, valutazioni di impatto ambientale negative. Ma
quello che vale per le grandi opere vale anche per quelle piccole. Con rare
eccezioni, da qualunque parte lo si giri, tutti i programmi infrastrutturali
soffrono di una lentezza estrema che ha portato ieri l'Ance a denunciare piani
bloccati per 39 miliardi.
Anche quando ci sono le risorse finanziare, le opere non vanno avanti. I
programmi non vanno praticamente mai oltre il 20-30% di quanto pianificato e
spesso anche finanziato. A tenere incagliato l'80% di progetti e risorse sono
procedure complesse, una progettazione che resta carente, un groviglio di
vincoli e autorizzazioni che non hanno avuto benefici palesi dalle pure molte
innovazioni in termini di conferenza di servizi. Anche le riforme incidono su
un pezzetto dell'infinito percorso che dovrebbe portare l'opera
infrastrutturale dal concepimento al traguardo. Il Governo Monti ha preso di
mira uno degli ostacoli più scandalosi presenti fino a un anno fa: le delibere
del Cipe, cioè dell'organo che dovrebbe garantire la certezza della
pianificazione degli investimenti, arrivavano in Gazzetta ufficiale anche dopo
300 giorni per le opposizioni del ministero dell'Economia e i tempi lunghi
della Corte dei conti. Monti e Fabrizio Barca, il ministro per la Coesione territoriale
che è segretario del Cipe, sono riusciti a ridurre questi tempi a 30-60 giorni.
Un successo, il superamento di un paradosso fatto anche di furbizie, ma è solo
il primo passaggio per aprire la cassa. Lo stesso Barca, con verifiche dirette
sui cantieri avviati dei fondi Cipe, del vecchio Fas e dei fondi europei, ha
controllato sul campo la lentezza con cui questi programmi procedono. A
proposito dei fondi Ue, la recente accelerazione, avvenuta anche per i
meccanismi contabili della riduzione del cofinanziamento nazionale, nel 2013
sarà alla prova dei fatti: 31 miliardi da spendere entro ottobre 2015 non
lasciano più tempo per alibi e riprogrammazioni. Ora si deve marciare spediti o
i fondi andranno persi.
La prossima legislatura non potrà che partire da qui, se vorrà rilanciare
le infrastrutture. Ma i partiti non indicano impegni precisi per disboscare la
burocrazia e accelerare le procedure, non indicano precise priorità nei
programmi, non dicono dove andare a prendere le risorse. Totalmente ignorato il
tema degli incentivi ai privati che vogliano finanziare piccole e grandi opere.
DEBITI PA
La prima mossa per riaccendere il motore dell'edilizia passa dalla
definizione di un piano effettivo di pagamento di tutti i debiti pregressi
della Pa nei confronti delle imprese per i lavori già eseguiti
ACCESSO ALLA
CASA
Oltre all'emissione di bond a lunga a scadenza da parte delle banche per
finanziare i mutui delle famiglie, l'Ance chiede un piano pluriennale di
edilizia sociale sostenibile e l'esenzione Imu sugli immobili invenduti dalle
imprese edili
MESSA IN
SICUREZZA
Serve un piano prioritario per la messa in sicurezza del territorio e delle
scuole. Ma anche la revisione delle regole del patto di stabilità e l'immediata
attuazione dei programmi infrastrutturali già finanziati
PIANO CITTÀ
Il rilancio delle città passa sia da un intervento di riqualificazione
basato sul riordino degli incentivi e della normativa fiscale, sia dalla nomina
di un «ministro per la città» per superare le decisioni frammentate
Il Sole-24 Ore - 21-02-2013 - Pag. 3
ORA INCENTIVI AI LAVORI «PRIVATI»
Giorgio Santilli
Nel 1981, in piena era di centralità del debito pubblico nella politica
economica, gli investimenti fissi della pubblica amministrazione
rappresentavano il 3,5% del Pil.
Nel 2013, con 28,3 miliardi di spesa, l'apporto di quel motore pubblico
all'economia italiana è dimezzato: 1,8%.
Una discesa (e marginalizzazione) durata trenta anni, con due soli momenti
di inversione della tendenza di brevissimo periodo.
Nel 2003, subito dopo il lancio della «legge obiettivo» del Governo
Berlusconi, quando il rapporto risalì al 2,5% (era 1,7% nel 2002), e nel 2009,
sempre dopo l'arrivo di Berlusconi al Governo, quando si passò da 2,2% a 2,5%.
Fuochi di fiamma che neanche quei due governi di centro-destra, che avevano
fatto delle infrastrutture un punto-chiave del programma di governo, riuscirono
a tenere.
E lo smottamento di lungo periodo continuerà, nonostante anche l'attuale
premier Mario Monti, ora entrato in politica, proclami la necessità di
rilanciare gli investimenti pubblici nei prossimi anni (sia pure dopo un'intesa
a livello europeo che sottragga la spesa in conto capitale dai vincoli del
patto di stabilità): la nota di aggiornamento al Def approvata dal suo Governo
lo scorso settembre prevedeva per il 2014 e 2015 un'ulteriore riduzione
all'1,7% di questa percentuale.
D'altra parte, il Def del suo predecessore - Giulio Tremonti all'Economia -
fu ancora più drastico nel prevedere il brusco calo dal 2 all'1,7%, avendo egli
largamente teorizzato la necessità di aprire l'era delle «infrastrutture
finanziate da privati».
A corollario di questa fotografia occorre solo aggiungere che, mentre la
spesa pubblica in conto capitale complessiva è scesa del 18,6% in termini
correnti dal 2005 al 2011, a sintetizzare il contributo dato dagli investimenti
al risanamento di bilancio, la spesa corrente è cresciuta nello stesso periodo
del 18,2%.
Nei nove anni dal 2005 al 2013 la spesa per opere pubbliche ha avuto per
otto volte un segno negativo (quasi sempre fra -5,5% e -9,7%) e una sola volta,
nel 2007, un +0,4% (dati Cresme).
Si parla poco in questa campagna elettorale di opere pubbliche, forse anche
perché questo scenario di vincoli e difficoltà di finanziamento è largamente
condiviso da tutte le forze politiche e nessuno può fare in questo campo le
grandi promesse che circolano magari in materia fiscale.
Il più propenso a promettere su questo versante, Silvio Berlusconi, deve
fare, d'altra parte, attenzione ad assumere nuovi impegni visto che i recenti
rapporti della Camera dei deputati e dell'Autorità di vigilanza certificano
che, a oltre dodici anni dall'approvazione della legge obiettivo, le opere
completate sono soltanto il 10% del faraonico programma adottato nel dicembre
2001.
La consapevolezza diffusa impedisce fughe in avanti a chiunque e questo
forse è un bene.
Restano, al prossimo Governo, da affrontare una serie di questioni per cui
passa non solo il rilancio di una politica infrastrutturale di lungo periodo,
ma la stessa sopravvivenza di un settore economico.
Oltre a una seria spending review che sappia tagliare di più la spesa
corrente e recuperare risorse per gli investimenti, è necessario completare il
traghettamento dall'era del debito pubblico a quella del finanziamento privato
di infrastrutture.
Aveva cominciato Giulio Tremonti a porre il tema, con la cosiddetta legge «Tremonti
infrastrutture», ma poi lui e la sua squadra all'Economia avevano ridotto
quelle misure di incentivo fiscale al lumicino, limitandole a un gruppo
ristretto di grandi opere filtrate dal Cipe e solo come scambio rispetto a
contributi pubblici in conto capitale già assegnati.
Alla fine, la manovra è stata letta come operazione di finanza pubblica che
faceva rientrare nelle casse dello Stato contributi già concessi.
Il Governo Monti - il ministro alle Infrastrutture Passera e il
viceministro Ciaccia in particolare - hanno ripreso quella strada tentando di
dargli una sistemazione organica.
Hanno riproposto la defiscalizzazione Ires, Irap e Iva per le opere
cofinanziate da privati, eliminando alcuni dei vincoli posti da Tremonti, hanno
lanciato il project bond, hanno istituito un nuovo credito di imposta.
Tentativo nobile, ma sostanzialmente fallito, perché tutti questi strumenti
fiscali e finanziari sono stati limitati - anche con l'ultima approvazione
delle linee guida sulla defiscalizzazione da parte del Cipe lunedì scorso -
alle grandi opere.
Il paradosso è visibile con il credito di imposta, limitato alle sole opere
di importo superiore a 500 milioni di euro: quasi una norma ad hoc.
Il prossimo Governo dovrà riprendere questo capitolo - se avrà un ministro
dell'Economia più sensibile ai temi dello sviluppo - potenziando i benefici
fiscali e allargandoli alle opere medio-piccole diffuse sul territorio.
Terza priorità da portare a termine - per accrescere quantità e qualità
della spesa pubblica - è quella avviata da Fabrizio Barca sui fondi Ue.
La riprogrammazione delle priorità infrastrutturali è stata impostata e il
ministro ha già avviato il lavoro per il nuovo quadro di programmazione
2014-2020.
Non va tradito lo spirito di quel lavoro eccellente e soprattutto è
necessario ora portare su questi nuovi standard - anche tramite sanzioni e
incentivi - tutte le amministrazioni regionali e locali, le parti sociali, le
imprese.
In palio ci sono ancora da spendere, con ritmi più rapidi di quelli passati,
31 miliardi della programmazione 2007-2013 e i 59 miliardi per il 2014-2020.